Il 27enne fu ucciso con diciotto coltellate alla gola e al torace la sera del 31 ottobre del 2016. Il movente pare fosse passionale. Il colpo di scena in questa storia a fine 2019 con il coinvolgimento del killer delle carceri Nino Marano
Omicidio Chiappone, arriva sentenza primo grado Ergastolo per Tuccio. Ancora latitante il complice
Ergastolo per Agatino Tuccio e 23 anni per il suo complice, ancora latitante, Salvatore Di Mauro. Questo il verdetto della corte d’assise di Catania nell’ambito del processo dell’omicidio di Dario Chiappone, ucciso a Riposto il 31 ottobre 2016 quando aveva 27 anni. La vittima la sera del delitto si trovava all’interno di un macchina, in compagnia di una donna, lungo via Salvemini. Tirato fuori dall’automobile Chiappone venne accoltellato per 18 volte tra collo e torace.
A indagare sul caso i carabinieri di Catania insieme ai colleghi di Giarre. Decisivo il ritrovamento da parte dei militari di alcune buste di plastica in cui vennero trovate le impronte di Tuccio. Di Mauro, Invece, venne individuato tramite altre attività investigative, tra cui la visione di alcuni filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza presenti in zona. Successivamente vennero trovate tracce di sangue, appartenenti alla vittima, proprio nella macchina di Di Mauro. Il giudice per le indagini preliminari nel 2017, su richiesta della procura, dispose per i due indagati la misura cautelare in carcere.
L’ultimo clamoroso colpo di scena in questa storia è arrivato a ridosso dell’ultimo Natale. Quando la procura ha individuato un terzo uomo accusato di essere coinvolto nel delitto. Si tratta del 75enne Nino Marano, noto come il killer delle carceri, uscito di prigione dopo 49 anni di detenzione e secondo i magistrati subito tornato a colpire. Nella macchina di Chiappone gli investigatori hanno ritrovato 30 impronte lasciate da Marano. Dietro questa vicenda, nonostante la sentenza, continuano a esserci diversi lati irrisolti. Primo su tutti: perché Chiappone è stato ucciso? Forse dietro c’è un movente passionale?
Una fonte confidenziale nel 2017, come scritto nei mesi scorsi da MeridioNews, ha svelato ai carabinieri che dietro ci sarebbe un lavoro su commissione. I primi incaricati sarebbero stati Tuccio e Di Mauro e, successivamente, i due si sarebbero rivolti a un boss dei Santapaola-Ercolano di Riposto. Quest’ultimo, approvata l’esecuzione, si sarebbe rivolto a Marano. Formando di fatto il terzetto che avrebbe ucciso il 27enne. Marano per ritornare a lavoro, stando sempre alla fonte riservata dei militari, avrebbe pattuito la somma di 50mila euro.