«Tutte le mie domande gli hanno fatto». Montante non solo conosce nei dettagli com'è andata la testimonianza del suo grande accusatore Marco Venturi in commissione Antimafia, nonostante la segretezza, ma confessa a Linda Vancheri che qualcuno ha posto i quesiti suggeriti da lui. Attaguile: «Nessuno mi ha dettato nulla»
Ombra di Montante su audizione di Venturi in Antimafia Il verbale svelato, le domande di Attaguile e Scopelliti
Il 13 dicembre del 2016 Marco Venturi, già ex assessore regionale ed ex fedelissimo di Antonello Montante, si presenta alla commissione nazionale antimafia per raccontare quanto ha già messo nero su bianco alla Procura di Caltanissetta. «Ho paura», ammette davanti ai parlamentari. Quell’audizione è segreta, gli argomenti sono scottanti perché è su quegli stessi temi che i pm nisseni stanno portando avanti le indagini che squarceranno il velo sul Sistema. Eppure, due settimane dopo, Montante parla dell’audizione a Linda Vancheri, evidenziando di conoscerne i dettagli: «Poi ci fannu… ma lei ha mai denunciato qualcuno? Qualche denuncia a mafiosi? Ma dici… ma lei è indagato per caso a Caltanissetta? Un’altra domanda gli hanno detto… lei sta facendo lavori pubblici in autostrada? Ma dice… ma scusa ma lei è stato assessore, però che ha fatto?». Sottolineando che Venturi ha fatto «mala figura» e, con grande sorpresa sottolineata dai magistrati nell’ordinanza, concludendo: gli hanno fatto «tutte le mie domande». «La narrazione degli eventi è a dir poco sorprendente – si legge nell’ordinanza – poiché Montante si è mostrato perfettamente a conoscenza degli esiti di una seduta, che, “per gli esterni” era stata secretata. Ancor più sorprendente è che Montante abbia esplicitamente confidato alla Vancheri che a Venturi erano state poste “tutte le mie domande”», cosa che «apre diversi interrogativi su come si siano svolti i fatti». Gli inquirenti sospettano di una talpa in commissione.
Quel verbale è stato desecretato lo scorso agosto, su richiesta della Procura di Caltanissetta. E da lì si può partire per ricostruire chi pose le domande a Venturi e quali sono state le richieste. Sono soprattutto due i deputati della commissione antimafia che incalzano l’ex assessore regionale: il siciliano Angelo Attaguile, di Noi con Salvini, e Rosanna Scopelliti, romana di origini calabresi, figlia del magistrato Antonino Scopelliti, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1991, eletta col Pdl e poi transitata nel Nuovo centro destra di Angelino Alfano, oggi vicina a Davide Faraone, del Pd. Scopelliti ha fatto parte del comitato Beni confiscati in seno alla commissione antimafia e in questa veste si è rapportata anche con l’Agenzia dei beni confiscati di cui Montante è stato consigliere fino al 2015. È proprio lei a iniziare: «Non riesco a capire – dice – in vent’anni lei non ha percepito nulla e poi di punto in bianco cambia opinione, parlandone prima alla stampa e poi alle persone più indicate? Volevo inoltre sapere se poteva confermare alla commissione se la sua società, la Sidercem, mentre lei era assessore, ha avuto dei rapporti di affari con Anas, con Ferrovie, con Invitalia quindi con società che avevano rapporti con la giunta di governo di cui lei era assessore».
Venturi spiega di essersi «dimesso da tutte le cariche ricoperte nell’azienda», sottolineando come fosse naturale lavorare con Anas, Ferrovie, Invitalia, essendo la sua un’azienda che si occupa di servizi di ingegneria. Poco dopo Attaguile insiste: «Quindi lei nega che mentre era assessore prendeva 15mila euro al mese dalla sua società?». Una domanda che il deputato di Noi con Salvini reitera altre tre volte, aggiungendo un altro dettaglio: «In questi lavori – dice Attaguile riferendosi agli appalti dati da Anas – è stato dato anche un lavoro, l’SS640, il cui finanziamento è stato accordato dalla regione, quindi dato dalla giunta. Era ad una sua società». Venturi ribadisce di aver lasciato gli incarichi, ma «di essere rimasto socio» dell’azienda. Ma di fronte all’insistenza di Attaguile, è la presidente della commissione Rosy Bindi a intervenire: «Il problema allora non era se prendeva lo stipendio, il problema è se partecipava alle gare mentre lui era assessore, questo è il problema. Non lo stipendio che prendeva».
A porre le domande sono anche il vicepresidente della commissione, il pentastellato Luigi Gaetti e il siciliano Corradino Mineo. Rimane in silenzio Giuseppe Lumia, membro della commissione e principale referente politico di Montante. Ma è ancora Scopelliti a chiedere a Venturi a quale Procura avesse eventualmente denunciato mafiosi, e perché aveva deciso di rivolgersi alla stampa prima di andare alla Procura di Caltanissetta. Allo stesso modo, Attaguile gli domanda se è indagato a Caltanissetta e se ha risposto alle accuse che gli aveva mosso Confindustria.
Contattato da MeridioNews, Attaguile prima dice di non ricordare, «viste le numerosissime audizioni effettuate in Antimafia». A distanza di 24 ore, però, precisa: «Non sono indagato e i pm di Caltanissetta non mi hanno chiesto chiarimenti su questa vicenda, io ho fatto le mie domande e basta, ma certamente nessuno me le ha dettate. Non ho mai avuto rapporti con Montante, né di lavoro né di amicizia. Mi pare che i rapporti politici non li avesse certo con me». Come faceva dunque Montante a conoscere il contenuto di un’audizione segretata? «In commissione siamo 50 persone, ci sono i deputati ma anche i funzionari delle forze dell’ordine, e Montante aveva moltissimi contatti». Attaguile sostiene di aver preparato le domande «leggendo informazioni sui giornali e parlando con tante persone che ho avuto modo di incontrare anche a Caltanissetta durante le audizioni. Solo il sospetto che possa aver fatto da megafono a Montante – conclude – mi dà fastidio».