Numero due della Regione siciliana, ras delle preferenze, leader politico. Con l’allontanamento forzato di Luca Sammartino il governo regionale non perde soltanto un vicepresidente, perde anche un attore protagonista su più fronti, alcuni dei quali ancora drammaticamente aperti, un vero e proprio punto di riferimento. «Continuerò a servire la mia comunità e il mio territorio svolgendo la mia attività politica e di parlamentare regionale» dice lui, ma il dubbio sorge: potra farlo?
Se è infatti certo il posto lasciato vuoto da Sammartino in giunta, è intanto in corso da ieri il dibattito sul futuro del suo ruolo da deputato. Nell’ordinanza la giudice per le indagini preliminari dispone a suo carico: «La sospensione dai pubblici uffici ricoperti, con interdizione da tutte le attività inerenti, per la durata di un anno». Ma un deputato regionale è un pubblico ufficiale? È la domanda che lascia perplesso più di un giurista, con alterni responsi. Per alcuni la risposta sarebbe no, in virtù della natura elettiva del ruolo. Permettendo a Sammartino di mantenere il suo posto all’Ars, come lui stesso ha dichiarato a caldo.
A meno che non intervenga la sempre poco chiara legge Severino che sospende gli amministratori pubblici in caso di alcune ipotesi di reato. Norma che congela in automatico le posizioni dei politici già con una condanna in primo grado, ma che potrebbe intervenire anche in una fase iniziale come questa a discrezione del commissario dello Stato per la regione Sicilia. Passaggio inutile, secondo altri esperti, per i quali un deputato regionale è certamente un pubblico ufficiale, almeno secondo il codice penale che fa rientrare nella definizione chiunque abbia ruoli lesgislativi – sempre elettivi -, come appunto i componenti dell’Assemblea regionale siciliana. Aprendo quindi a una decadenza di Sammartino già con la sola ordinanza del gip di Catania. In ogni caso, comunque la si legga, pare certo il ricorso del deputato contro la misura cautelare e gente a lui vicina parla di una possibile presentazione già in giornata.
Per quanto riguarda il sostituto in giunta, i poteri sono stati richiamati ad interim da Renato Schifani, vero, ma questa cosa ha mandato in subbuglio l’Assemblea. Maggioranza e opposizione, sul fronte parlamentare, non si fidano del presidente della Regione e della sua scarsissima propensione a frequentare sala d’Ercole. Nel momento storico forse peggiore per l’agricoltura siciliana, con una mozione anti siccità in sospeso e ammantata di una certa urgenza, forse, la nomina di un assessore dovrebbe essere prioritaria. Ma verosimilmente non lo sarà. In un centrodestra litigioso e ricco di vicendevoli colpi bassi tra alleati di coalizione, pensare di avere un nome prima delle Europee è quasi fantascienza. E non convince al momento la linea dell’uno vale uno, che dovrebbe portare Schifani a rimpiazzare Sammartino con un altro esponente leghista (Si era fatto il nome di Salvo Geraci, ma era una boutade). In ogni caso, il fatto che il ricorso di Sammartino venga accolto resta comunque una possibilità.
E a piangere l’uscita di scena temporanea dell’ormai ex vicepresidente, oltre al comparto agricolo, è soprattutto la Lega, che si ritrova senza alfiere in una competizione elettorale, quella delle Europee, che potrebbe essere in grado di ridisegnare tutto lo scacchiere di palazzo dei Normanni in base all’esito della prova di forza sul campo. Una prova di forza a cui Sammartino avrebbe contribuito – e in parte contribuirà ancora – sul fronte leghista, con migliaia di voti, che sarebbero dovuti confluire quanto meno sul partito e sul candidato spinto da Sammartino, quel Raffaele Stancanelli fresco di approdo tra le sponde leghiste proprio per tentare la candidatura al parlamento continentale.
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