Operazione Binario morto, condanne per 226 anni Adrano, centrale dello spaccio nella vecchia stazione Fce

Un triangolo della droga che riforniva di eroina e cocaina i paesi etnei di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia e che aveva trovato all’interno di una stazione in disuso della ferrovia Circumetnea il proprio quartier generale. Era l’aprile 2014 quando scattava l’operazione Binario morto portando all’arresto di 27 persone. Trascorso quasi un anno è arrivato il verdetto del giudice per l’udienza preliminare Giuliana Sammartino. Niente sconti  per vertici e spacciatori. Le condanne del processo di primo grado ammontano complessivamente a 226 anni e quattro mesi di carcere. Gli imputati, 19 in totale, sono quelli che hanno scelto il rito abbreviato, beneficiando così dello sconto di un terzo della pena. 

A finire al centro delle indagini della polizia di Adrano sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia della procura etnea erano finiti due gruppi separati. Il clan mafioso dei Santangelo e la famiglia Rosano-Pipituni, costola divenuta sempre più autonoma dei Santangelo. Al vertice ci sarebbero stati da un lato Giovanni La Rosa, oggi condannato alla pena di di 18 anni, e dall’altro un nome già noto alle cronache giudiziarie: Nicola Mancuso. Il 32enne – condannato in questo processo a 18 anni – è infatti indagato per l’omicidio della giovane Valentina Salamone, morta il 24 luglio 2010 in una villetta di Adrano. Inizialmente archiviato come suicidio dalla procura di Catania, il caso è stato riaperto dopo l’avocazione delle indagini alla procura generale, su richiesta dell’avvocato della famiglia della vittima.

I due gruppi, secondo i magistrati Pasquale Pacifico e Laura Garufi, si sarebbero spartiti anche le sostanze stupefacenti da smerciare. Ai Santangelo – a cui faceva riferimento Mancuso, presunto referente di Antonino Santangelo morto in un incidente nel 2013 – spettava il monopolio dell’eroina. Il gruppo dei Rosano-Pipituni aveva invece fatto della cocaina il proprio business principale. La compravendita, come documentato dalle telecamere degli investigatori, avveniva all’interno della stazione abbandonata con i vecchi binari, da qui il nome dell’operazione, che venivano utilizzati come nascondiglio delle droga. I proventi, destinati a una cassa comune, sarebbero stati utilizzati per mantenere i detenuti in carcere ma anche come fonte di sostentamento per i familiari. 

La pena più severa è spettata ad Angelo Arena, condannato complessivamente a 20 anni, due in più rispetto a quelli richiesti dai magistrati. Unico a non essere ritenuto colpevole ma con gli atti che torneranno in procura, è stato Francesco Formica. Tutti gli imputati oltre alla sospensione perpetua dai pubblici uffici, dovranno pagare le spese processuali e i costi della custodia cautelare. 

Le condanne: Trovato Biagio (18 anni), Mancuso Nicola (18 anni), Pignataro Angelo (18 anni), Arena Angelo (20 anni), Sangrigoli Agatino (10 anni), Longo Nino (7 anni e 4 mesi), Fiorenza Salvatore (7 anni e 4 mesi), Ravità Marco (5 anni), Lo Cicero Angelo (16 anni e 6 mesi), Longo Salvatore (16 anni e 6 mesi), Ricca Salvatore (10 anni), Giarrizzo Nicolò (10 anni), Zammataro Antonino (10 anni), La Rosa Giovanni (18 anni), La Manna Giuseppe (10 anni), Rosano Valerio (18 anni), Zignale Gaetano (7 anni e 4 mesi), Bua Prospero (7 anni e 4 mesi), Formica Francesco (trasmissione degli atti in Procura per riformulazione del capo d’imputazione).


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