Mentre a Roma si radunano in centinaia per la manifestazione nazionale contro il governo presieduto da Mario Monti, a Catania sono scese in piazza circa trenta persone. Durante il raduno hanno gridato il proprio dissenso davanti a una delle sedi Unicredit del centro storico. Ma ammettono: «Purtroppo alternative credibili al momento non ce ne sono». Guarda le foto
NoMontiDay, a Catania si manifesta in pochi «L’alternativa? Per ora meglio non votare»
«Abbiamo deciso di scendere in piazza a Catania, unendoci alla piattaforma della manifestazione nazionale del NoMontiDay, perché le riforme del governo Monti sono solo dei tagli e influiscono sulla vita catanese già duramente provata da governi locali profondamente incapaci». Per Fabrizio del Collettivo Aleph è questo il motivo della manifestazione organizzata stamattina insieme al Collettivo del dipartimento di Scienze politiche di Catania e ai membri dell’ex Centro popolare occupato Experia. Nonostante ciò, però, a manifestare con lui contro «il governo dei professori e della banche» davanti alla villa Vincenzo Bellini, nel centro storico etneo, si sono riunite poco meno di trenta persone. A Roma erano in centinaia.
Eppure sulla pagina Facebook dell’evento comparivano 113 partecipanti e 68 indecisi. Ancora una volta la piazza del social network non corrisponde a quella reale. «Mi chiedo perché Grillo con lo show riesce a riempire le piazze ma poi, anche chi si dice grillino, in realtà quando c’è da partecipare non si fa vedere e l’unica cosa che sa fare è mettere una x sulla scheda elettorale e nulla di più», commenta Fabrizio. Mentre qualcun altro fa ironia, riferendosi agli incontri organizzati dai candidati alla presidenza della Regione per la campagna elettorale: «La prossima volta organizzeremo in piazza Teatro Massimo con Litterio e gli Amici di Maria, o con Minnie e Topolino arrivati direttamente da Disneyland».
In pochi, ma con tanta buona volontà, hanno percorso via Etnea verso corso Sicilia, attaccando volantini del NoMontiDay a pali e cassonetti. E, prima di distribuirli alla gente che affolla il mercato tradizionale A fera o luni, con megafono e striscione alla mano si sono fermati davanti ad una delle sedi della banca Unicredit del centro storico per gridare i loro no al governo.
Tra i partecipanti anche qualche liceale, come Giovanni, 15 anni, sceso in piazza «per far capire la situazione di disagio in cui viviamo». «Non mi vanno bene le leggi che stanno demolendo la scuola italiana, come quella che fa aumentare le ore di lavoro degli insegnanti, in aule con più di 30 ragazzi, che influirà certamente sulla qualità della nostra vita scolastica», dice. Andava meglio durante il governo Berlusconi quindi? «Non si può dire che andasse meglio – risponde – E’ come confrontare due mali. Si può parlare del male minore e, viste le proposte sul tavolo in questo momento, forse paradossalmente era meglio prima», afferma quasi dispiaciuto.
I no al governo che emergono dalla manifestazione sono chiari. «Tagliare allo stato sociale e non ai privilegi in un momento di crisi è una mossa davvero molto stupida. Così come preferire tagliare la spesa sanitaria invece che quella militare ed è assurdo aumentare le tasse universitarie ma diminuire le borse di studio – spiega Federica, universitaria ventiduenne iscritta a Scienze politiche – Monti rappresenta delle politiche che io non posso supportare perché non posso chiedere un prestito in banca per andare a studiare e ammalarsi non può essere un privilegio». Ma non sono altrettanto chiare le alternative. «In questo momento l’alternativa a Monti non c’è», ammette la studentessa. «Ci vorrebbero delle politiche diverse – dice – Più che pensare alla finanza dovrebbero pensare all’economia reale e a come permettere alla gente di potersi comprare il pasto quotidiano e permetterle di studiare».
Chi vedrebbe bene al governo Federica? «Le persone che ci sono attualmente sono veramente molto poco credibili», afferma. Per lei l’alternativa è non andare a votare: «Ci dovrebbe essere un forte ricambio per convincermi ad andare a votare – spiega – Preferisco non votare e fare politica in maniera auto-organizzata, dal basso ma certamente più efficace. Come quella fatta – aggiunge – dentro il collettivo Experia che, all’interno del centro popolare, offriva servizi sociali in un quartiere che non si è mai calcolato nessuno. O quella che fa il collettivo di Scienze politiche, che organizza pranzi a prezzi accessibili ogni giovedì per supplire alla mancanza delle mense universitarie». Piuttosto che pensare su chi andare a mettere la crocetta, Federica preferisce pensare a cosa può «fare domani per aiutare e a come coinvolgere sempre più persone per farle uscire dall’ottica che basta mettere una crocetta per credere di aver fatto il proprio dovere», dice.
Più drastica l’alternativa suggerita da qualche passante: «Dovete ammazzarli tutti, perché vi hanno rovinato la vita. Noi ormai siamo vecchi, ma a voi giovani stanno lasciando solo un futuro da prostitute e senza opportunità. Vi dovete battere per scacciarli», dice una distinta donna anziana di passaggio.