Il governatore Nello Musumeci ha annunciato di avere fatto partire l'iter per il controllo delle procedure adottate per arrivare all'Autorizzazione integrata ambientale del 2009 e poi rinnovata nel 2019. In mezzo c'è stato il processo Terra mia
Oikos, la Regione ora avvia il «riesame» dell’Aia «Nuovi accertamenti» dopo l’ordinanza del Tar
La parola chiave è «riesame». Cioè: si verifica il procedimento che è stato seguito e la documentazione che è stata usata. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci comunica oggi di avere avviato il procedimento di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata nel 2009 e poi rinnovata nel 2019 alla discarica Oikos di Motta Sant’Anastasia. Si parla, in particolare, dell’impianto di Valanghe d’inverno, da anni al centro di proteste incrociate degli attivisti No discarica e dell’ex sindaco di Misterbianco (Comune nel frattempo sciolto per mafia) Nino Di Guardo.
«Ho dato mandato al dipartimento Acqua e rifiuti di procedere con nuovi accertamenti sul contestato impianto di smaltimento dei rifiuti nel Catanese», dice il governatore in una nota diffusa alla stampa. Adesso, quindi, spetterà all’ingegnere Salvo Cocina guidare il riesame dell’Aia. A lui si affiancheranno i tecnici di Arpa Sicilia e i dati forniti dall’Istituto superiore della Sanità su possibili refluenze sulla salute pubblica. A stabilire che l’Iss e la Regione dovessero occuparsi dell’Aia è stato il Tribunale amministrativo regionale di Catania, pronunciandosi sul ricorso contro il rinnovo dell’autorizzazione presentato da attivisti e amministrazione comunale misterbianchese.
In quella circostanza, il Tar etneo aveva rigettato la richiesta di sospensiva dell’autorizzazione, ma aveva stabilito che la vicenda fosse complessa e gli atti da acquisire integralmente. Già nel luglio 2014, ricorda il comunicato stampa di Musumeci, la Regione aveva rigettato l’istanza di rinnovo dell’Aia, ma aveva perso in sede di giustizia amministrativa. A complicare tutta la vicenda sono state le motivazioni, depositate a gennaio 2020, della sentenza del processo Terra mia, con il quale il patron della Oikos Mimmo Proto è stato condannato a sei anni per corruzione. Mentre il funzionario regionale Gianfranco Cannova è stato condannato a nove anni. Nelle centinaia di pagine scritte dal giudice di primo grado, le «pieghe oscure» della Regione sono quelle in cui si anniderebbero, per i magistrati, i favori all’imprenditore.
Dalle motivazioni in poi, è partito un serrato botta e risposta tra il deputato regionale e presidente della commissione Antimafia all’Ars Claudio Fava e la discarica. In mezzo, l’inchiesta dell’Antimafia proprio sul ciclo dei rifiuti. Il cui esito dei lavori è atteso a breve. Tra le istituzioni coinvolte nell’intricata vicenda dei legami con Oikos c’è anche, suo malgrado, l’università di Catania: il ruolo del professore Federico Vagliasindi e della sua onlus Centro studi ingegneria civile e ambientale è stato oggetto di una richiesta di chiarimenti arrivata all’ateneo dai comitati No discarica.