Non toglieteci il Costaiblea!

Spente le luci, smorzati i dibattiti, finite le parole, si è conclusa nella fredda notte di Santa Lucia la dodicesima edizione del Costa iblea film festival, portando via con sé uno dei pochissimi sprazzi di vita culturale di questa città. Sembra, tuttavia, che quest’anno la manifestazione, più che aver lasciato un segno e il senso della sua insostituibile presenza, sia semplicemente passata. Trascorsa. Pochi i fruitori della kermesse, forse per via delle cattive condizioni meteorologiche, forse perchè divisi fra due teatri: il Lumiere di Ragusa superiore e il Teatro Donnafugata, a Ibla. Pochi, forse, gli spettatori perchè il Costa iblea è stato pochissimo pubblicizzato dagli enti che, pure, ogni anno lo finanziano. E’ importante il Costa iblea: è ciò che ancora fa sentire parte di questa città una fetta di popolazione forse non ampia, ma fondamentale per il suo buon funzionamento: artisti, insegnanti, librai, grafici, assistenti sociali, medici, studenti universitari. Questo pubblico ha ancora bisogno di sentirsi pensato dagli amministratori dell’urbe e della provincia, cui semmai proprio oggi, nel generale vuoto di idee che ci circonda, è richiesto di ampliare gli sforzi in questa direzione, di “educare” i propri cittadini, di far sì che, nell’anno, non attendano solo la sagra della frittella! Gli organizzatori, i direttori artistici, Francesco Calogero e Vito Zagarrio, si sono ben resi conto della necessità di ingrandire il pubblico di un evento tanto importante, invitando come ospite d’onore un personaggio popolarissimo fra i giovani e la più larga cerchia dei lettori, Federico Moccia, e al contempo polemizzando con la Provincia regionale di Ragusa, cui viene chiesto di prendere una posizione definitiva nei confronti del festival: “sposandolo” o meno.

Polemiche a parte, la rassegna si è svolta con le consuete modalità: una serata d’apertura dedicata ai tre film tratti dai romanzi di Moccia (“Tre metri sopra il cielo”, “Ho voglia di te”, “Scusa ma ti chiamo amore”), gli omaggi (a Manoel De Oliveira, per i suoi cent’anni;ad Alberto Sironi, regista de “Il commissario Montalbano”), le visioni a tema e fuori tema, il concorso, le “contaminazioni” con le altre arti (il concerto sinfonico dell’ERSU di Catania, lo spettacolo teatrale “A piedi nudi nel parco”, le mostre).

Per la sezione “Sicilia!” è stato possibile vedere i corti “Pizzo express”, “Maradona baby”, “The Hallway”, “I protagonisti” (rispettivamente di Rossella Di Pietro, Nino Sabella, Gaia Bonsignore, Sigfrido Giammona), il film “I cinque sensi della morte” di Andrea Traina (2007) e i film “La terra madre” di Nello La Marca e “Se chiudi gli occhi” di Lisa Romano, in concorso anche per il premio Rosebud. Oltre alle due pellicole citate, hanno partecipato al premio Rosebud “Ossidiana”, opera prima della regista Silvana Maja, “Non c’è più niente da fare” di Emanuele Barresi, “Una notte” di Toni D’Angelo, “La velocità della luce” di Andrea Papini, “Mar Nero”, il bel film di Federico Bondi, vincitore del premio.

Uno dei momenti più belli del festival è stato senz’altro rappresentato dalla consegna del premio alla carriera, il Carrubo d’oro, a Paolo Benvenuti, cui è stato reso omaggio anche con la visione del suo ultimo film: “Puccini e la fanciulla”.


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