L'iniziativa, che si chiuderà oggi, ha messo insieme sindaci, politici e rappresentanti delle categorie scientifiche per fare il punto sulla previsione e sulla pianificazione delle emergenze. Tra gli interventi, anche quello della vice prefetta Rosaria Giuffrè
Nicolosi, un convegno sui rischi connessi all’Etna «Abituarsi alla convivenza con un vulcano attivo»
Un vertice che ha visto seduti attorno al tavolo tutti gli attori che, sull’Etna, si occupano di ricerca, divulgazione scientifica, monitoraggio, rischio, previsione, pianificazione delle emergenze, mitigazione e sicurezza. Università di Catania, Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dipartimento della protezione civile, Parco dell’Etna e collegio delle guide alpine e vulcanologiche si sono confrontati tra dibattiti, seminari e approfondimenti legati al vulcano, per un’intera giornata presso i locali della protezione civile di Nicolosi, in via Pio La Torre. L’evento è stato organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi in collaborazione con l’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e ha avuto come focus il tema delicato della pianificazione delle emergenze, in particolare la gestione del rischio vulcanico nell’area etnea.
Oltre ai tecnici e agli esperti sono intervenuti i sindaci dei Comuni che amministrano porzioni di territorio poste alle quote sommitali del vulcano, esponenti del panorama politico del territorio e della Città metropolitana di Catania, che si occupa della viabilità provinciale che conduce alle quote di accesso. Il convegno è stato aperto dai saluti del sindaco di Nicolosi Angelo Pulvirenti, che ha sottolineato l’importanza dell’interlocuzione tra tutti i soggetti coinvolti sull’Etna nelle tematiche di prevenzione del rischio. Sulle stesse corde anche Rosaria Giuffrè, vice prefetta di Catania, che ha posto l’attenzione su come i piani della protezione civile in tutti i suoi aspetti non siano sempre puntuali e aggiornati a causa di vari impedimenti amministrativi e proprio per questo è fondamentale una sinergia tra tutte le forze che si occupano degli aspetti legati alle tematiche del rischio al fine che la pianificazione possa avere il risultato sperato, soprattutto considerando la complessità del territorio etneo.
Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di Geochimica e Vulcanologia, dichiara: «Gestiamo uno dei sistemi di monitoraggio più avanzati al mondo che ci permette di dare un avviso prima del verificarsi di eventi eruttivi. La nostra sala operativa è in prima linea per il monitoraggio e la valutazione della pericolosità utile alla mitigazione del rischio, ma dobbiamo comunque abituarci a convivere con un vulcano attivo e considerare che, per quanto possiamo riuscire nel nostro intento, nel corso della sua attività, l’Etna può sottrarre all’uomo porzioni di territorio e infrastrutture».
Numerosi sono stati gli interventi a carattere scientifico in cui ricercatori e tecnici hanno presentato lo stato dell’arte e gli avanzamenti riguardo le attività di ricerca, di monitoraggio e sorveglianza e le modalità di interfaccia tra i vari organi coinvolti nella pianificazione. «Non tutti i comuni alle falde dell’Etna sono dotati di evoluti e aggiornati piani di emergenza e protezione civile – spiega Fabio Tortorici, presidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionale dei geologi – motivo per cui si è voluto organizzare questo convegno con la partecipazione di tutti gli attori che concorrono allo studio e alle attività di previsione del rischio vulcanico sull’Etna». L’evento si concluderà oggi con un l’escursione dei partecipanti fino ai crateri sommitali dell’Etna, organizzata in collaborazione con la Funivia dell’Etna e le guide del collegio regionale Gav.