Dal 6 giugno un gruppo di street artist emiliani gira la Sicilia in bici e realizza murales sul tema dell'emigrazione. «Abbiamo scelto questa terra perché è l'esempio di un fenomeno così rilevante», dicono. Sul pilone che ha fatto crollare l'autostrada hanno disegnato sant'Agata e santa Rosalia che guardano l'una la città dell'altra
Palermo-Catania, un murales per ricucire la A19 «Città divise dalla rivalità e unite dal problema»
Gli occhi di sant’Agata rivolti verso Palermo, quelli di santa Rosalia che cercano Catania. È l’intreccio di sguardi con cui un gruppo di street artist di Reggio Emilia ha voluto riunire le più importanti città della Sicilia dopo che una frana, l’aprile scorso, ha causato l’interruzione dell’autostrada che le collegava. Ci sono riusciti utilizzando l’arte come tramite. «È un riferimento ironico alla rivalità tra Catania e Palermo, unite da un problema che in realtà le ha divise», spiega a MeridioNews Simone, che fa parte del gruppo di artisti. Da qui la scelta di disegnare il volto delle sante protettrici proprio sulle pareti del pilone che, cedendo e inclinandosi, ha tirato giù l’ormai celebre viadotto Himera.
L’intervento artistico fa parte di un progetto più ampio chiamato «Torno subito» e ispirato all’emigrazione e allo spopolamento dell’entroterra. «Abbiamo scelto la Sicilia perché è il chiaro esempio di un posto dal quale la gente scappa, torna e nel quale non sempre rimane. O nel quale resta ma senza certezze» racconta l’artista reggiano. Una condizione inedita, almeno «per noi che siamo nati in una città del nord, dove non si cresce con l’idea andare via, prima o poi». Loro sono quattro ragazzi, tre fanno parte del collettivo FX, uno del gruppo NemO’s. Col supporto «creativo, logistico e culinario» di alcuni artisti siciliani, scrivono su Facebook, dal 6 giugno girano la Sicilia «alla ricerca di storie da raccontare» attraverso i loro murales.
Nel corso della loro permanenza hanno già realizzato altre opere sulle mura di città e quartieri. Come a Ciaculli, in provincia di Palermo, o nel quartiere palermitano dello Zen, dove hanno creato un murales ispirato al celebre incontro di pugilato del 1974 tra Muhammad Ali e Joe Frazier. Sui muri dello Zen2 hanno disegnato un cavallo. L’opera è stata dedicata a Enzo Ferrari, il fondatore della Ferrari (che ha sede a Reggio Emilia). A Borgo Schirò, paesino ormai disabitato a dieci chilometri circa da Corleone, hanno lasciato un’opera sulle pareti esterne della chiesa di San Benedetto, il cui parroco fu l’ultimo abitante ad andare via. «Abbiamo sottolineato la scritta “ora et labora”, affissa sulla cima del campanile, disegnando l’immagine del Santo», chiarisce Simone.
La loro tecnica di pittura è particolare e proporzionata alla grandezza delle opere. A volte usano dei bastoni telescopici di oltre 8 metri, con un rullo bagnato di vernice. Altre volte dipingono a testa in giù dai tetti. Sono da poco passati da Mazara del Vallo, ospiti dell’associazione Periferica «che nasce – dice lo street artist – dalla storia di un ragazzo emigrato al Nord che per ritornare in Sicilia ha ideato un festival di rigenerazione urbana». Nella cava dove ogni anno ha luogo l’evento hanno disegnato il profilo del filosofo greco Anassimandro. «In Sicilia c’è una grande voglia di ricostruire, ripartendo dalle origini» afferma lo street artist emiliano, «non c’è crisi di idee ma bisogna fare rete e prendere dei rischi».
«Le prossime tappe del tour non sono state stabilite, stiamo pensando ad Agrigento» dice Simone: «Ci spostiamo in bici .Mettiamo colori e pennelli sulle due ruote e partiamo». Poi toccherà al resto della Sicilia. Il giro finirà il 3 Luglio, col ritorno a Palermo. «Suggerite non solo luoghi ma sopratutto storie» è l’appello alla gente siciliana che li segue su facebook. Tra i siti segnalati ci sono Il castagno dei cento cavalli a Sant’Alfio (Catania), il Muos (Niscemi), le spiagge di Gela. Tra le storie, invece, quella dell’indipendentista Giuseppe Lo Giudice, di Peppino Impastato, e del giornalista di Telejato Pino Maniaci. C’è solo l’imbarazzo della scelta per gli street artist. «Inquiniamo il cemento armato cittadino (ma anche un po’ l’extraurbano) con personaggi, pensieri e l’art. 9 della Costituzione. Per combattere il divano e promuovere la diffusione della cultura. Ma anche perché ci piace assai».