Nave Iuventa, Cassazione decide sul dissequestro Le tappe dell’indagine a Trapani sulla ong tedesca

«La decisione della Cassazione ci verrà comunicata domani». È di poche parole l’avvocato della ong tedesca Jugend Rettet, Leonardo Marino, in merito a quanto stabilirà la Suprema corte sul sequestro della nave Iuventabloccata nell’agosto scorso a Trapani su disposizione della locale procura. La vicenda nasce da un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dopo alcuni approfondimenti che coprono un periodo di tempo compreso tra settembre 2016 e giugno 2017, partiti dalla denuncia di due dipendenti di una società di sicurezza, la Imi Security Service, imbarcati sulla nave di Save the children.

La Procura della Cassazione ha chiesto ai giudici della prima sezione penale di respingere il ricorso dei legali dell’organizzazione tedesca che chiedevano il dissequestro della nave battente bandiera olandese. Oggi si tiene l’udienza il cui esito sarà reso noto domani. «A seguito della decisione, si terrà una conferenza stampa a Berlino domani alle 9:45». Così comunica con un tweet l’ong Jugend Rettet. Nel frattempo sui vari social network si moltiplicano gli appelli #FreeIuventa per il dissequestro. Arrivano soprattutto da parte delle altre ong, compresa la Proactiva Open Arms, la cui nave è stata dissequestrata nei giorni scorsi su decisione del gip di Ragusa

Le indagini di Trapani partono dalla denuncia di due dipendenti dell’agenzia di sicurezze Imi Security Service, Pietro Gallo e Lucio Montanino, imbarcati sulla nave Vox Hestia di Save the children. Sono loro i primi a segnalare anomalie nelle fasi di soccorso in mare; denunciano che la Iuventa «si avvicinerebbe eccessivamente alle coste libiche durante le operazioni di recupero, fornendo supporto logistico agli scafisti». Altre accuse vengono mosse dal comandante della nave Diciotti della guardia costiera, Gianluca D’Agostino. In una relazione al termine di un servizio di soccorso, scrive che «durante le fasi di recupero dei migranti presenti a bordo di un gommone, la nave Iuventa ha fatto ingresso, mediante i propri Rhibs (gommoni di supporto), nelle acque territoriali libiche a massima velocità». 

A puntare il dito contro la Iuventa è anche Stefano Spinelli, un medico che fa parte della onlus Rainbow for Africa che partecipa alle missioni a bordo della  nave della ong tedesca. Nel maggio del 2017, Spinelli manda una mail alla sala operativa della guardia costiera di Roma in cui «si dissocia formalmente da eventuali condotte poste in essere dagli esponenti della Jugend Rettet, non conformi alle disposizioni impartite dalla Guardia Costiera italiana». Dalle conversazioni intercettate sul suo telefono, emergono elementi utili alle indagini. A questo punto, viene infiltrato un agente dello Sco a bordo della Vox Hestia. È lui che, a partire dal 19 maggio del 2017, racconta e fotografa il recupero da parte degli esponenti della ong Jugend Rettet di tre imbarcazioni utilizzate dai migranti soccorsi, che, una volta vuote, sarebbero state trainate dall’organizzazione tedesca verso le acque libiche, «consentendone – scrive il Tribunale di Trapani – il recupero ad opera di alcuni soggetti che si trovavano già all’altezza di quelle acque».

Per i responsabili della ong tedesca che chiedono che la nave venga dissequestrata, si tratta però di «dichiarazioni contrastanti» e «immagini decontestualizzate». È settembre quando organizzano una conferenza stampa in cui ribattono punto su punto a tutte le accuse. Secondo il portavoce della Ong tedesca, a dare il via alle indagini sono state le dichiarazioni di due operatori «legati a gruppi di estrema destra italiana che hanno riportato informazioni errate ai servizi segreti». Sono loro anche a occuparsi di fare una ricostruzione della cronologia e a sottoporla all’attenzione dei giudici. 


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