In occasione del giorno della Memoria un gruppetto di attivisti del gruppo Arcigay ha attaccato in diverse parti della città alcuni fac-simile per sollevare l'attenzione su una vicenda non ancora risolta: la rimozione, dal palazzo della Cultura, di una lapide in ricordo delle vittime Lgbt del fascismo. «Noi non ricordiamo solo le vittime ma anche i responsabili», sottolinea Alessandro Motta, presidente dell'associazione. Nel pomeriggio, manifestazione Anpi al Liceo Turrisi Colonna
Omosessuali deportati, iniziativa di Arcigay Un fac-simile per la lapide Lgbt rimossa
Un piccolo triangolo rosa di carta, identico alla lapide che per qualche mese è stata esposta al Cortile Platamone prima di essere rimossa. La scritta è la stessa: «In ricordo delle vittime LGBT dello sterminio nazista e dei 45 omosessuali di Catania e provincia confinati nelle isole Tremiti dal questore Molina». Stamattina un gruppetto di attivisti del gruppo Arcigay hanno attaccato in diverse parti della città alcuni fac-simile per sollevare l’attenzione su una vicenda non ancora risolta. In occasione del giorno della Memoria, l’iniziativa ha anticipato quella, più istituzionale, tenutasi nel pomeriggio all’interno dell’aula magna del Liceo Turrisi Colonna, organizzata dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, con la partecipazione di Arcigay. «Noi non ricordiamo solo le vittime ma anche i responsabili», sottolinea il presidente Alessandro Motta, riguardo all’iniziativa di stamane.
La lapide di marmo rosa era stata posta lo scorso 4 luglio, in occasione dell’Independent Catania pride dagli attivisti dell’associazione Open Mind, per poi essere rimossa dall’amministrazione comunale a novembre, a seguito delle pressioni dei discendenti del questore Alfonso Molina. Nonostante le proteste degli attivisti, niente è cambiato. Il Comune ha proposto all’associazione Open Mind di mettere una nuova targa senza il nome di Molina. «Ma nonc’è nessuna diffamazione, si ricorda solo un pezzo di storia», spiega Motta. I fac simile sono stati appiccicati all’ingresso del Teatro Massimo Bellini, in piazza Duomo, fuori e dentro la Cattedrale, a Palazzo degli elefanti e in altre zone della città. Non poteva mancarne uno anche nel cortile Platamone, lì dove era stata messa la lapide. «Ma è stato prontamente rimosso dal custode», precisa l’attivista che aggiunge: «Il Comune cancella la memoria per fare un favore alla famiglia di un gerarca fascista. Il nostro gesto si inserisce in un momento vivace dal punto di vista della battaglia dei diritti in città, visto che si sta discutendo anche del registro delle unioni civili».