Nebbia, dal rap di provincia alle collaborazioni con i big «Fare gruppo è l’alternativa a emigrare, anche a Palermo»

Classe 1992, il suo vero nome è Antonio La Fata, originario di Mazara Del Vallo, vive a Trappeto, situazione provinciale che non lo ha di certo frenato nei suoi intenti. Oggi, Antonio in arte Nebbia: produttore, beatmaker e dj è pronto per collaborazioni di grosso spessore: «Ho conosciuto la musica circa a sei anni, quando mio padre mi regalò il primo disco dei 4 Non Blondes. Andavo matto per quella band, soprattutto per il pezzo What’s Up, da lì ho iniziato ad appassionarmi parallelamente all’Hip Hop in quanto cultura, dapprima col writing e poi col rap vero e proprio iniziando a fare dei piccoli freestyle su delle composizioni create rudimentalmente con dei software da quattro sold». Trappeto, un piccolo paese di circa duemila abitanti potrebbe non sembrare luogo stimolante e propositivo per un giovane che, scoprendo la musica da piccolo si appassiona a tal punto da volerla creare, arrangiare, sperimentare.

«I primi ascolti, tralasciando il grunge, l’hard rock e tutto il metal, che tutt’ora adoro, arrivarono tramite gli A Tribe Called Quest. Da lì ho scoperto J Dilla ed è stato amore a primo ascolto, ha ampliato i miei orizzonti verso altre sonorità. Adesso ascolto un po’ di tutto, principalmente rap, la scena trap americana e francese mi piace molto, ma anche robe più electro, abstract e wonky, come ad esempio tutta la roba di Stones Throw Records partendo da Jonwayne arrivando a Knxwledge. Diciamo che ho un sacco di artisti preferiti senza fossilizzarmi su un genere in particolare». Il 2016 è stato per il giovane Nebbia un anno intenso, che ha registrato anche la vittoria del premio Miglior Beatmakers With Attitude indetto da Rapburger, nota zine d’informazione sul campo rap e hip hop, organizzatrice anche del Campionato nazionale di Beatmaking. Racconta Nebbia: «È stato fantastico, davvero, provengo da un paese di provincia, andare a Milano e vedere tutta quella gente infuocata per i miei beats, è stata un’emozione indescrivibile, tutt’oggi penso a quel 22 Maggio 2016 sicuramente come un’esperienza che non dimenticherò facilmente».

Quando si parla di rap ormai si parla troppo spesso di numeri più che di musica, anche perché con l’accesso del genere in Tv, affondando nel mondo commerciale sono state disintegrate le linee di demarcazione tra l’underground puro ed il mainstream più noto al pubblico. Spiega Nebbia: «Il fatto che abbia raggiunto un pubblico più ampio per me è un bene. Adesso più o meno tutti ascoltano rap e tutti conoscono determinati nomi, ed adesso si potrebbe, grazie a ciò, vivere veramente di musica, underground o commerciale poi a me poco importa, l’importante ci sia meritocrazia. Se un artista spacca, spacca a prescindere dal suo seguito e fortunatamente in Italia si sta iniziando a capire, vediamo gente come Salmo, che si allontana un bel po’ dalle sonorità “commerciali” scalare le classifiche e vincere premi ambitissimi, come dischi e singoli di Platino, questo è un bene».

Ogni musicista che si rispetti, a qualsiasi livello trattiene dei punti di rifermento stimolanti, non idoli ma fuochi sempre vivi da seguire. In questo ultimo periodo Nebbia, sta avendo modo di collaborare con grossi nomi, ricevendo delle grosse proposte che probabilmente potranno cambiare il corso delle cose. Prosegue Antonio: «È uno stimolo continuo. Rappers, artisti che seguo in questo momento sono senz’altro Killasoul, conterranei palermitani: Johnny Marsiglia, Jojo, Luis Dee, tutta la Machete Crew (Nitro, Salmo, Jack The Smoker, Rasty Kilo su tutti), Izi, Sfera Ebbasta, Tedua, Rkomi, Guè Pequeno, Marracash, Luchè, Coco, Madmad, Gemitaiz ed Emis Killa. Ogni artista va seguito bene, e le aspettative non rimangono mai deluse. Non voglio sbilanciarmi ma ci sono delle belle robe in ballo per me adesso. Sto collaborando su tutti con Shablo e Avantguardia, poi con varie persone della scena Rap Italiana, però non vi voglio svelare nulla eheh lo scoprirete man mano che usciranno i lavori. In terra sicula, possiamo dire di essere una famiglia con Veks, con il quale sto collaborando per un Ep, e si pensa già a un disco. Anche con Young Legendz (Kilo, Lugin, Double, Haze) stiamo lavorando ad un sacco di cose e davvero ne sentirete delle belle».

Il lavoro del producer è avvolto dal mistero. L’Mc, ad ogni concerto coinvolge, canta e resta bene in vista a bordo palco davanti al suo pubblico ma il produttore, nel mondo del rap ed hip hop molto spesso non svela il suo volto in modo facile, costruendo in studio o in saletta montagne di beat e grandi sonorità senza che nessuno se ne renda conto. Spiega Nebbia: «La produzione? È come se fosse una band racchiusa nel tuo cervello. Il cosiddetto One man band ecco quello che faccio e che facciamo, assembliamo delle idee e le cerchiamo di scrivere sotto forma di musica sui nostri sequencer, campionatori ecc… Non appena ho un’idea ben stesa in mente accendo il Mac, apro Logic e inizio a creare e cercare di rendere quell’idea viva. Molte volte faccio lo stesso processo senza avere l’idea di partenza ed inizio ad improvvisare qualcosa da quel qualcosa traggo le conclusioni»

Producer di riferimento? Nebbia non ha dubbi. «Big Joe, innovatore di uno stile, per me attualmente il migliore, HLMNSRA, Odeeno, Emshi, Bonbooze, DaryoBass, Shablo, NattyDub, Tony Madonia…Internazionale ne è esistito e ne esisterà solo uno:J Dilla». Logisticamente si sa, noi siciliani, in quanto a musica siamo sempre rimasti un passo indietro e non tanto per la qualità quanto per la posizione geografica, conclude Antonio:«La situazione è ancora così, è paradossale ma è vero, la nostra terra anche se ben ricca di bellezze e meraviglie, offre ben poco, ci vorrebbe, secondo me, un po’ più di coesione e di unità partendo dapprima da Palermo, in questo caso, fino ad espandersi in tutta la Sicilia. A Genova, ragazzi come Izi, Tedua e tutta la Wild Bandana fino a poco tempo fa non erano conosciuti, la loro unione è stata la loro forza è come se fossero una grandissima famiglia ora ed hanno portato Genova alla ribalta, conquistando gran parte del pubblico e della scena Italiana».


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