Un sistema intricato per risparmiare milioni di euro di tasse, e la regia sarebbe stata a Catania. Cinque persone sono state portate in carcere, sette ai domiciliari nell’ambito dell’operazione Alto livello, condotta dalla guardia di finanza. Avrebbero creato dei serbatoi di manodopera funzionali alle esigenze gestionali del sistema: l’obiettivo sarebbe stato esclusivamente consentire il ‘distacco […]
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Operazione Alto livello: l’evasione fiscale per milioni di euro, i lingotti d’oro, i Rolex
Un sistema intricato per risparmiare milioni di euro di tasse, e la regia sarebbe stata a Catania. Cinque persone sono state portate in carcere, sette ai domiciliari nell’ambito dell’operazione Alto livello, condotta dalla guardia di finanza. Avrebbero creato dei serbatoi di manodopera funzionali alle esigenze gestionali del sistema: l’obiettivo sarebbe stato esclusivamente consentire il ‘distacco dei lavoratori’, la pratica per cui un datore di lavoro – per soddisfare un proprio interesse – mette temporaneamente una o più persone lavoratrici a disposizione di un altro soggetto per eseguire una determinata attività lavorativa.
Secondo le indagini, in questo caso il distacco sarebbe stato fatto a scopo di lucro nei confronti di 439 società, con persone dipendenti – formalmente licenziate e che venivano assunte da quelle a capo della rete – che avrebbero però continuato a svolgere le proprie mansioni col proprio datore di lavoro, permettendo così ingenti risparmi fiscali. Secondo la guardia di finanza, il sistema di frode avrebbe previsto la creazione di 14 reti di impresa, di cui avrebbero fatto parte 37 società con funzione di distaccanti, operanti in quasi tutte le regioni italiane. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare – per cinque persone in carcere, per altre sette ai domiciliari – è stato disposto il sequestro delle quote di 37 società, di disponibilità finanziarie, di beni mobili e immobili riconducibili alle persone indagate per un valore complessivo di circa 29 milioni di euro.
Tra le persone in carcere c’è Carmelo Salvatore Di Salvo, 53enne di Canicattì, in provincia di Agrigento. Secondo la guardia di finanza, Di Salvo sarebbe stato al vertice del sodalizio criminale. Per la gestione delle reti d’impresa il presunto sistema di frode si sarebbe avvalso di due studi di consulenza catanesi, uno legale ed uno amministrativo. Secondo l’accusa, con il meccanismo attuato il fatturato delle società da lui gestite avrebbe raggiunto in cinque anni oltre 61 milioni di euro; a fronte di questo fatturato, però, non sarebbero state versate le imposte e i contributi dovuti per circa 25 milioni di euro. Promotrice e organizzatrice del sistema sarebbe stata Mariuccia Copia, 35enne titolare dell’omonimo studio legale: anche lei si trova in carcere. Così come Gaetano Vacirca, 67 anni, responsabile della rete commerciale.
Per il riciclaggio dei proventi illeciti sarebbero state coinvolte due persone disoccupate, ora in carcere: Gianluca Ius, 49 anni, e Fabrizio Sarra, 55 anni. Dalle indagini dei militari sarebbe emersa anche una grande movimentazione di denaro contante, che rappresenterebbe il profitto dei reati contestati. Il denaro sarebbe stato utilizzato per assicurarsi un tenore di vita molto elevato e per l’acquisto di beni di lusso o di beni rifugio – come orologi Rolex, monete e lingotti d’oro – per circa 270mila euro.