Musumeci incontra i giovani, ma sono solo 25 Tra figli d’arte, patria, famiglia e «mai con Salvini»

«Attaccamento alla patria». «Riscoperta della cultura cristiana». «Contagio della buona politica». Sono queste le parole che hanno animato il dibattito aperto ai giovani all’interno della kermesse #DiventeràBellissima. La tre giorni guidata dal deputato regionale Nello Musumeci si concluderà questa sera con una conferenza finale «in cui – ha spiegato l’onorevole di centrodestra – faremo il punto della situazione anche in relazione a quello che siamo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni». L’appuntamento odierno, destinato proprio ai giovani, ha però registrato una scarsa partecipazione. Seduti in platea c’erano solo venticinque under 30 per lo più di sesso maschile e provenienti da diverse province. Pochi i catanesi a fronte di una forte adesione di ragazzi della provincia di Messina. «Incontri del genere sono altamente importanti proprio per la disaffezione politica dei giovani. Oggi sono pochi ma magari a partire da domani saranno molti di più», si è giustificato Musumeci. 

E se la fiducia del deputato regionale è forte nei confronti di quella che spesso, durante l’incontro, ha definito «la futura classe dirigente di una terra che speriamo diventi bellissima», l’attaccamento dei suoi giovani sostenitori non è stata da meno. «Metterei la fotografia di Musumeci come immagine del mio profilo Facebook», ha detto Antonio Da Domenico. Il ragazzo – venticinquenne messinese – si occupa di politica universitaria all’interno dell’ateneo che frequenta e precisa: «Ci sono leader più giovani di Musumeci, ma la mia cultura e la mia formazione mi portano lontano dalle ideologie della rottamazione per motivi anagrafici». Il riferimento di Da Domenico va all’indirizzo del premier Matteo Renzi e del leader della Lega Nord Matteo Salvini che «non sono da votare solo perché hanno quarant’anni». E su Salvini aggiunge: «Sarà pure un esponente della destra ma io, che pure sono di destra, non lo voterei mai. Vogliamo per caso dimenticarci in quali termini ha parlato del Meridione in passato?». 

Idea condivisa da Francesco Sicali, venticinquenne etneo figlio dell’ex vicepresidente della provincia di Catania Angelo. «Non tutti i vecchi sono da buttare e non tutti quelli che sono venuti prima di noi hanno sbagliato», attacca Sicali. «Il problema è che la cultura dell’antipolitica ha fatto perdere di vista valori importanti come l’attaccamento alla patria, la famiglia e l’onestà», ha continuato Sicali. Che vorrebbe una politica più diretta, con un linguaggio «giovane per i giovani». Tanto da condire il suo intervento dal palco con tanti hashtag. «Noi siamo qui per formare la versione 2.0 della politica», ha aggiunto in chiusura. E se Musumeci aveva aperto il dibattito parlando di «epoca successiva alla caduta della seconda repubblica», Sicali non ha avuto problemi a ringraziare gli uomini politici che hanno operato in piena seconda repubblica per la propria formazione. «Mio padre è nato nel Movimento socialista italiano, io sono di destra, e anche se i tempi sono ormai diversi porto comunque avanti le sue idee», ha concluso Da Domenico. 

L’attivismo politico è una caratteristica costante dei partecipanti alla conferenza. Come testimonia l’esperienza di Daniele Travisano, ventiquattrenne studente di Economia all’università di Messina e già consigliere della quarta circoscrizione della sua città. «Sono nato nella vecchia Azione Giovani e sento che oggi è il momento giusto per fondare una nuova casa comune alla destra. Musumeci, nonostante l’età, ha un messaggio politico più giovane di quello grillino che oggi va molto di moda», ha raccontato Trevisano. E all’ultimo elogio di un giovane sostenitore che ha definito Musumeci «l’ultimo baluardo della destra», il deputato regionale è intervenuto. «Sono felice di questi ragazzi perché io sono per loro come il seme di una pianta. Magari, considerata la mia età, non avrò la fortuna di vedere la pianta spuntare dal seme ma sarò ugualmente felice di avere contribuito alla nascita di ciascuna di esse», ha concluso Musumeci, visibilmente commosso. 


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