La notizia dei sigilli apposti al sito tra Noto e Rosolini dà ragione agli attivisti del locale meet up che da tempo denunciano o rischi del laghetto che si è formato in quell'area. La Procura accusa Salvatore e Corrado Gennuso, e a Corrado Benfanti
Noto, il sequestro della discarica Bommiscuro Indagati titolari e sindaco. M5s: «Falda inquinata»
Apposti i sigilli alla discarica di Bommiscuro, tra Noto e Rosolini. L’area è stata sequestrata dal Nictas su ordine della procura di Siracusa, dopo che il gip ha accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Margherita Brianese in una indagine coordinata dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano.
Tre gli indagati coinvolti: Salvatore Gennuso, amministratore unico della società Bodein che gestisce il sito e Corrado Gennuso, socio e proprietario della stessa discarica. A entrambi viene contestato il reato di inquinamento ambientale, mentre il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, è indagato anche per il reato di rifiuto di atti d’ufficio.
Durante le indagini è emerso che «nessuno dei soggetti pubblici e privati normativamente tenuti alla realizzazione degli interventi di bonifica si è mai concretamente attivato, bonificando e mettendo in sicurezza il sito contaminato, limitandosi esclusivamente a mere e sterili attività e lasciando, nei fatti, che lo stato della discarica si perpetuasse una fonte di rischio ambientale costante». La custodia del sito è stata affidata a Maurizio Pirillo, dirigente generale del dipartimento delle Acque e dei Rifiuti dell’assessorato regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica utilità.
Intanto, gli attivisti del locale meetup del Movimento 5 stelle che si sono interessati da tempo a questa tematica ambientale si stanno preparando, come dice a Meridionews Salvo Gionfriddo, «per fare un sopralluogo e cercare di sensibilizzare di più l’opinione pubblica sulla questione. Il laghetto che si è formato in quell’area – spiega – inquina, da anni, la falda acquifera e, quindi anche le serre e i campi in cui si coltivano prodotti ortofrutticoli che arrivano quotidianamente sulle nostre tavole. Nessuno – sottolinea Gionfriddo – ha fatto niente in tutti questi anni e, adesso, forse sarebbe addirittura il caso di vietare l’agricoltura in quella zona, anche se mi rendo conto che è una misura impossibile da attuare. L’inerzia nel prendere provvedimenti concreti per l’avvio di progetti di bonifica di quel sito è sicuramente responsabilità del nostro amministratore locale, ma a noi non interessa tanto che qualcuno paghi per quello che non si è fatto, noi vogliamo la bonifica e il ripristino dei luoghi soprattutto – conclude – per la salute delle persone che abitano quel territorio e che mangiano i prodotti di quella terra».