Nuovo piano regolatore, atteso dal ’61 Filosofia e aree verdi al risparmio

Tutelare, regolare, non costruire e rigenerare. Sono queste le regole d’oro del nuovo piano regolatore generale della città di Catania, le cui linee guida sono state presentate ieri al consiglio comunale. Dopo un’attesa vecchia di cinquant’anni. L’ultimo prg, infatti, è quello di Luigi Piccinato, datato 1961. Nonostante il sindaco Raffaele Stancanelli non manchi di ricordare che l’ufficio preposto sta lavorando attivamente al progetto, ieri mattina, è stata presentata solo la filosofia che sta dietro il prossimo piano per la città. Blocco di nuove costruzioni e incentivi per il verde e per i servizi: queste le basi.  Lo schema di massima è, per ammissione dell’assessore all’Urbanistica Luigi Arcidiacono, quello del 1994, presentato dall’allora sindaco Enzo Bianco.

«Quelli di oggi sono i principi generali per una riorganizzazione armonica della città, non soltanto sotto l’aspetto urbanistico», afferma il sindaco Stancanelli, rivolto a un consiglio comunale che, col passare degli interventi, si svuota velocemente. Non c’è più spazio a Catania per nuove costruzioni. Ed è bene incentivare la demolizione e la ricostruzione degli edifici già esistenti. In questo modo, peraltro, si tenta di far fronte al rischio sismico a cui Catania è soggetta: un forte terremoto e molte strutture risulterebbero gravemente danneggiate.

Per i terreni liberi la situazione è più complessa. Alcuni non sono edificabili, altri sì, ma solo sulla carta, a causa di un blocco a nuove costruzioni. Si è deciso di renderli utilizzabili attraverso il meccanismo della perequazione. Che significa rendere una cosa uguale per tutti. Cioè: i terreni non edificabili saranno venduti al prezzo di quelli edificabili e sia enti pubblici sia privati potranno costruirci. Le aree sono state divise in generatrici (non edificabili) e utilizzatrici (edificabili). Il meccanismo prevede che il proprietario del terreno utilizzatore compri un terreno generatore. Nel primo edificherà ciò che vuole, il secondo dovrà essere trasformato in un parco o in un centro servizi per la collettività e donarlo al Comune. «In questo modo ci guadagnerebbero tutti perché il primo proprietario può finalmente costruire, il secondo ha venduto un terreno in cui non poteva fare niente al prezzo di uno edificabile, e il comune guadagna uno spazio verde o un servizio», spiega soddisfatto Nuccio Condorelli, capogruppo Pdl in consiglio comunale. Il terreno generatore, infatti non solo è venduto a un prezzo maggiore al prevedibile, ma diventerà di proprietà del Comune etneo. «La finalità di tali aree è quella di garantire al Comune l’acquisizione, non onerosa, di suoli destinati ad attrezzature, infrastrutture o altre dotazioni pubbliche». Che significa anche spazi verdi.

Tra le negatività di cui è espressione Catania, infatti, c’è anche la dotazione del verde: la metà rispetto a quella che dovrebbe essere. Cinque milioni di metri quadri di verde per i circa 300 mila abitanti catanesi. La volontà dell’amministrazione è quella di pareggiare tale rapporto. «Vogliamo spostare lo stadio Angelo Massimino per trasformare l’area risorsa Cibali-Susanna in un parco urbano di estensione maggiore della villa Bellini. Ancora vogliamo riqualificare l’intera piazza Borsellino-Alcalà», afferma l’assessore Arcidiacono. Nell’ottica di una maggiore vivibilità della città, poi, il piano regolatore generale prevede una rimodulazione della mobilità. Catania ha il primato in Italia di numero di auto in città, 700 ogni 1000 abitanti. «Una tale situazione è incompatibile con una città moderna e vivibile quale vogliamo che sia la nostra», dichiara Stancanelli. Sarà completata la rete stradale in tre nodi principali sia in direzione est-ovest, in direzione nord della circonvallazione e ad ovest del centro urbano. In particolare, però, si vorrà incentivare il trasporto pubblico. In particolare quello su ferro con l’ampliamento della rete metropolitana e il raddoppiamento della linea ferroviaria a nord della stazione centrale. Due nuove fermate della metro sono previste nel tratto sud della città. Una denominata Porto-Duomo nell’ambito del nuovo assetto che dovrebbe avere piazza Alcalà e l’altra Concordia- San Cristoforo, nei pressi di piazza Caduti del Mare. La ferrovia circumetnea, inoltre raggiungerà l’aeroporto con la nuova stazione Santa Maria Goretti passando attraverso Librino e alcune periferie della città come Fortino San Leone e Nuovaluce. È pertanto previsto un trasferimento dei residenti del villaggio «in un sito più a monte rispetto a quello attuale», spiega Arcidiacono. Sono stati, inoltre, già redatti diversi studi di fattibilità per la realizzazione di una rete tranviaria.

Le linee guida sono state illustrate, ma il dibattito è ancora in corso. E se da una parte la maggioranza elogia l’operato dell’amministrazione, parlando di svolta decisiva per la città, dall’altra si alzano voci di dissenso. «Tante chiacchiere e poca sostanza», afferma Puccio La Rosa di Fli che, come Saro D’Agata del Pd, lamenta anche «la mancanza  dell’atto deliberativo e di valutazioni fondamentali come quelli del genio civile e la Vas, Valutazione ambientale strategica». Al piano preparato dall’ex sindaco Umberto Scapagnini guarda, invece, Nello Musumeci. «Non abbiamo pregiudizi, ma siamo ancora alle linee generali  e non c’è uno strumento urbanistico al momento, si poteva ripartire dal piano di Scapagnini» afferma, chiedendosi, inoltre, se la permanenza dell’aeroporto e il suo ampliamento porteranno alla deportazione degli abitanti di Santa Maria Goretti.

Il dibattito si preannuncia lungo e tale è anche il percorso dell’intero piano. Dopo essere redatto dovrà infatti passare al vaglio del consiglio comunale e poi di quello regionale prima di poter entrare in vigore. E intanto sono già passati 50 anni.

[Foto di Melania Tanteri]


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