Natale 2006: i prezzi alle stelle in Sicilia

Il Natale arriva puntuale come ogni anno e nessuno riesce a sottrarsi al rito più profano che mai della grande abbuffata. E così, ancora una volta, arriva puntuale la maratona gastronomica che si snoderà tra cenone della vigilia e il pranzo di festa il cui risultato, all’alba del 26 dicembre, sarà quello di avere pance satolle di leccornie e portafogli svuotati anche degli euro che erano sopravvissuti – per scelta o per fortuna – al tour de force dei regali.

Perché non c’è ombra di dubbio che la spesa per imbandire la tavola natalizia, anche quest’anno, sarà una stangata che, strano a credersi, peserà di più per i consumatori del Sud rispetto a quelli del Nord. L’esempio più classico arriva dal dolce più natalizio che ci sia: il panettone. In una qualsiasi delle catene distributive del Nord Italia grazie alle strenne del periodo, un panettone da un chilo di buona tradizione costa meno di un euro, lo stesso non capita in Sicilia dove per l’identico dolce non si spendono meno di 2,99. E lo stesso vale per qualunque altro prodotto che servirà ad allietare i palati, più o meno sopraffini, eccezion fatta per frutta, verdura e prodotti da banco per i quali ancora i nostri mercati riescono ad essere competitivi e di buona qualità.

Ma quanto ci costeranno la cena della Vigilia e il pranzo di Natale? Facendo bene i conti non si spenderà meno di 30/35 euro per ogni commensale. Il baccalà, da friggere in croccante doratura e magari accompagnare da un’insalata d’arance e cippoletta, viaggia intorno ai dieci euro al chilo. I carciofi, che non possono mancare dal menù delle feste – siano essi arrosto o ripieni – non costano meno di un euro l’uno. Scacciate e crespelle, che vanno annoverati tra quei “riti” ai quali i siciliani non riescono a rinunciare, costano rispettivamente non meno di 8 e 10 euro al chilo.

L’immancabile frutta secca, che non gusta mai anche se da sola basta a sostituire in calorie un intero pasto, ha prezzi esorbitanti che partono dai 3 euro al chilo delle noci nostrane per finire ai cinquanta dei pistacchi di Bronte, già sgusciati naturalmente. Il tutto dev’essere assaporato degustando del buon vino rosso il cui costo dipenderà dal palato e dalle residue sostanze dei “fortunati” ai quali sarà toccato l’onere dell’imbandimento della tavola.

Stesso discorso merita il pranzo di Natale con il menù che sì arricchisce di carpaccio di salmone (da 25 euro in su), pasticcio di lasagne (5 euro a porzione), tacchinella ripiena (5 euro al chilo), salsiccia (da 4,5 euro al chilo) arrosto o la forno, il falsomagro (10 euro in su) e l’apoteosi che arriva col tronchetto, la cassata, i cannoli e – per chi ce la fa – panettone e spumante.

In più rimane la fatica di cucinare… Così, per chi può permetterselo, continuano a guadagnare punti in graduatoria i pranzi “prêt à manger”. Pietanze gustose ed assortite da ordinare in anticipo, portare a casa, posizionare sulla tavola splendidamente apparecchiata facendo bella figura. Nei menù proposti si spazia dal carpaccio di pesce spada, riso alla zucca, ricotta e pistacchio, pasticcio di lasagne pistacchio e funghi. Per proseguire poi con fagottini di pesce spada con patate al forno, e roast beef con polpettine di verdure. Per finire profiteroles e tronchetto di Natale. Il tutto alla modica cifra di circa 32 euro a persona. Una buona soluzione per pranzare a casa con un menù da grande chef. A quel punto ai padroni di casa resteranno le tasche vuote e i piatti da lavare.

Capodanno richiede maggiore attenzione. Prima spesa: l’intimo rosso. Sono convinto che porti male, ma si continua a comprare a man bassa: altri 15 – 45 euro per i maschietti e da 10 a 600 euro per le femminucce. Aspettare la mezzanotte in un locale è esperienza indimenticabile: per annoiarci mortalmente possiamo spendere uno stipendio e mezzo, senza nemmeno capire il perché. Il menù casalingo si compone invece di: spaghetti con le vongole, pesce al forno antipasti e contorni di conseguenza. Tutto fresco costa intorno ai 250 euro. La versione “proletaria” con pasta al tonno, vitel tonnè, antipasti e contorni vale 150 euro. Per bere, lo spumante è il minimo richiesto. Si può spaziare tra i 5 e i 45 euro a bottiglia. Sempre meno dei 100 – 145 euro a persona per i locali pubblici.

Alternative? La meditazione. Interrotta dai botti: 80 euro e corsa all’ospedale per ustioni: altri 50 euro di cure. Ma è un nuovo anno. Viva il 2007.

Gaetano Bonaventura

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