Palermo sepolta dai rifiuti: tutto questo succede perché nessuno controlla quello che fanno – e che non fanno – i dipendenti ex Amia, oggi Rap

Per quest’azienda serve una cura da cavallo. Senza una svolta Orlando rischia la faccia

Sull’onda della rabbia per la città sporca e abbandonata, nel maggio del 2012 Leoluca Orlando è stato eletto Sindaco. Davanti alla realtà di una città ancora sporca, anche se non più sola, rischia di dilapidarsi il grande consenso che Orlando ha ricevuto. L’enormità delle risorse umane impiegate e l’esiguità dei risultati conseguiti esigono un veloce cambiamento di rotta.

L’Amia, divenuta Rap, ha bisogno di una cura da cavallo. Le catene di comando dentro la società sono tutte spezzate. Le disposizioni non sono eseguite. I turni non rispettati. Gli orari interpretati a piacimento. Il tasso di rotture per i mezzi meccanici, abnorme. I consumi del carburante senza controllo. Il ricorso a operatori esterni per servizi che si potrebbero organizzare in azienda, continuo e dispendioso.

Domina il caos irresponsabile e nessuno è chiamato a rispondere per i servizi che non svolge. Ricordare che altre città con risorse umane inferiori, per uomini e mezzi, assicurano decoro e pulizia alle loro comunità non serve. Forse il guanto di velluto finora usato verso questa azienda non è l’approccio giusto. Se si misurassero le conseguenze sul piano dei mancati arrivi turistici derivanti dalla sporcizia dilagante, avremmo cifre spaventose sottratte a una città esangue che potrebbe trovare nello sviluppo dell’industria dell’accoglienza una risposta alla crisi occupazionale che la sta corrodendo.

Durante gli anni dei primi mandati, Orlando lottò contro le incrostazioni mafiose nella ‘macchina’ comunale e le connivenze in tutti i vertici politici, imprenditoriali e professionali. Molta acqua è passata sotto i ponti e l’antimafia, venti anni fa osteggiata, è divenuta moda e pratica corrente.

Ma se la mafia come aggregato criminale che organizza il racket, controlla gli appalti e commercia in droghe è stata arginata, e in alcuni casi battuta, poco è stato fatto, complice il disastroso decennio di Diego Cammarata, per aumentare la produttività dei servizi comunali erogati. Mentre nelle aule dei Tribunali, con sempre maggior frequenza, risuonano gli atti di accusa di chi è taglieggiato, sulle nostre strade nulla del nuovo clima di liberazione e cambiamento emerge ancora.

Lo scorso anno il colpevole e terroristico intervento umano ha provocato il lungo incendio della discarica di Bellolampo, rendendo Palermo un inferno velenoso. Con cadenza bimestrale la città piomba nell’emergenza rifiuti.

Oggi la nuova sfida del Sindaco è, come ama lui stesso dire, rendere questa città normale. Non sarà facile. Ma se alcune migliaia di maestranze pensano di continuare come si è fatto in questi anni, prendendo il massimo e restituendo il minimo, centinaia di migliaia di cittadini sono pronti a sostenere e appoggiare una profonda e rapida svolta.

 


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