Dalle nuove norme sugli agenti ai possibili scenari che si aprono per i club coinvolti nell'indagine della procura di Napoli sulle presunte false fatture nelle operazioni di calciomercato. La spiegazione di due legali dell'associazione italiana Avvocati dello sport
Operazione Fuorigioco, cosa rischiano le società «Anche la giustizia sportiva vorrà vederci chiaro»
L’accusa mossa dalla procura di Napoli è di avere condotto delle operazioni di calciomercato tentando di evadere il fisco. L’inchiesta Fuorigioco, condotta dalla Guardia di finanza, tocca diversi nomi illustri del calcio italiano. Tra questi anche alcuni dirigenti ed ex dirigenti di Palermo e Calcio Catania. A finire nel registro degli indagati: il presidente rosanero Maurizio Zamparini e gli ex amministratori delegati Pietro Lo Monaco e Sergio Gasparin. A spiegare la vicenda e i possibili risvolti sportivi per i due club sono gli avvocati Alessandro Coni e Salvatore Civale dell’associazione italiana Avvocati dello sport. I due legali, riguardo ai documenti finora pubblicati sul caso, parlano «di valutazioni sommarie, basate su informazioni frammentarie».
Cosa rischiano le società tirate in ballo nell’inchiesta della Guardia di finanza, in base alla giustizia ordinaria e sportiva?
«Innanzitutto va chiarito che l’indagine è stata disposta dalla procura di Napoli, ma la giustizia sportiva vorrà vederci chiaro e userà tutti gli strumenti necessari per raccogliere informazioni. La procura federale dovrà comunque attendere l’esito delle indagini ordinarie e dell’eventuale procedimento penale. In ogni caso, non sempre un comportamento censurato dal codice penale comporta delle violazioni delle norme sportive».
E se invece così fosse?
«I fatti emersi, di certo, non possono condurre a uno stravolgimento del campionato in corso. Molto di quanto si legge appare fondato su valutazioni sommarie, basate su informazioni frammentarie. Se da una parte il pubblico ha interesse a conoscere i fatti, dall’altra però è ancora prematuro alzare i toni».
Le indagini fiscali a carico di società di calcio non sono una novità. Come si è comportata in quei casi la procura federale?
«La giustizia sportiva interviene con sanzioni rilevanti quando si presentano gravi violazioni delle norme sportive. Il caso Parma, ad esempio, con l’incapacità del club emiliano a far fronte agli impegni economici assunti con i propri tesserati. Le operazioni economiche effettuate dalle squadre di calcio sono oggetto di monitoraggio, così come i loro conti. Servirà quindi verificare se ciò di cui si discute riguardi un conflitto interpretativo sulla rendicontazione di alcuni pagamenti oppure l’effettivo tentativo di compiere una frode».
Come si è evoluto il rapporto procuratori-società di calcio e quanto la normativa – sia sportiva che ordinaria – è adeguata a evitare comportamenti sleali e illeciti?
«Il rapporto con gli agenti è radicalmente cambiato con la recente riforma Fifa. La disciplina è stata oggetto di una deregulation, l’accesso è stato liberalizzato, così come si sono sciolti i vincoli tra autorità sportive e intermediari. La normativa attuale rischia quindi di aprire margini di incertezza sul rapporto con l’ordinamento sportivo. Ma in questo caso i fatti contestati agli agenti-intermediari non si riferiscono a condotte nell’ambito calcistico. Si tratta di norme fiscali, che possono essere giudicate solo dalle autorità competenti».
Considerato il cambiamento normativo entrato in vigore a gennaio 2014, è possibile che l’inchiesta Fuorigioco si estenda a un periodo precedente al 2009 e successivo al 2013?
«L’indagine della magistratura è indipendente da qualsiasi aspetto della giustizia sportiva. Bisogna sottolineare che alcuni dei fatti riemersi oggi risalgono al 2012 e i loro contorni sembravano essere stati già chiariti. Ovviamente i termini di prescrizione dipenderanno dalla tipologia di ciascun reato considerato al termine delle indagini».