Ma che succede al teatro Biondo Stabile di Palermo? Beh, quello che sta succedendo sempre più spesso al cambiare di un’amministrazione comunale: che si tenda a dare alla struttura una governance che possa consistere in una vera e propria bandierina piantata in favore della coalizione che governa la città o che quanto meno così sembri. […]
Teatro Biondo di Palermo, dalle ombre sulla nomina al quasi naufragio della scuola: la missione impossibile del direttore Santoro
Ma che succede al teatro Biondo Stabile di Palermo? Beh, quello che sta succedendo sempre più spesso al cambiare di un’amministrazione comunale: che si tenda a dare alla struttura una governance che possa consistere in una vera e propria bandierina piantata in favore della coalizione che governa la città o che quanto meno così sembri. O, comunque, l’importante è che non restino quelli di prima. Ecco, più o meno si potrebbe riassumere così la vicenda che ha portato alla nomina di Valerio Santoro come direttore artistico del Biondo. Attore classe 1972, è stato scelto dal Consiglio di amministrazione dell’Associazione che gestisce il teatro e – si dice senza troppo mistero – sarebbe supportato da Fratelli d’Italia. «Sono qui per il merito, non per la politica», ha dichiarato in seguito Santoro, che pure ha il suo onorevole curriculum. Ma le ombre, certe volte, si finisce con l’andarsele a cercare.
E così, anziché puntare sulla difesa a spada tratta di una scelta, accade l’ennesimo episodio che ammanta di oscurità la vicenda. La consigliera comunale del Partito democratico Mariangela Di Gangi chiede all’associazione l’accesso agli atti, per potere giudicare con i propri occhi la regolarità di una nomina che a lei appare invece più politica che artistica. Risultato? Un secco «no». E dire che tecnicamente l’associazione non dovrebbe neanche potersi rifiutare di esibire documentazione pubblica, soprattutto – per usare le parole della stessa Di Gangi – «si tratta di un ente che usa finanziamenti pubblici e che rientra nel perimetro del bilancio comunale di Palermo. E in ossequio anche ai diritti riconosciuti al Consiglio comunale dalla legge. Il diniego invece crea qualche imbarazzo, perché fa credere che si voglia nascondere qualcosa».
E questo succedeva a gennaio. Poi scoppia il caso della scuola: la gloriosa scuola del Teatro Biondo, che è stata diretta – tra gli altri – dalla regista, attrice e drammaturga Emma Dante; scuola che finisce in un limbo che la inghiotte, congelandola: niente direttore, niente programma, niente lezioni. Scatta dunque la protesta degli studenti, che nell’istituzione vedono un modo per fare e imparare il teatro a certi livelli senza per forza dovere andare fuori a studiare, pagando rette talvolta altissime, mentre la scuola finora non è stata a pagamento e ha dato tanto spazio a giovani risorse locali. Gratuità che a oggi pare a essere a rischio.
È infatti notizia recente che allo studio del Comune ci potrebbe essere una soluzione remunerativa. Ma a parte ciò, a prendere la direzione in pectore è stato proprio Santoro, anche se con un mesetto di ritardo e tante polemiche, con i ragazzi che hanno fatto sit in: si sono riversati in strada e improvvisato pièce teatrali in giro per la Ztl palermitana. Inizialmente si era anche parlato di un problema di spazi, ma sono una delle poche cose che al Biondo non manca. «Qualora ce ne fosse bisogno – dice sempre Di Gangi – quanto denunciato dagli studenti e dalle studentesse della scuola dei mestieri dello spettacolo conferma i timori che già avevamo: in questo momento la gestione del Biondo appare più attenta ad altre dinamiche e interessi piuttosto che alla crescita della comunità artistica palermitana e al legame con il tessuto culturale e sociale della città. Non ci fermeremo nemmeno su questo aspetto e interrogheremo il sindaco per capire quali azioni intenda intraprendere per sbloccare questa situazione inaccettabile».