Un amore durato poco più di 16 anni. Quello tra Maurizio Zamparini e Palermo (non solo il Palermo) è stato un rapporto controverso soprattutto in seguito alle ultime vicende e ai risultati deludenti degli ultimi anni. Il club di viale del Fante, però, volta pagina dopo aver annunciato la cessione della società per la cifra simbolica di dieci euro. Nella prossima settimana la nuova proprietà verrà presentata e tuttora c’è grande mistero e grande curiosità per capire quali saranno i soggetti che succederanno a Zamparini. La società fu acquisita dall’imprenditore friulano, ex proprietario del Venezia, nell’ormai lontano luglio del 2002, quando rilevò il club da Franco Sensi. Da lì cominciò un travaso di calciatori che portò in Sicilia elementi del calibro di Maniero, Di Napoli con un calciomercato di spessore: in rosa arrivarono anche Zauli e Mutarelli. A cominciare la stagione in panchina fu Glerean, rimpiazzato da Baldini che fu poi sostituito da Guidolin. E i rosa sfiorarono subito la promozione, sfumata solo all’ultima giornata contro il Lecce. Ma da lì in poi fu tutta una grandissima escalation di traguardi raggiunti. E già, quando si pensa a Zamparini una delle cose che vengono subito in mente è proprio il suo essere mangiallenatori: 41 i cambi in panchina in tutti questi anni, per motivi più o meno condivisibili.
Sedici lunghe stagioni che lasciano un’eredità pesante a tifosi e semplici appassionati. Comunque la si pensi sull’imprenditore friulano, ha avuto il merito di portare il Palermo nella geografia del calcio che conta. Dalla serie B ha raggiunto la massima serie al secondo tentativo, per poi portare la squadra in Coppa Uefa (qualificazione ottenuta in cinque occasioni) dove è arrivata fino agli ottavi di finale, eliminata dallo Schalke 04. E chi può dimenticare le vittorie a San Siro contro il Milan o quelle con la Juventus, con i rosanero che tuttora sono gli unici al mondo ad avere espugnato per tre anni di seguito la tana dei bianconeri. O la finale di Coppa Italia nel 2011 contro l’Inter, quando un esodo di oltre 40mila tifosi colorò di rosa Roma e più di mezzo stadio Olimpico…
E poi ancora la Champions League sfiorata in ben tre occasioni: già al primo anno di A quando i rosa pagarono un finale di campionato in calando, per poi andarci vicini nell’anno in cui arrivarono le sentenze di Calciopoli e, soprattutto, nel 2009/10, al termine di una bella lotta con la Sampdoria, fallendo la qualificazione per soli due punti. Anche in Europa tanti traguardi storici: il cammino del Palermo si fermò agli ottavi di finale contro lo Schalke 04 che però i rosa sconfissero al Barbera. I siciliani, però, collezionarono tanti souvenir da conservare, come le quattro reti in trasferta a Cipro, la vittoria a Londra contro il West Ham o quella in Germania contro l’Eintracht Francoforte.
E poi ancora, campioni del calibro di Toni, Dybala, Cavani, Pastore, Sirigu, Kjaer, Glik, Ilicic, Vazquez, Miccoli e tanti altri a vestire la maglia rosanero e a illuminare i pomeriggi del Barbera e di tutti quegli stadi in Italia dove il Palermo mostrava un buon calcio. Molti di questi (chi è ancora in attività) adesso indossano maglie di squadre prestigiose e giocano stabilmente in Champions League e vestono costantemente la maglia delle proprie Nazionali. Senza scordare i quattro rosanero che nel 2006 si laurearono campioni del Mondo con la Nazionale di Lippi in Germania (Toni era già passato alla Fiorentina nella stagione precedente), ovvero Barzagli, Zaccardo, Barone e Grosso – che poi fu subito ceduto all’Inter –, un record che difficilmente per questi colori sarà eguagliabile. E quel magico 2006 si chiuse con il Palermo di Guidolin che, lanciato dalla classe e dai gol di Amauri, lottava per lo scudetto. Prima che il brasiliano si infortunasse e i rosa calassero nella seconda parte della stagione.
Negli ultimi anni, però, il rapporto con i tifosi è diventato più sofferto. I deludenti risultati e la mancanza di investimenti in sede di calciomercato hanno fatto incrinare un amore che sembrava destinato a non poter scemare mai. La retrocessione del 2013 ha fatto il resto e tutto quanto è stato completato anche dai guai giudiziari che hanno perseguitato il patron friulano negli ultimi tempi. Lui si è difeso a più riprese spiegando di non essere un delinquente, ma i tifosi ormai non gli perdonano più nulla. Ed è per questo che, forse, la cessione del club arriva nel momento più giusto, con la squadra prima in classifica e in piena lotta per tornare in serie A. Una vendita silenziosa – non si conoscono ancora nel dettaglio gli acquirenti – che però fa rumore: Palermo perde l’uomo che, più di tutti, ha saputo portarla in alto a livello calcistico. Con la rinnovata speranza che il passato diventi soltanto un ottimistico prologo di quello che potrebbe essere un futuro ancora più luminoso.
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