Gaspare Inglese è l'ingegnere che sta controllando i cantieri sui costoni che sovrastano il lago Venere e la cala Gadir. La messa in sicurezza ha attirato le attenzioni della procura. Mentre Arpa dichiara di non essere stata informata della gestione degli inerti
Pantelleria: dopo le polemiche, parla il direttore dei lavori «Sulla dinamite nessuna sorpresa: gli effetti erano previsti»
«C’è una cosa che si chiama leale collaborazione tra le amministrazioni. Se qualcuno avesse detto qualcosa, ci saremmo fermati. Ma bisogna anche andare all’obiettivo, nella vita devono esserci anche persone responsabili». Mentre a Pantelleria il cantiere di cala Gadir resta fermo in seguito allo stop imposto dalla Soprintendenza, a parlare a MeridioNews è il direttore dei lavori Gaspare Inglese. L’appalto che segue è finito nel mirino della procura di Marsala, per una serie di fatti che hanno sollevato dubbi sulla corretta esecuzione degli interventi di messa in sicurezza aggiudicati alle imprese Gheller, Sofia Costruzioni e Fox. In autunno a colpire era stato il video che ritraeva alcuni operai far rotolare grossi massi dal costone che sovrasta il lago di Venere, mentre a metà marzo ha fatto discutere l’uso della dinamite per frantumare i massi sopra le antiche vasche termali di cala Gadir. Un’operazione che, progetto alla mano, si sarebbe dovuta effettuare con un esplosivo meno potente ma che poi è stata autorizzata dal sindaco Vincenzo Campo.
Negli ultimi giorni, l’attenzione si è spostata su altri due temi: l’iter che ha portato al decreto di finanziamento del Commissario per il rischio idrogeologico e la questione riguardante la gestione dei materiali da scavo prodotti nel corso dei lavori. Sul primo punto sono stati l’europarlamentare Ignazio Corrao e il deputato regionale Giampiero Trizzino a chiedere chiarezza. Corrao ha anche annunciato di volere sottoporre la questione a Bruxelles. «La procedura di valutazione dell’incidenza ambientale – dichiara Inglese – è stata svolta all’interno della Conferenza di servizi convocata alla presenza di tutti gli enti chiamati a esprimersi sul progetto». In tal senso Inglese, che si è occupato dello studio di incidenza ambientale, sottolinea che la valutazione non è spettata allo stesso Comune, soggetto proponente del progetto poi adottato e finanziato dalla struttura commissariale guidata da Maurizio Croce: «Non avrebbe potuto farlo. Infatti, sono stati raccolti tutti i pareri». Nel corso dell’iter di approvazione del progetto definitivo – fase che precede il progetto esecutivo – erano stati invitati a partecipare i servizi 1 e 3 dell’assessorato all’Ambiente. Mentre il secondo, deputato a valutare l’incidenza ambientale nei siti posti sotto tutela, rilasciò il proprio nulla osta, il servizio 1, che invece si occupa di Via-Vas, non partecipò né inviò pareri. «Il progetto gli fu recapitato e ciò significa che i funzionari erano stati messi in condizione di chiedere un’eventuale verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale (la Via, ndr). Non avendo segnalato nulla, credo che non sia stato ritenuto necessario quel passaggio», chiosa il direttore dei lavori.
Per quanto concerne invece l’utilizzo della dinamite, oltre che del nonex – un tipo di esplosivo non detonante -, Inglese afferma che tutto è andato come era previsto: «Nessuna sorpresa, ho valutato attentamente gli effetti dell’intervento facendo verifiche tecniche e trovando rassicurazioni anche nell’esperto esplosivista (Danilo Coppe, l’uomo che si è occupato della demolizione del ponte Morandi, ndr) che ha gestito l’operazione – spiega l’ingegnere – Il motivo per cui è stata usata anche la dinamite è legato alla necessità di raggiungere al meglio l’obiettivo che ci si era prefissati, anche in considerazione delle caratteristiche litologiche dei blocchi». Inglese sottolinea che non è stato necessario stilare una perizia di variante al progetto, perché «non c’è stata una variazione né in termini di quantità e qualità; dinamite e nonex sono entrambi esplosivi seppure con caratteristiche diverse».
Il direttore dei lavori parla, infine, del nodo riguardante i materiali prodotti durante le lavorazioni in cantiere. Sull’isola di Pantelleria esiste un solo impianto di riciclaggio degli inerti, ma il titolare a MeridioNews ha detto di non avere ricevuto nulla. «Il motivo è semplice – commenta Inglese – In sede di gara, le imprese hanno proposto di riutilizzare i materiali da scavo per la manutenzione di una stradella secondaria e per la realizzazione di alcune sottomurazioni. Abbiamo agito – aggiunge – secondo quanto previsto dal Dpr 120 del 2017». Una versione diversa era stata fornita a questa testata dall’imprenditore Antonino Barbitta della ditta Fox, che aveva parlato di formulari che provavano la regolarità dei conferimenti. «I formulari esistono quando si producono rifiuti, ma con il riutilizzo delle rocce rifiuti non ce ne sono e, quindi, nemmeno formulari», afferma Inglese.
Quella del riutilizzo delle rocce rientra tra le prescrizioni indicate dal Parco nazionale di Pantelleria nel nulla osta con cui, l’anno scorso, sono state validate le migliorie presentate dalle imprese aggiudicatrici dell’appalto. Nel documento si specifica che il riutilizzo doveva essere la prima scelta, e solo qualora ciò non fosse stato possibile si sarebbe dovuto provvedere al conferimento in un impianto specializzato. A disciplinare la gestione delle rocce, come ricordato da Inglese, è un decreto del presidente della Repubblica del 2017. Il testo normativo prevede che l’utilizzo delle rocce venga comunicato all’Arpa nel caso di cantieri di piccole dimensioni, mentre per i grandi bisogna redigere un piano apposito. Tuttavia, stando a quanto riferito dalla Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ciò non sarebbe avvenuto. «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione», dichiara a MeridioNews il responsabile della sede territoriale di Trapani Lorenzo Gentile. La conferma arriva anche dalla struttura centrale di Arpa. «Non so se dalla stazione appaltante abbiano fatto la comunicazione, ma parliamo davvero di piccole quantità», è il commento sul punto del direttore dei lavori. Che poi si dice fiducioso del fatto che «in estate le vasche termali torneranno fruibili».