La zona è passata dalla gestione della provincia a quella dell'area metropolitana di Catania. «Ma il sindaco Enzo Bianco se ne disinteressa», dice Massimo Musmeci dei Verdi. Mancano fondi, le zone umide spariscono e con esse pure gli uccelli «per tutelare i quali era stata istituita la riserva», spiegano dalla Lipu
Oasi Simeto, animali vanno via da area protetta «Situazione pietosa, emblema di mala gestione»
«L’oasi del Simeto è abbandonata a se stessa». La costa si ritira, le zone umide sono quasi tutte sparite e, di conseguenza, il numero di animali si è ridotto notevolmente. A pesare sulla condizione della riserva naturalistica catanese, secondo il coordinatore provinciale dei Verdi Massimo Musmeci, è lo scarso interesse della politica, che causerebbe mancanza di fondi e quindi controlli e manutenzione insufficienti. La gestione è di recente passata dalla provincia alla città metropolitana di Catania: «In trent’anni la situazione è peggiorata anziché migliorare», dice un ambientalista.
La zona sottoposta a vincolo ambientale copre la foce del Simeto e l’area circostante. «Potrebbe essere una grande risorsa per il turismo naturalistico», dice Musmeci. Ma da quando l’ente gestore è cambiato «se prima le cose non andavano bene, ora sono pure peggiorate». La competenza in quanto a gestione e manutenzione della riserva spetta al sindaco Enzo Bianco «che invece, non capiamo perché, si è disinteressato totalmente alla questione. Come se Catania finisse dove termina la Playa». I Verdi hanno intenzione di chiedere un confronto col primo cittadino etneo, intanto però «le condizioni dell’oasi peggiorano. Giorno dopo giorno perdiamo biodiversità».
Ma a pesare è soprattutto «la mancanza di fondi – lamenta l’esponente dei Verdi – Necessari non solo per le attività quotidiane ma pure per i controlli». A sorvegliare la riserva dovrebbero essere il corpo forestale, gli impiegati e le autorità provinciali: «Ma sono anche loro in guai economici, per quel che mi risulta, e non riescono a svolgere il loro servizio». Il danno più importante sofferto dall’oasi sarebbe stato fatto però in passato. Nel 2014 è stata disposta la pulizia dei canali «che riempiendosi – spiega Musmeci – creavano delle zone umide, ideali per ospitare la fauna. Sparite le zone umide sono scomparsi anche gli animali».
«La gestione era pessima anche quando se ne occupava la provincia – afferma Roberto De Pietro, ambientalista – I fatti sono inconfutabili, la situazione dell’Oasi è pietosa». La riserva continua a essere accessibile ai turisti ma «rappresenta tutto quello che non dovrebbe essere una zona protetta, che comunque mantiene un elevato valore naturalistico». Sarebbero tanti gli aspetti di degrado, già denunciati in passato, che restano sotto gli occhi dei visitatori: «Discariche, caccia, case abusive». La costa inoltre, sta arretrando – come esposto in uno studio condotto da De Pietro – lo spazio dedicato ad animali e vegetazione si sta riducendo: «Senza l’interesse degli enti pubblici, nonostante l’istituzione dei vincoli ambientali, le condizioni sono peggiorate anziché migliorare».
Dopo il prosciugamento dei canali, secondo le stime della Lega italiana protezione uccelli, delle 20 coppie nidificanti di moretta tabaccata ne sarebbero rimaste solo due. «Le zone umide vanno ripristinate. Stanno scomparendo le specie per le quali era stata istituita la riserva», dice Giuseppe Rannisi della Lipu. Col venire meno delle zone umide sarebbe scomparso pure l’airone rosso, mentre la popolazione di altri uccelli, come il tarabusino e il pollo sultano, si è ridotta di parecchio. La Lipu ha registrato anche il progressivo allontanamento di altre specie che prima svernavano nella riserva. E che adesso non trovano più gli habitat e l’alimentazione necessari: le aquile anatraie minori e maggiori, le aquile minori, il falco pescatore, gli aironi.