«Nelle serate che hanno preceduto questo appuntamento c’è stata tanta inquietudine, mista a dolore e dispiacere. Stati d’animo ai quali si aggiunge una grande stanchezza perché le questioni politiche che si sono accese intorno all’Opera dei Pupi ne hanno fatto perdere il senso puro». Parole di Lorenzo Napoli, direttore artistico della centenaria compagnia catanese di pupari. La Marionettistica Fratelli Napoli da poco meno di un mese non ha più sede presso la Vecchia Dogana – dove aveva allestito un museo-teatro – e ha accatastato i propri materiali in un deposito di proprietà del Comune di Catania. La destinazione successiva della Compagnia sarà uno spazio messo a disposizione presso il centro commerciale Porte di Catania. «Le nostre opere giacciono sfinite come dopo una battaglia, in attesa di qualcuno che ne riprenda i fili», continua Napoli. Che rivolge interrogativi all’indirizzo di palazzo degli Elefanti, con il quale sostiene che la compagnia non intrattiene rapporti da circa 13 anni. «Perché Catania non vuole salvaguardare opere definite dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Quante vite dovremmo avere per vedere che abbiamo ottenuto risposte concrete dalla politica catanese?» si chiede Napoli.
Per cercare delle soluzioni alle domande dei fratelli Napoli è stato organizzato un incontro che si è svolto ieri sera presso l’aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Alla conferenza intitolata Pupi e pupari una storia appesa ai fili hanno partecipato Giuseppe Idonea, responsabile Relazioni esterne del Comune di Catania e direttore del coordinamento Comuni Unesco Sicilia, Lina Scalisi docente di Unict, il referente della fondazione Patrimonio Unesco Paolo Patanè e la professoressa Liliana Nigro. A rappresentare la famiglia catanese di pupari Fiorenzo e Alessandro Napoli. «Il teatro dei pupi ha due ingredienti: i materiali e il magistero delle competenze del mastro puparo», racconta Alessandro, antropologo. Che spiega: «I primi possono anche resistere nel tempo mentre l’arte, tramandata di padre in figlio, può scomparire. E fa un esempio – Arrivati a quel punto non arrabbiatevi se mi scorderò chi è la moglie dell’imperatore Trabazio di Costantinopoli».
C’è tanta rabbia nella Compagnia di marionettisti. Che da più di cento anni porta avanti la tradizionale Opera dei Pupi, nonostante la crisi del settore. Il primo grido di allarme venne lanciato dai Napoli il 4 marzo 2014, in occasione del trentesimo anniversario dalla scomparsa del capostipite della Compagnia. «Allora abbiamo ricevuto solidarietà ma nulla di concreto e spero che ciò non si debba ripetere», commenta Fiorenzo Napoli. A trovare una spiegazione al fallimento dell’esperienza della Compagnia, all’interno del centro commerciale Vecchia Dogana, prova Paolo Patanè. «Il museo ha pagato purtroppo le conseguenze di una cattiva gestione della struttura e adesso una soluzione transitoria non servirebbe a nulla», afferma il referente della fondazione patrimonio Unesco. Che lascia intendere che qualcosa comincia a muoversi all’interno delle istituzioni cittadine.
Infatti, subito dopo, Giuseppe Idonea comunica il passo compiuto da Palazzo degli Elefanti. «Il sindaco si è fatto personalmente promotore, nei confronti della Provincia, della richiesta di affidamento alla Compagnia Napoli del teatro dei pupi che si trova presso il centro fieristico Le Ciminiere. Ci auguriamo che ciò possa avvenire a partire da gennaio», afferma il responsabile relazioni esterne del Comune. Questo passaggio si aggiunge al patto di collaborazione operativa – triennale e di respiro internazionale – che la Compagnia ha siglato con Unict. A presentare il protocollo è la docente Lina Scalisi. Che afferma: «La Cultura può attivare network di ricerca e il nostro Ateneo si sta impegnando a valorizzare, promuovere e tutelare i lavori dei fratelli Napoli».
Le soluzioni sembrano dunque arrivate ma Fiorenzo Napoli non fa salti di gioia. «Abbiamo un teatro ma non un museo, e mentre a Palermo i cartelloni sono custoditi nelle tele, le nostre 380 opere sono preda della muffa e delle infiltrazioni d’acqua», conclude il direttore artistico. Rincara la dose Santi Consoli, interprete teatrale che ha dato la voce a molti personaggi dell’Opera siciliana dei Napoli. «Non credo a nessuna di queste promesse – afferma – perché se il Comune avesse voluto realmente dare una sede alla Marionettistica Napoli avrebbe proceduto all’affidamento del Teatro Machiavelli di piazza Università». Un’affermazione subito corretta dalla professoressa Scalisi, che spiega: «Il Machiavelli rientra nella gestione dell’Università di Catania, che ha preferito agire per la salvaguardia del patrimonio Napoli attraverso il patto di collaborazione».
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