Orlando quinquies, a tenere banco è il toto-nomine Giochi aperti, in cinque per presidenza del consiglio

Uno scacchiere quasi tutto da definire. L’Orlando quinquies non ha ancora varcato le soglie di palazzo delle Aquile. Cinque anni fa, con il Professore giunto alla vittoria dopo un ballottaggio senza storia e una maggioranza schiacciante in Consiglio, infarcita di fedelissimi, ci ha messo due mesi per partorire una giunta. Per il quinto governo cittadino sotto la sua guida, tuttavia, Leoluca Orlando si ritrova a essere supportato da una schiera eterogenea di consiglieri, uniti sotto la bandiera del Facciamo squadra. E tenere tutti insieme non sarà semplice. Per questo i tempi si prevedono lunghi.

Discorso assessori. Orlando ne ha già designati quattro: Antonino Gentile al Bilancio, Gaspare Nicotri al Personale, Jolanda Riolo alle Partecipate e Giuseppe Mattina al Diritto alla casa e ai Beni comuni. Facce completamente nuove a cui il sindaco vorrebbe affiancarne, secondo quanto promesso in campagna elettorale, altrettante di tecnici. Nessun politico. E non sarebbe un politico Andrea Cusumano, assessore alla Cultura uscente. Lui preferirebbe tornare alle sue occupazioni, alla sua arte, ma in vista di un evento importante come Manifesta, che si terrà proprio a Palermo, la scelta di continuare a puntare su una persona che ne mastica di arte e che si è già disimpegnato egregiamente in situazioni pubbliche complesse potrebbe apparire sensata. Non ci sarà (lui stesso dice) Fabio Giambrone, l’orlandiano per eccellenza, forse l’unico vero erede, dovrebbe rimanere in sella alla Gesap, così come il fratello, Francesco, in sella alla guida del Teatro Massimo

Tecnico sarebbe anche l’uscente Agnese Ciulla, ma per la sua fase due, Orlando punterà sull’«imprenditore del terzo settore» Mattina. Chi non rientra nei piani di giunta, ma che non dovrebbe cadere tanto lontano dall’albero sono Giusto Catania e Barbara Evola. Più difficile sarà rivedere in giunta la seconda, nonostante abbia ottenuto risultati positivi, mentre per il papà della Ztl si prospetta tutt’altro destino. Il suo ottimo risultato – suo e di tutta la lista di Sinistra Comune, che ha portato a sala delle Lapidi ben quattro esponenti – potrebbe rientrare in giunta dalla finestra come assessore alla Cultura, o magari – più difficile, ma non impossibile – mantenere il suo posto. Non è un tecnico, ma la sua vittoria autorizza a far pensare che il provvedimento anti traffico non sia stato poi così odiato. E se posto da assessore non dovesse essere c’è pur sempre quello da presidente del consiglio comunale. Ma qui la corsa è più agguerrita. 

Quello di Catania, infatti, è un nome che si inserisce in una rosa di cinque candidati probabili di nomina. Rosa che comunque non esclude sorprese. Se la decisione spettasse al solo Leoluca Orlando, probabilmente, come annunciato, manterrebbe ancora l’uscente Totò Orlando. Si dovesse di contro decidere guardano ai risultati delle urne, invece, non c’è dubbio che il giovane Fabrizio Ferrara non avrebbe rivali. Ferrara, consigliere uscente da candidato Pd e rientrante da primo eletto della lista più votata, quella del Mov139. E sarebbe autorizzato a sperare anche Francesco Scarpinato, dall’alto delle sue oltre 3400 preferenze nella lista dei Dp. Il centrista è meno sponsorizzato, ma è tutt’altro che fuori dai giochi e c’è da credere che non resterà senza ricevere almeno una presidenza di commissione, o una delle vicepresidenze. L’outsider è Paolo Caracausi, un altro del Mov139 che, pur avendo portato alla causa più o meno gli stessi voti di Totò Orlando, potrebbe giocarsi la carta della grande esperienza. 

Meno agguerrita la corsa alla vicepresidenza del Consiglio. Un posto dovrebbe infatti toccare a qualcuno del Movimento Cinque Stelle, magari, sempre guardando alle urne, al candidato sindaco Ugo Forello che intanto, proprio per il numero di preferenze ricevute, farà da presidente alla prima seduta consiliare, o a limite al capolista Igor Gelarda. Chi non vedremo in giunta, ma avanzerà pretese, sarà Totò Lentini, che non ha superato lo sbarramento con la lista da lui capitanata, ma il suo quattro per cento è stato certamente utile alla causa, così come anche Totò Cardinale, che ha piazzato un buon numero di suoi in Consiglio potrà fare la voce grossa, specie in sede di rimodellamento dei cda delle partecipate. Di acqua sotto i ponti, però, ne deve ancora passare.



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