Non si paga per leggere in biblioteca!

Che cos’è la “Giornata mondiale del libro”? Essa si celebrerà il prossimo 23 aprile, come ogni anno a partire dal 1995, data dalla sua istituzione da parte dell’UNESCO. Attraverso momenti d’incontro, di studio, di riflessione ma anche di festa, si è voluto rivolgere un tributo universale ai libri e a chi li scrive (la manifestazione è infatti anche dedicata al “diritto d’autore”). In molti Paesi del mondo, le Commissioni nazionali UNESCO, insieme ad associazioni, reti di biblioteche, librerie, scuole, università, si mobilitano per organizzare e partecipare a questa grande festa. Scopi fondamentali della giornata sono dunque promuovere il piacere della lettura, sostenere l’industria editoriale e proteggere la proprietà intellettuale. 

Nella nostra realtà, in occasione della giornata mondiale, di libri e promozione della lettura si parla e si scrive di solito abbastanza, anche a causa dei sentimenti contrastanti derivanti, negli operatori del settore e negli appassionati, dalla scarsa percentuale di lettori che annualmente viene registrata dalle statistiche italiane rispetto agli altri paesi europei. Di diritto d’autore si parla invece un po’ meno. Proverò a farlo proponendo sin da subito un collegamento tra libri,  protezione della proprietà intellettuale e biblioteche. Uno dei problemi connessi al diritto d’autore, materia certamente assai complessa e oggetto di diverse disquisizioni e interventi legislativi, è quello della gratuità del prestito in biblioteca.  

Il 16 gennaio 2004 la Commissione Europea aprì un procedimento d’infrazione contro alcuni paesi europei, e tra questi l’Italia, per la mancata attuazione della direttiva 1992/100/CEE in materia di “diritto di prestito e taluni diritti connessi con il diritto d’autore”.

La direttiva prevede il risarcimento agli autori dei mancati introiti derivanti dal fatto che i loro libri, anziché essere acquistati in libreria, sono presi in prestito in biblioteca, con una conseguente e consistente riduzione delle vendite. In Italia la direttiva fu recepita nel 1994 con un decreto legislativo nel quale si stabiliva, tra l’altro, che il prestito da parte di biblioteche, discoteche di Stato ed enti pubblici con finalità esclusive di promozione culturale e studio personale non è soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del diritto d’autore, al quale non si deve pertanto alcuna remunerazione.  

Il procedimento di infrazione venne da subito visto, da più parti, ma soprattutto dalle biblioteche e dalla principale associazione che le rappresenta, l’AIB, come un attacco al diritto di leggere e al consumo libero di cultura e informazioni. L’AIB si impegnò sin da subito in una campagna a favore della gratuità del prestito in biblioteca, anche in considerazione delle possibili negative conseguenze del porre una tassa sulla lettura in un Paese già così poco aduso alla lettura e alla lettura in biblioteca. Il convincimento dell’AIB era, ed è, che proprio grazie all’attività delle biblioteche è possibile la libera circolazione delle informazioni e della conoscenza, premessa per lo sviluppo di individui liberi in una società democratica. Le biblioteche, infatti, consentono la selezione, la conservazione, l’uso e consumo, (altrimenti detto la circolazione) dei libri e di documenti di vario tipo e su diverso supporto, al di là delle logiche immediate del mercato, e con l’unica finalità dello sviluppo socio-culturale del cittadino. Il compito, fondamentale in ogni società, che esse svolgono a favore della promozione del libro e della lettura non può certo permettere che esse siano considerate concorrenti degli esercizi commerciali e di conseguenza tassate: in nessun modo esse impediscono o ostacolano la vendita di libri (piuttosto è sperimentato e dimostrato che laddove si leggono più libri in biblioteca si vendono più libri in libreria). 

Insieme all’AIB, la biblioteca civica di Cologno Monzese (MI) si fece promotrice della più importante campagna contro il prestito a pagamento, campagna che ebbe grande successo. E nelle pagine iniziali del sito dedicato alla campagna leggiamo: Le biblioteche hanno un’altra concezione del diritto d’autore: esistono e combattono perché gli autori (non solo quelli dei bestseller) siano conosciuti, letti, amati. Perché possano essere conosciuti, letti e amati anche dopo essere spariti dagli ostensori del mercato, dove rimangono per una vita media di soli sei, sette mesi. Le biblioteche hanno un’altra concezione del diritto d’autore: investono in catalogazione, promozione, stoccaggio per permettere agli autori di raggiungere i loro lettori. Esse rappresentano un grande scaffale aperto per l’editoria e per la libertà di informazione. Della loro opinione, vogliamo dire sommessamente ma decisamente, occorrerà tenere conto. A differenza di quanto è accaduto in passato. 

A tutti dunque buona giornata del libro e del diritto d’autore!

 
*Simona Inserra è docente a contratto di “Tecnica della catalogazione e della classificazione” presso il corso di laurea in Scienze dei Beni culturali (Siracusa) della facoltà di Lettere e Filosofia. Cura il blog Lab Library.


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