Olio, i giapponesi chiedono consiglio alla Sicilia «Interesse per le nostre produzioni d’eccellenza»

Dalla Sicilia al Giappone, per parlare di olio siciliano e non solo. È l’esperienza di Giuseppe Cicero,
agronomo modicano ed esperto di assaggio per la certificazione degli oli Igp Sicilia, volato di recente a Osaka per
una consulenza nel corso della manifestazione Olive Oil Kansai. «Abbiamo trattato diversi argomenti – racconta a MeridioNews -. Dalle tecniche di
coltivazione dell’ulivo
e a quelle di estrazione. Siamo stati impegnati in due diverse isole, con di produttori che vogliono
incrementare e razionalizzare la coltivazione dell’ulivo». 

A invitare l’esperto è stato Lucio Schembari, 34enne ragusano che da nove anni vive in Giappone dove si occupa di import di prodotti agroalimentari della Sicilia. «Sono specializzato in olio di
oliva. La mia vita – racconta – è sempre caratterizzata da coincidenze e anche questo caso non fa eccezione.
Mio nonno era l’ultimo di una famiglia di massari ragusani. Mio padre
andò all’università e mise fine alla stirpe di massari per diventare un libero professionista. Ma ha sempre
mantenuto la passione per la terra
e ha cercato di trasmettermela. Ricordo
ancora quando avevo circa 20 anni e insieme a mio padre – prosegue – ascoltavamo il dottor Cicero parlare di qualità per
poter affermare i nostri oli nei nuovi mercati esteri che stavano sorgendo. All’epoca la cosa lasciava un po’
tutti perplessi, soprattutto chi aveva sempre lavorato in un certo modo». 

La strada percorsa è stata una in particolare. «Raccogliere le olive molto più precocemente e di processarle a temperature più basse e
per meno tempo, in modo da estrarre un olio con più polifenoli quindi – spiega Schembari – con sapore e odore più deciso e in grado di conservarsi più a lungo. Questo anche a costo di diminuire la resa e aumentare i costi di produzione». Il 34enne da tempo aspettava il momento giusto per portare in
Giappone la conoscenza di Cicero, e così grazie al patrocinio del Comune di Osaka e alla collaborazione con
Shigenori Matsumura – «teoricamente un mio concorrente nel mercato dell’import, ma in realtà una persona con cui mi
sono sempre confrontato» -, l’occasione è arrivata.
«La visita è durata sei giorni – spiega Cicero – Ho incontrato diversi produttori del posto, ma anche due italiani che intendono impiantare olivo in Giappone, e pure una società che intende
promuovere la coltivazione dell’olivo in due isole a sud di Osaka». 

Quattro imprenditori giapponesi vorrebbero acquistare quasi diecimila piante di olivo per distribuirle a diversi piccoli produttori. «Da circa trecento ettari vengono prodotti trecento tonnellate di
olive l’anno, proporzionalmente siamo nell’ordine di un settimo rispetto alla produzione siciliana – spiega l’esperto -. La causa
è principalmente dovuta al clima che non è molto agevole: a giugno e luglio si verificano abbondanti
precipitazioni che mettono in pericolo l’ulivo. Per i giapponesi l’olio è un alimento eccezionale – sottolinea Cicero -. Ci tengono molto ad avere un prodotto di estrema qualità però non
riescono a produrlo così come vorrebbero quantitativamente parlando
, per cui sono costretti a importarne
buona parte». 

Il mercato giapponese è caratterizzato anche da importazioni dalla Spagna e questo incide negli affari italiani. «Riduce le quantità importate dall’Italia, ma incide anche la Tunisia che sempre di più cerca di raggiungere il mercato orientale – aggiunge Schembari -. Oggi
il nostro comparto è tenuto a galla dalla caparbietà di piccole e medie imprese che ostinano a produrre
qualità contro tutte le avversità contro cui
, soprattutto al sud, i produttori si scontrano ogni giorno. Ma quanto può
durare?», si domanda il giovane. La volontà comunque è quella di andare avanti, puntando anche su eccellenze come le mandorle. «Quelle siciliane qui in Giappone sono richiestissime», conclude Schembari.

Danilo Daquino

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