A 36 ore dall'inizio del rogo, Salvatore Gabriele interviene sui motivi che avrebbero potuto portare i piromani ad appiccare le fiamme sabato dopo il tramonto. In un momento e un punto ideale per rendere difficoltosi i soccorsi. Sull'episodio indaga la Procura di Marsala. Guarda le foto
Pantelleria, la montagna sta continuando a bruciare Sindaco: «Azione di chi non vuole parco nazionale»
La ferita che si è aperta sull’isola di Pantelleria tre giorni fa continua a bruciare. «Fino a ieri notte il vento stava spingendo l’incendio verso sud, in direzione del mare, ma da qualche ora un focolaio è ripartito nel Monte Gibele». A parlare è il sindaco Salvatore Gabriele, che già ieri aveva definito criminale l’atto vandalico. E a distanza di 36 ore dall’accaduto, non sembrano esserci più dubbi sul fatto che si sia trattato di un incendio doloso.
La propagazione delle fiamme rende per il momento impossibile una conta dei danni definitiva, che tuttavia sono già gravissimi. Il vulcano spento è caratterizzato da una fiorente vegetazione che ricopre il territorio con una distesa verdeggiante, centinaia di ettari di terreno rinomati anche per la coltivazione delle viti da cui si producono i vini liquorosi che hanno reso famosa l’isola. Che adesso sono bruciati, mettendo in ginocchio l’economia locale. A tali danni si aggiunge il danneggiamento delle infrastrutture e la compromissione della rete di contenimento che ha reso alcune strade a rischio frana.
Mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto, come detto sembra già possibile confermare la matrice dolosa del rogo. Il punto di partenza dell’incendio, infatti, è stato localizzato nel cuore dei boschi, un’area naturale dove le fiamme si sono estese rapidamente e hanno causato enormi danni a una delle aree verdi più belle del Mediterraneo. «Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un incendio doloso – afferma Gabriele a MeridioNews -. Dell’inchiesta si occuperà la Procura della repubblica di Marsala, ma si tratta di un attacco mirato e programmato». Un riferimento poi al fatto che il responsabile ha agito con razionalità criminale. «È significativa la scelta del luogo che è difficile da raggiungere per i soccorsi».
L’azione non avrebbe nulla a che vedere con i possibili interessi a creare situazioni d’emergenza per favorire – come spesso accaduto altrove, specialmente nella stagione estiva – l’intervento dei canadair. Proprio i velivoli specializzati nello spegnimento degli incendi sono stati ostacolati dal momento in cui le fiamme sono divampate: il tramonto. Con il calare della sera, infatti, per i canadair è difficoltoso operare in maniera efficiente.
Una possibile ipotesi investigativa, invece, rimanda a vicende interne alle scelte dell’amministrazione comunale e all’impegno per l’istituzione di un parco nazionale. È lo stesso Gabriele a fare riferimento alla disputa, che al momento è al vaglio della Regione. «Anche la popolazione è d’accordo – sottolinea -. Capisce che è una grande occasione di sviluppo e di rilancio. Questo coinvolgimento ha fatto nascere comitati spontanei a sostegno del progetto». Ma anche nervosismo. «Probabilmente la presenza di un altro ente che gestisce le risorse del territorio e ne controlla la destinazione ha suscitato fastidi e preoccupazioni», aggiunge. La volontà è però quella di andare avanti. «Siamo pronti a rispondere con denunce aperte e precise. Non ci fermeremo», conclude il sindaco.