Oltre 25 anni dopo l'uccisione del giornalista e sociologo di origini piemontesi è giunta la verità processuale: ad ammazzare il fondatore della comunità Saman è stata Cosa nostra, per mano di Vito Mazzara. Il mandante è stato riconosciuto nel capomandamento dell'epoca, Vincenzo Virga. Dal procedimento potrebbero partire nuove inchieste. La Corte, infatti, ha inviato alla Procura trapanese alcune deposizioni rilasciate nel corso delle udienze
Omicidio Rostagno, condannati gli imputati Ergastolo per il boss Virga e il killer Mazzara
Oltre 25 anni dopo l’omicidio di Mauro Rostagno arriva una sentenza: a uccidere il sociologo e giornalista è stato Vito Mazzara su ordine di Vincenzo Virga, indicato come capomandamento di Trapani. Rostagno, tra i fondatori del movimento Lotta continua, è stato ammazzato il 26 settembre 1988 a Lenzi di Valderice, nel Trapanese, a poca distanza dalla comunità Saman da lui fondata a pochi chilometri dal capoluogo. Per lunghi anni il suo omicidio è stato avvolto nel mistero, tra ipotesi di un agguato deciso da Cosa nostra, gli intrecci tra la politica locale e la massoneria, e le voci di presunti scontri all’interno della comunità guidata da Rostagno. Una pista, quest’ultima, seguita in un primo tempo dagli investigatori ma rivelatasi totalmente infondata. La sentenza – letta alle 23.41 dopo tre anni di processo, 76 udienze e due giorni e mezzo di camera di consiglio – ha visto la conferma delle richieste dei procuratori della Direzione distrettuale antimafia palermitana Francesco Del Bene e Gaetano Paci che avevano chiesto il massimo della pena.
L’abbraccio tra Maddalena Rostagno e Chicca Roveri, sorella e compagna di RostagnoQuello per l’omicidio del giornalista piemontese è stato un procedimento durante il quale le parti non si sono risparmiati colpi reciproci. Le conclusioni del dibattimento sono state caratterizzate da un duro scontro tra accusa e difesa. I pm hanno rimproverato i difensori di aver tirato fuori piste alternative a quella mafiosa per suggestionare i giudici popolari. Una presa di posizione che ha ricevuto come replica la critica di aver costruito un impianto probatorio definito insufficiente. «Se la Corte d’Assise è arrivata a questa decisione è per lo scrupolo e il rigore impiegati in questi anni di indagine nel non tralasciare alcune ipotesi tra quelle emerse nel tempo», ha affermato il pm Paci dopo la lettura della sentenza.
Il collegio, oltre alla condanna penale, ha imposto a Virga e Mazzara il risarcimento delle parti civili, tra le quali la stessa comunità Saman e l’Ordine dei giornalisti siciliano. Dal procedimento potrebbero partire anche nuovi filoni: la Corte, infatti, ha disposto la trasmissione agli inquirenti delle deposizioni di alcuni testimoni. Su tutte quelle dell’ex sottufficiale dei carabinieri Beniamino Cannas e dell’editrice dell’emittente televisiva Rtc, Caterina Ingrasciotta, la rete per la quale Mauro Rostagno aveva realizzato alcune inchieste nelle quali denunciava l’intreccio tra mafia, politica e massoneria.
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