Nel segno di Peppino, migliaia di persone sfilano al corteo «Contro l’indifferenza ci vogliono oggi più di cento passi»

Sono arrivati urlando e cantando a squarciagola migliaia di giovani che hanno invaso Cinisi, camminando dalla storica sede di Radio Aut a Terrasini fino a Casa Memoria per ricordare Peppino Impastato, ucciso dalla mafia 40 anni fa. Vengono da Palermo, da Messina, da Catania, ma anche da Roma, Firenze, Varese. Tutti insieme per rilanciare e fare proprio il messaggio del militante comunista ucciso nel ’78.  Un messaggio, il suo, che ancora oggi, malgrado siano passati 40 anni, ha bisogno di essere ribadito quotidianamente. Per scegliere ogni giorno di stare dalla parte giusta, non solo il 9 maggio. Ad accogliere il corteo, dopo una lunga e paziente attesa, c’è la famiglia Agostino, sempre in prima linea quando i temi in ballo sono quelli di legalità e antimafia, a prescindere dalle date e dalle ricorrenze. A sfilare fra gli studenti invece c’è anche Renato Accorinti, sindaco di Messina, anche lui una presenza storica il 9 maggio a Cinisi. 

E poi gli amici e compagni di Peppino, in testa Danilo Sulis, fondatore di Radio 100 passi. «Non amo le commemorazioni. Specie quelle che costano una barca di soldi, ma per fortuna non è questo il caso. Spesso si rischia di scadere nella retorica – commenta a MeridioNews -. Ci sono tantissime scuole e ragazzi, ed è da loro che siamo partiti fondando la radio. Non volevamo certo rimetterci a trasmettere a 60 anni, lo abbiamo fatto per loro e questo è il momento di passare il testimone. Abbiamo una sede qui, nella ex casa di Badalamenti, e una a Palermo in un altro bene confiscato e lavoriamo con ragazzi dai 18 ai 70 anni» . E su Cinisi invece preferisce non dilungarsi: «Non è cambiata poi tanto in 40 anni».

C’è anche Salvo Vitale, che già questa mattina aveva affidato un suo pensiero ai social, rievocando parole che furono di Peppino e rinnovando il monito di tutti gli anni: «40 anni sono tanti, penso a quanto è cambiato il mio viso da allora. Non è più un paese sottomesso a un padrone, ma non si può dire che la mafia non esista più. Sono cambiate le forme, gli interessi squallidi sono sempre gli stessi. Di persone come Peppino questa società ne avrà sempre bisogno, anche se Cinisi non è più un paese sotto assedio. Ma il 90 per cento dei compaesani ha scelto l’indifferenza, è un percorso sempre in itinere, di passi ce ne vogliono oggi anche più di cento». A sfilare ci sono poi le associazioni, i circoli Arci, i cittadini, i parenti delle vittime di mafia. Ci sono tutti, in una Cinisi immobile in cui la giornata, per tutti gli altri, lontani da corteo e cori, sembra scorrere normalmente.

Presente anche Mina Welby, arrivata ieri a Palermo per vestire i panni di fiduciaria per alcuni membri del circolo Uaar che hanno depositato il proprio testamento biologico, per la prima volta a Cinisi: «essere qui oggi significa essere proprio su quei cento passi – dice -. Parlare di cose che feriscono e che hanno ferito me lo voglio portare via ma con la speranza di fare qualcosa di positivo. Mi rivolgo a voi giovani: insistete, non abbiate paura».


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