Palermo Capitale europea della Cultura: una chance formidabile

di Barbara Morana

 

MENTRE SI APRE LA SETTIMANA DELLE CULTURE PER PALERMO CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019, INTERVISTIAMO DENNIS CHEVALIER, COMMISSARIO GENERALE DELL’ESPOSIZIONE “AU BAZAR DU GENRE” DEL MUCEM DI MARSIGLIA, CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2013

Barbara Morana: Buongiorno signor Chevallier, grazie di aver accettato l’invito. “Il sesso è biologico, il genere è culturale”, lo pensa veramente o è uno spunto che invita alla riflessione?

Denis Chevallier: Lo penso, ma soprattutto è un modo di schematizzare, diciamo che questa differenza semantica tra sesso e genere sta in questo: nelle nostre lingue chiamiamo sesso il fatto di essere maschio o femmina, invece il genere è il modo in cui la società , e in questo caso quella mediterranea (da dove l’espressione “au bazar du genre” ) costruiscono gli individui in funzione della differenza biologica, affinché possano affermare da una parte la loro mascolinità e dall’altra la loro femminilità attraverso i codici culturali che sono quelli della propria società. Si tratta di un esposizione che cerca di mostrare come si è uomini e donne nel proprio contesto sociale, nel mondo mediterraneo, quindi quello che si vuole è parlare del genere e non solamente del sesso.

Barbara Morana: La laicità francese permette di concepire una tale esposizione. Pensa che un’esposizione sul genere , così come l’avete strutturata sia immaginabile in un altro paese del mediterraneo, l’Italia ad esempio?

-Denis Chevallie: Chiaramente si, gli esempi scelti sarebbero un po’ diversi , se pensiamo ad esempio al punto di partenza delle esposizioni che sono le lotte femministe : “il mio grembo mi appartiene” , “noi vogliamo essere uguali agli uomini” o “alt alla società patriarcale e all’oppressione patriarcale che ci opprime da secoli”, alla fine si sarebbe trasmesso lo stesso messaggio in Italia, d’altronde i grandi movimenti femministi e la rivoluzione della contraccezione sono stati quasi simultanei in Francia e Italia alla fine degli anni 60 e inizio 70, prima con la legalizzazione della pillola e poi con l’aborto. Credo che ci siano molte similitudini tra i paesi del mediterraneo con molte più differenze tra i paesi del nord e del sud dell’area.

-Barbara Morana: La Turchia sarebbe tutta un’altra storia

-Denis Chevallier: E’ evidente. Ma credo che comunque il movimento sia lo stesso ed è quello che dimostra la demografia. Oggi, sia a Sud che al Nord del mediterraneo si fanno pochi figli. Hanno tutti 2 figli in media, se pensiamo che in certi paesi la media era di 5 o 6 appena 30 ani fa. Quindi una grande differenza! Le donne si sposano sempre più tardi, a 30 anni nel caso dell’Italia e della Francia, a dimostrazione dei nuovi rapporti tra uomo e donna e tra la sessualità e verginità . Ed è quello che cerchiamo di trattare in seno all’esposizione.

Barbara Morana: Rispetto all’Italia c’è la questione della chiesa e quindi certi soggetti andrebbero trattati diversamente?

-Denis Chevallier: La religiosità è un aspetto importante, ed è molto presente in questa storia di affermazione del proprio genere, perché le chiese, sia quelle cristiane che la fede musulmana o ebrea, sono state molto restrittive, ovvero tutte hanno detto “ecco come devi essere e come ti devi comportare se sei uomo o se sei donna”. E penso che questo sia uguale in un paese laico come il nostro o in uno cattolico come il vostro.

-Barbara Morana: C’è il Vaticano a Roma quindi è più difficile!

-Denis Chevallier: Si, ma i problemi sono più o meno gli stessi !

Barbara Morana: Il soggetto scelto per questa prima esposizione dimostra la volontà del museo di trattare i problemi sociali più dibattuti al momento? per esempio avete sollevato la questione del velo!

