Il difensore, costretto ad un mese circa di stop e a salutare dunque in anticipo la regular season, si è assunto le responsabilità della ricaduta rimediata sabato contro l'Avellino. «Lavorerò anche di notte per accorciare i tempi di recupero». Il numero 2 rosanero scuote il gruppo e suona la carica in vista delle ultime cinque partite
Nuovo infortunio, Bellusci fa mea culpa «Non ero al top ma ho voluto rischiare»
Giuseppe Bellusci recita il mea culpa. È lui il responsabile della ricaduta rimediata sabato in occasione della gara contro l’Avellino nella quale era tornato in campo dopo l’infortunio del 10 marzo contro il Frosinone. «Sapevo che c’era un rischio – ha ammesso il difensore rosanero durante la conferenza stampa odierna al Tenente Onorato – il dottore mi aveva detto chiaramente che non ero al cento per cento e che non potevo essere a disposizione ma io mi sono impuntato. Ci ho messo la faccia e mi assumo tutte le responsabilità di quello che è successo. La voglia di rientrare e di dare un contributo non è stata premiata. Pentito per il rischio che ho corso? Sbagliano le persone che si prendono delle responsabilità. Altre volte, in carriera, mi era capitato di scendere in campo senza essere completamente a disposizione. Sabato, purtroppo, è andata male. Lo stop è di circa trenta giorni ma, come avvenuto la volta scorsa, lavorerò anche la notte per cercare di accorciare i tempi di recupero».
La risonanza magnetica effettuata questa mattina ha evidenziato il riacutizzarsi della lesione di secondo grado del bicipite femorale destro con distacco aponeurotico. Come Nestorovski, anche il numero 2 rosanero termina in anticipo la regular season. Solo in caso di partecipazione ai playoff, Tedino potrà riavere a disposizione il difensore. Uno che, se potesse, scenderebbe in campo anche domani pur sapendo di essere fermo ai box: «Giocherei anche con una gamba sola – ha dichiarato – peccato perché sabato avrei potuto finire la partita se non avessi fatto lo stesso movimento effettuato in occasione del match con il Frosinone. Ho sentito fastidio, ho provato a comprimere il dolore con un bendaggio ma alla fine non ce l’ho fatta». E al suo posto, subito dopo l’intervallo, è entrato il palermitano Accardi: «In questi mesi si è allenato con grandissima professionalità e secondo me ha il serbatoio giusto per affrontare le partite e il campionato di serie B».
Parla da leader, Bellusci. Giocatore che, in virtù del suo bagaglio di esperienza, sa quali corde toccare all’interno dello spogliatoio e in che modo scuotere il resto dei compagni: «Contro l’Avellino ci siamo riaccesi e adesso dobbiamo cercare di mantenere viva questa luce, questo fuoco dentro che abbiamo mostrato più volte, anche se nel corso della gara disputata sabato ad un certo punto ci siamo abbassati e questo non ce lo possiamo permettere. Io so che siamo in grado di vincere le prossime cinque partite ma è proprio il Palermo a farmi paura. So che abbiamo le potenzialità per fare molto bene ma dobbiamo andare sempre a 300 senza mai fermarci. Dobbiamo spingere sempre sull’acceleratore – ha aggiunto – andare avanti per la nostra strada e, anche se ci troviamo di fronte ad un muro, provare a sfondarlo e andare dritto».
Il concetto, condito da diverse metafore, è chiaro. Bellusci ha in mente solo il traguardo della promozione: «Il nostro unico obiettivo è la vittoria venerdì a Venezia. Deve essere questa la nostra mentalità: vincere una partita e, dopo avere voltato pagina, prepararsi mentalmente in funzione di un’altra vittoria, quella del match successivo. Così facendo andiamo in serie A». Traguardo che, al di là dell’eventualità dei playoff, il Palermo potrà raggiungere se in questo rush finale dimostrerà di stare bene fisicamente e anche sul piano psicologico: «Tutti i fattori sono importanti. Secondo il mio umile punto di vista è l’organizzazione a fare la differenza. Le gambe non sono come a novembre e non possiamo permetterci di non essere forti con la testa. Saremmo dei pazzi se a cinque giornate dalla fine andassimo alla ricerca di energie provenienti da fattori esterni. Significherebbe non capire l’importanza della serie A. Per quanto concerne l’aspetto organizzativo – prosegue – c’è l’allenatore che darà al gruppo le giuste indicazioni partita dopo partita».
Quella vinta sabato contro l’Avellino ha detto che i rosanero sono avviati verso la guarigione: «Abbiamo avuto un momento di difficoltà evidente. Speriamo che contro l’Avellino sia scattata la scintilla. Basta poco per entrare in un tunnel, ma basta poco anche per scacciare i fantasmi e ritrovare la luce in fondo a questo tunnel. L’auspicio è che il successo contro l’Avellino coincida con il ritrovamento della luce». Nella giornata odierna anche Murawski si è sottoposto ad una risonanza. Le indagini strumentali hanno evidenziato un forte trauma contusivo alla rotula del ginocchio destro. Niente fratture, dunque. Il centrocampista polacco, costretto ad uscire durante il secondo tempo della sfida contro gli irpini, potrebbe essere a disposizione per la gara con il Venezia ma è probabile che Tedino, rinfrancato venerdì dai rientri di Jajalo e Gnahoré, tenga in considerazione la titolarità del numero 35 rosanero in vista dell’incontro casalingo con il Bari di lunedì 30 aprile.