«Non siamo numeri» La rabbia dei ragazzi

«Le nostre scuole non sono aziende, la cultura non si vende». Lo hanno gridato a gran voce per dire che la riforma di Renzi non è poi così buona. Anche a Palermo centinaia di studenti di diversi istituti superiori e dell’ateneo sono scesi in piazza per manifestare contro il disegno di legge Buona scuola, all’esame negli scorsi giorni alla commissione Cultura e istruzione della Camera. Il corteo ha preso il via da piazza Verdi intorno alle 9 per spostarsi lentamente verso la Prefettura.

Una riforma che Matteo Renzi sponsorizza come «fondamentale per il Paese», ma che non piace agli studenti né ai docenti, che si uniscono in un’unica marcia di protesta contro i tagli all’istruzione e contro gli ‘spostamenti’ di potere. Per la Cgil è «un disegno di legge mascherato, cambierà tutto il mondo scuola. Ai docenti è stata tolta la dignità oltre che il potere decisionale, che passa di fatto nelle mani del Governo». La riforma, secondo i sindacati, infatti, è di forte impedimento alla libera scelta del docente, che si troverà a «non poter più trasmettere unicità agli allievi che riceveranno un’istruzione massificata e diretta dall’alto. Tutto ciò ricorda i tempi del regime, sembrano i primi passi verso una dittatura». Il passaggio dei poteri dalle mani dei docenti a quelle dei dirigenti scolastici mina, è l’opinione di parti sociali e studenti, il libero arbitrio del docente che vive l’aula e che conosce attitudini e capacità della classe. 

«Siamo scesi in strada per dimostrare che anche se cercano di zittirci, di ridurci ad un popolo senza dignità, noi abbiamo una voce e siamo sempre pronti alla lotta. Il Governo ci crede dei numeri, ma noi siamo persone, siamo esseri pensanti. Vogliamo un’istruzione giusta altrimenti, se ci bloccano il futuro noi blocchiamo tutto». Infervorati dalle loro stesse grida gli studenti guadagnano l’antico centro di Palermo, i Quattro Canti, dove a corteo fermo vengono simbolicamente bruciate delle copie delle prove Invalsi del 2014 (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione). Il minuto di silenzio viene interrotto da fumogeni e applausi, segno della ripresa della marcia. 

«I test Invalsi di quest’anno sono programmati tra il 9 e il 12 maggio e ci teniamo a far sapere che ci sarà una nuova e più forte manifestazione di opposizione – racconta a Meridionews un rappresentante del coordinamento Studenti medi -. Ogni passo sembra essere verso un’istruzione massificata, noi vogliamo il sapere libero dai profitti e dalle banche». A motivare l’opposizione ai test l’accusa di voler omologare e appiattire la formazione. Anche in questo caso, secondo gli studenti, «tali prove negano e penalizzano qualsiasi creatività e la libera istruzione nazionale che è naturalmente dipendente da molte variabili geografiche sottoponendo gli studenti di tutta l’Italia ad un unico test di un’azienda privata».

«Matteo Renzi pezzo di merda» è solo una delle pesanti invettive rivolte al premier, percepito come «non rappresentativo» e come il nemico. «Nessuno ci rappresenta, scendiamo in piazza per il diritto allo studio che oggi ci viene negato. Il Governo è il nemico bugiardo. Non è vero che non ci sono fondi in Italia, pensiamo alle grandi opere, alla Tav, mentre noi siamo costretti in scuole fatiscenti e a sottometterci ad un disegno di legge che è un imperativo. Paghiamo tutte le cattive scelte dei politici e siamo stanchi di soffrire, di essere disoccupati e abbandonati».

Intorno a mezzogiorno il corteo raggiunge i cancelli della Prefettura in via Cavour. «Contro i tagli, contro il precariato, per il diritto allo studio, per un’istruzione libera e pronti alla lotta dura se non ascoltati, tutti uniti contro le oppressioni e le repressioni». Anche i bambini delle scuole elementari, nel loro piccolo, hanno partecipato alla manifestazione nazionale. Gli alunni di un’istituto di istruzione primaria si sono fermati in via Ruggero Settimo a metà mattina e, accompagnati dalle maestre, hanno intonato Fratelli d’Italia battendo le mani.


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