-Denis Chevallier: La linea di massima dell’esposizione era quella di mostrare come un museo che si propone come un museo di società, sia uno strumento, una sorta di arnese per far prendere coscienza ai visitatori della loro appartenenza al mondo e soprattutto ad un mondo in continuo movimento. Come farlo attraverso un linguaggio museografico? Poiché il linguaggio museografico, in generale è più legato a soggetti di natura storica, ovvero a raccontare una storia, piuttosto che a raccontare ciò che succede oggi o a domandarsi ciò che succede oggi. Quindi l’utilizzo da parte mia di documenti sonori e audiovisivi, o dell’arte contemporanea, servono per affermare proprio questo: si, si può parlare di ciò che succede oggi nel mondo in un museo. È lo si può fare in modo diverso di come lo si farebbe in un altro mezzo di comunicazione, poiché evidentemente, in radio potete parlarne, e lo fate per fortuna, in televisione se ne parla, esistono dei Siti Web, esistono le case editrici e la stampa specializzata che si occupa di questi temi, ma il museo ne parla e lo fa a modo suo, ed è ciò che ho voluto dire con questa mostra.

-Barbara Morana: Si tratta di rilanciare il museo come un luogo dove dibattere, finalmente!

-Denis Chevallier: Assolutamente, è tanto più un luogo dove dibattere, che il dibattito si fa al contempo con il pubblico che visita l’esposizione e si questiona su alcuni oggetti un po’ sorprendenti, e negli spazi appositamente creati. Per esempio abbiamo esposto un P-mate un dispositivo che permette alle donne di fare pipì come gli uomini, in piedi, un oggetto divertente, abbiamo “Imene artificiale” il kit acquistato su Internet che permette alla giovani donne che vorrebbero simulare la loro verginità, di farlo a un prezzo modico, abbiamo un giubbotto che simula la gravidanza, un oggetto che si trova in commercio che permette agli uomini di simulare la gravidanza e quindi accompagnare ed empatizzare con la propria partner. Tutti questi sono oggetti che hanno lo scopo di sorprendere e al contempo invitano alla riflessione. E Abbiamo anche un Auditorium di 300 posti, che si chiama Germaine Tillion, in questo luogo ed in altri spazi del museo si dibatte, proprio a partire da oggi, organizzeremo tutte le settimane degli incontri con ricercatori, o delle proiezioni di film che ci permetteranno di completare e rilanciare la questione del genere, dell’omosessualità, del velo, dei diritti delle donne.

-Barbara Morana: È perfetto, perché avete risposto alla domanda che volevo proporvi dopo, ovvero questa sorta di conversazione tra oggetti artistici e oggetti quotidiani in seno alla mostra, ma ha appena risposto a questa domanda, ed è molto chiaro, è una scelta voluta!
L’ultima domanda, non so se è al corrente che Palermo, la mia città, si candida a capitale europea della cultura 2019, che ne pensa, conosce la città? pensa che sia fattibile? Possiamo portare a termine questo progetto ambizioso?

-Denis Chevallier: posso risponderle che in generale il fatto di essere capitale europea della cultura è un primato molto importante e dovete assolutamente riuscirci, perché è una leva per dinamizzare un offerta culturale che senza questo espediente metterebbe molto più tempo ad emergere. Il nostro museo, il Museo delle Culture d’Europa e del Mediterraneo, deve la sua esistenza, bisogna riconoscerlo, al fatto che Marsiglia è stata eletta capitale europea della cultura 2013, e quindi se Palermo venisse eletta capitale europea della cultura 2019, credo che sarebbe formidabile per voi e per tutti noi naturalmente, sarebbe il momento per esprimere al massimo la vostra creatività, di mostrare il vostro patrimonio, e poi eventualmente creare delle nuove infrastrutture culturali, che sono perenni, queste rimangono, che vi permetterebbero a Palermo di contare con un certo numero di musei, di centri culturali che permetteranno al pubblico e ai palermitani di meglio vivere il proprio futuro.

-Barbara Morana: Beh Inshallah, speriamo bene!

-Denis Chevallier: Beh lo spero per voi, in ogni modo non aspetterò il 2019 per venire a Palermo !

 


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