Ombre e silenzi sul tram di Palermo L’Anticorruzione denuncia costi e anomalie

Silenzi e ombre sulla più costosa opera pubblica palermitana, il tram di Palermo. «Carenze nella definizione del contratto, consulenze giuridiche onerose affidate in via diretta, lavori avviati senza il progetto esecutivo e senza quindi una chiara stima iniziale dei costi». La denuncia del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, finita poi in Procura e alla Corte dei Conti, aumenta il silenzio reticente degli addetti ai lavori, ossia tutti quelli che in questo cantiere hanno svolto un ruolo. Sia l’amministrazione comunale che l’Amat, stazione appaltatrice del cantiere. Il polverone sollevato ha costretto il direttore generale dell’azienda di via Roccazzo, nonché responsabile unico del procedimento, Domenico Caminiti, ad autosospendersi dall’incarico qualche settimana fa.

Nella sua relazione, il presidente dell’Anac evidenza in sette punti le criticità di questo imponente progetto da circa 300 milioni di euro. Al terzo punto troviamo le consulenze giuridiche a supporto del rup Caminiti, affidate agli «avvocati Gaetano Armao, Guido Cacopardo e Aurelio Cacace per un importo complessivo di 150mila euro circa». Al sesto punto viene messa in luce «l’esecuzione di opere in variante aggiuntive che richiedono un maggior impegno di spesa rispetto al quadro economico approvato in assenza di autorizzazione da parte degli enti finanziatori». Il ministero al 60 per cento e il Comune di Palermo al 40 per cento. Nello specifico, sarebbero stati realizzati lavori per un totale di 19 milioni di euro – iva esclusa – in variante extracontrattuali a fronte di un importo previsto di circa due milioni e mezzo.

Alcune varianti, per legge, si sarebbero potute effettuare per realizzare migliorie funzionali al progetto. Questo, però, nel momento in cui a Roma fosse arrivato e protocollato il progetto esecutivo del tram. Cantone rileva inoltre la presenza di errori progettuali, per un ammontare di otto milioni di euro, mai contestati ai progettisti che avrebbero contribuito all’incremento dei costi complessivi del progetto definitivo. Molte domande si annidano attorno al mastodontico appalto vinto all’inizio del 2000 dall’associazione temporanea di imprese che fa capo alla Sis. Al Comune si vocifera che alla gara si sia presentato un’unica realtà, presentando un’offerta ribassata del 0,10 per cento. Una cifra irrisoria. Ma, nonostante la relazione del presidente dell’Anticorruzione pesi come un macigno sul piano, restano solo le voci. Nessuna dichiarazione viene invece rilasciata.

Maurizio Zoppi

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