C’è un indagato per l’omicidio del 56enne Massimo Canfora, l’operatore ecologico in servizio alla Loveral trovato morto ieri all’interno della sua casa di Letojanni (nel Messinese) nudo e con diverse ferite di arma da taglio. I carabinieri, su ordine della procura di Messina, hanno fermato un 18enne vicino di casa (F.B. sono le sue iniziali). A dare l’allarme, dopo avere sentito le urla della stessa vittima, ieri sono stati alcuni abitanti di via Nenzi. Giunti nell’appartamento, i militari hanno trovato Canfora a terra in una pozza di sangue, senza vestiti addosso e con diverse ferite. Nella casa del fratello, la vittima stava trascorrendo il periodo di convalescenza dopo un intervento a entrambe le gambe, motivo per cui camminava ancora con le stampelle. Sangue anche sulle pareti della stanza. Dopo avere interrogato diversi testimoni, gli investigatori sono arrivati al 18enne che era stato visto allontanarsi velocemente dall’abitazione poco prima dell’arrivo dei soccorsi. Dopo essere riusciti a identificarlo, i carabinieri hanno rintracciato in giovane nella sua casa di Letojanni. Il giovane, nato a Taormina da genitori di origini tunisine, ha anche una vistosa ferita di arma da taglio sulla mano che, all’arrivo dei militari, sarebbe stata ancora sanguinante. Durante la perquisizione domiciliare, i carabinieri hanno anche trovato alcuni indumenti sporchi di sangue, che sono stati a sequestrati per le analisi di laboratorio.
Dalla visione dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza della zona – e in particolare di alcune strutture ricettive che si trovano lungo la stessa via – gli inquirenti hanno potuto accertare la via di fuga percorsa dal giovane e potuto constatare la compatibilità degli abiti rinvenuti in casa con quelli indossati nel momento in cui è stato ripreso dalle telecamere nella zona della scena del crimine. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, però, il giovane una volta arrivato a casa si sarebbe cambiato «per eludere le indagini». Il movente di quanto accaduto non è ancora chiaro anche se di certo Canfora conosceva il suo omicida perché ha aperto la porta, dove non ci sono segni di effrazione. I carabinieri hanno, sin da subito, individuato l’arma del delitto: si tratta di un coltello da cucina con una lama di circa dieci centimetri che è stato trovato, sporco di sangue, accanto al cadavere. L’indagato è stato accompagnato alla stazione dei carabinieri dove è stato interrogato a lungo dal sostituto procuratore Alessandro Liprino, in presenza del suo legale di fiducia. Dopo averlo ascoltato, il pubblico ministero ha disposto il fermo. In attesa della convalida del gip, il ragazzo, che non avrebbe confessato di avere commesso il delitto, resta in carcere. E, intanto, proseguono le indagini per accertare l’eventuale responsabilità di altre persone nel delitto, in particolare di alcuni amici del ragazzo fermato.
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