Novità da Ragusa

Ricordate la storia infinita del debito che il Consorzio Universitario aveva con la Facoltà di Lingue? Ecco, l’esito si è saputo durante lo scorso consiglio di Facoltà a Catania: non sarà estinto per intero, ma dei due milioni di euro ne tornerà a casa uno. E torneranno a casa sul serio, o meglio nelle tasche di chi li ha anticipati: l’Ateneo, che ritrova parte del tesoro perduto: ma per Ragusa non sono tempi felici.

Visto che la scorsa convenzione prevedeva tanti soldi, la nuova, per contrappasso, potrebbe prevederne molto pochi. Talmente pochi da non garantire l’esistente e farci vivacchiare.

Ma il Consorzio, oltre ad annunciare che darà a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio (e alla Facoltà di Lingue cosa dà?) ha mandato una lettera dove prega i docenti di pronunciarsi sui seguenti tre punti:

1.      Chiarire qual è il rapporto tra Ragusa e Catania. Ragusa è una succursale o sono due sedi di pari dignità?

2.      Far rimanere le tasse pagate dagli studenti con sede a Ragusa al Consorzio stesso.

3.      Accettare che il Consorzio abbia parola in merito all’organizzazione dell’offerta formativa, finora appannaggio della Commissione Didattica.

 

Se i primi due punti non dovrebbero presentare particolari problemi, il terzo è il più controverso: si è temuto, in un primo momento, che tali pretese venissero estese anche su Catania. E’ vero comunque che le classi di laurea, alla luce dell’applicazione della legge 270, che entrerà in vigore non prima del 2010/2011, devono essere riviste. La Commissione Didattica sta lavorando sui piani di studio, ma nulla è ancora certo sulle decisioni da prendere, se non che sarà necessaria una riorganizzazione dell’offerta formativa.

Ma cosa potrebbe comportare una nuova convenzione se essa, sapendo che gli enti pubblici che sostengono il Consorzio non possono permettersi di largheggiare con gli stanziamenti, comportasse una forte riduzione degli investimenti da parte del Consorzio stesso?

Intanto potrebbe non garantire il rimborso spese per i trasporti e l’alloggio ai docenti a contratto e non si sa per quanto tempo ancora i professori possano anticipare, senza certezze, i soldi della trasferta a Ragusa. Potrebbe comportare un blocco o una riduzione negli avanzamenti di carriera dei docenti: i quali, cioè, potrebbero trovarsi a lavorare con scarse prospettive di avere riscontri del proprio operato.

Per gli studenti, oltre alla mancanza di soldi da destinare all’acquisto dei libri per la biblioteca, alla Casa dello studente, alla mensa e al Cus (mai avuti), potrebbe significare anche la soppressione delle borse di studio estive che sono state, appunto, finanziate dal Consorzio. Oltre ovviamente a tutti i problemi didattici che si presenterebbero qualora dei professori non vogliano più rinnovare il loro contratto per le condizioni di lavoro poco favorevoli.

L’auspicio da parte di tutti è che, con la nuova convenzione, il Consorzio non solo mantenga l’esistente ma continui a scommettere sul futuro del nostro territorio. Lo studio delle lingue orientali è infatti previsto a Ragusa ma non a Catania: questo, non solo ha differenziato le due sedi e ha dato specificità alla sede iblea, ma ha anche comportato il trasferimento di molti studenti che, volendosi specializzare in lingue orientali, hanno optato per Ragusa.

Il rilancio e il potenziamento dell’orientalistica da parte delle nostre istituzioni, magari con l’avvio degli insegnamenti di Cinese ed Ebraico, sarebbe non solo una sfida culturale nel nostro territorio ma anche, e soprattutto, il completamento di un progetto iniziato anni fa e che è ancora in via di sviluppo.  


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo