Nel paese dell’evasione scolastica da record Bambine a casa e ragazzini a lavoro

All’indomani della maxioperazione di controllo da parte di carabinieri di Santa Maria di Licodia contro l’evasione scolastica, che ha portato alla denuncia a piede libero di 232 genitori, sono adesso le istituzioni locali a prendere la parola, amareggiati da quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri durate oltre cinque mesi. «Sono numeri davvero alti che stanno a dimostrare la drammaticità del fenomeno – ha affermato un preoccupatissimo Salvatore Mastroianni, sindaco di Santa Maria di Licodia, un comune di appena settemila abitanti – E’ ancora prematuro da parte mia esprimere un giudizio: il nostro primario obiettivo è quello di muoverci in sinergia con gli uffici ai Servizi sociali ed esaminare attentamente ogni singolo caso, per poter trovare una adeguata soluzione per seguire i ragazzi non solo a scuola, ma soprattutto nelle famiglie di provenienza. Si tratterebbe di nuclei familiari con gravi disagi».

I carabinieri hanno visionato in questi mesi decine di faldoni, dai quali è emerso che ben 136 studenti negli anni scolastici 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 non hanno frequentato le scuole dell’obbligo. Alunni che frequentano le scuole elementari e medie inferiori dell’istituto comprensivo Don Bosco e studenti della scuola Alberghiero Rocco Chinnici. Molti genitori hanno volontariamente causato o agevolato l’abbandono della frequenza scolastica o la sua interruzione ingiustificata. Vedi il caso del bambino di 11 anni, figlio di un pregiudicato arrestato di recente, costretto dai familiari a pascolare il gregge. O casi di bambine appena adolescenti costrette ad accudire fratelli minori, poiché le madri, impegnate nel lavoro, di solito attività lavorative sotto pagate, non sanno a chi lasciare gli altri figli e fa comodo avere in casa la figlia maggiore che funge da madre per fratelli o sorelle minori.

Mirella Rizzo insegnante della Don Bosco, il comprensivo dove sono stati registrati quasi una settantina di casi di evasione scolastica, ha sottolineato il fatto che «la scuola aveva già avviato con i familiari dei bambini un dialogo, peraltro difficile, affinché si intraprendesse in sinergia un preciso lavoro di collaborazione e quindi un rientro degli studenti a scuola». Anche padre Santino Salamone, parroco della Chiesa Madre Santissimo Crocifisso, in tempi non sospetti aveva lanciato l’allarme, parlando «di troppi ragazzi che sono in giro per le strada della città, in un orario che invece dovrebbero stare a scuola». Le indagini dei carabinieri hanno permesso di appurare che i genitori hanno un età media tra i 30 ed i 45 anni, sono generalmente operai, ambulanti, braccianti agricoli, muratori, disoccupati, casalinghe, collaboratrici domestiche, operaie e il loro livello di istruzione non va oltre il diploma di scuola media inferiore. Gli indagati sono tutti italiani, escluso due genitori di nazionalità polacca. I ragazzi, non venendo avviati alla scuola, rischierebbero inoltre di ingrossare le fila della criminalità.


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