Nicola Mancuso dovrà affrontare un processo con l'accusa di avere ucciso la giovane di Biancavilla. A stabilirlo questo pomeriggio la giudice Marina Rizza. L'uomo, detenuto per traffico di droga, si è sempre dichiarato innocente. Il caso del presunto suicidio rischiava di essere archiviato, a riaprire le indagini la procura generale
Omicidio Salamone, rinviato a giudizio l’amante Impiccagione inscenata per nascondere delitto
Un nuovo capitolo nella vicenda del caso Valentina Salamone. La 19enne di Biancavilla trovata morta da alcuni operai dell’Enel il 24 luglio del 2010 in una villetta nella periferia di Adrano, Comune alle falde dell’Etna. La giudice per l’udienza preliminare Marina Rizza questo pomeriggio ha deciso di rinviare a giudizio Nicola Mancuso, 32 anni, già arrestato il 4 marzo del 2013 e poi scarcerato dopo qualche mese su decisione del tribunale del riesame.
Attualmente Mancuso di trova in carcere a causa di una condanna in secondo grado a 14 anni per traffico di droga nell’ambito dell’inchiesta Binario morto. La vicenda giudiziaria della giovane baincavillese in questi anni è stata ricca di colpi di scena. In un primo momento la procura etnea chiede l’archiviazione. La pista privilegiata per i magistrati di piazza Giovanni Verga è quella di un suicidio per impiccagione. Una storia destinata a finire nel dimenticatoio che però si riapre grazie a Dario Pastore, l’avvocato che cura gli interessi della famiglia Salamone.
I faldoni passano alla procura generale che avoca a sè l’inchiesta. Dopo mesi partono ulteriori indagini. Tra queste una perizia dei carabinieri del reparto scientifico di Messina che referta la presenza di sangue della vittima sotto le scarpe di Mancuso. L’imputato, che dal canto suo si è sempre dichiarato innocente, sarebbe stato presente nel luogo in cui la ragazza è stata ritrovata cadavere insieme ad altre persone. A non convincere l’accusa e l’avvocato della famiglia Salamone sono diversi elementi: dal nodo della corda utilizzata per il presunto suicidio – ritenuto come tipologia degno di un esperto -, all’altezza in cui lo stesso era stato fissato, ritenuto troppo in alto per essere stato fatto da Valentina. Ci sono poi le lesioni sul corpo, causate, sempre stando alla tesi accusatoria, soltanto dopo la morte della vittima. La prima udienza del processo si svolgerà il 23 febbraio 2017 davanti la corte d’assise di Catania.