Palermo, in aumento la raccolta differenziata Ma numeri ancora lontani da standard europei

«Le norme sono chiare: bisogna conferire sempre meno rifiuti in discarica e riciclare il più possibile. Sta ai Comuni trovare la via giusta per rispettarle». A spiegarlo è Pasquale Nania, che ha curato il dossier sulla gestione dei rifiuti urbani in Sicilia. Una gestione che negli anni è stata uno dei più grandi talloni d’Achille delle amministrazioni. In questo Palermo non ha fatto eccezione, con i mille problemi che hanno afflitto – e in parte ancora affliggono – la discarica di Bellolampo. Un impianto che ha inghiottito fondi regionali e comunali emergenza dopo emergenza e che non di rado è stato al centro di vicende giudiziarie

La situazione a Palermo, seppure ancora piuttosto allarmante, secondo i dati raccolti da Legambiente pare essere in netto miglioramento. Nella speciale classifica della produzione di rifiuti pro capite, stilata per il periodo 2010-2014, tra i comuni con popolazione superiore ai 200mila abitanti, il capoluogo di Regione si trova al dodicesimo posto. Un piazzamento che acquista più valore se si pensa che nel 2010 Palermo si trovava all’ottavo posto, scalando dunque quattro posizioni in quattro anni e mettendosi alle spalle città come Bologna, Genova, Verona e Napoli. Restano ancora tante, tuttavia le criticità. E ancora una volta il nodo si chiama differenziata. La Sicilia è la regione italiana dove funziona meno. E se da un lato programmi come Palermo differenzia e Palermo differenzia II, hanno portato – o stanno portando – a un sensibile miglioramento del dato cittadino, grazie alla raccolta porta a porta, dall’altro restano ancora tante e popolose le aree in cui la differenziata è ancora solo un miraggio. Palermo resta infatti, tra i comuni italiani di grandi dimensioni, al terzultimo posto sul dato relativo al 2014. Peggio hanno fatto solo Catania e Messina. E non va certo meglio nel dato che include tutta la provincia dove sono solo due gli Ato virtuosi su sei: Palermo5 Ecologia e Ambiente (24,7 per cento) e Palermo6 Alte Madonie (16,7 per cento). 

Pochi anche gli impianti per il trattamento dei rifiuti indifferenziati, con un solo impianto di compostaggio, quello di Castelbuono, e con il Tmb, l’impianto di trattamento meccanico biologico di Bellolampo messo in moto a inizio 2016 e solo dopo innumerevoli difficoltà. Proprio Bellolampo è stata negli ultimi anni – e resta ancora oggi – il nodo principale della questione rifiuti nel Palermitano, dove meno rilevanti sono i problemi della discarica di Castellana Sicula, che serve comunque meno comuni, quasi tutti impegnati in programmi efficaci di differenziata. E a pesare sulla gestione dei rifiuti è anche il susseguirsi di emergenze che hanno visto protagonisti i dipendenti delle varie partecipate o degli stessi Ato, i cui conti, spesso, tornano con difficoltà. Elementi, questi, che cozzano con le nuove e stringenti normative europee, che di contro impongono rigore e massima allerta e perizia in tutto il ciclo dei rifiuti: dalla raccolta al conferimento al trattamento. Problemi che le amministrazioni locali sono chiamate a dovere affrontare per non incorrere in pesanti sanzioni, oltre che in nuove e insostenibili emergenze. 


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