Musumeci: “Il centro-destra siciliano sta facendo di tutto per perdere le elezioni”

“Il centrodestra siciliano sta facendo di tutto per perdere le prossime elezioni regionali. Bisogna dargliene atto”. E’ un’analisi impietosa quella tratteggiata da Nello Musumeci sulla situazione politica politica nell’Isola:  dalla disfatta delle amministrative palermitane, al fallimento del governo Lombardo, al “tatticismo più logoro, ancora di moda tra i partiti, sempre più lontani dalla gente”, fino all’appoggio al governo Monti che “speriamo se ne vada al più presto. Come è nel suo stile,  non le manda a dire.  E non gli mancano certo le parole, se è vero, che, come disse di lui l’ex amico, Gianfranco Fini, “è sempre una fatica parlare dopo Nello”.

Esponente storico della destra siciliana, da sempre autonomista e contrario al centralismo politico romano, Musumeci lascia nel 2005 il partito di Fini (allora An), per dare vita ad Alleanza Siciliana che nel 2007 aderisce al movimento di Francesco Storace, La Destra. Catanese, di Militello, secondo i sondaggi Ekma e Datamedia -è tra i politici siciliani più apprezzati, grazie ad un consenso consolidato e trasversale. Presidente della Provincia etnea dal 1994 al 2003, deputato europeo per tre legislature, sottosegretario al lavoro nel governo Berlusconi, attualmente è consigliere comunale a Catania (il più votato nel 2008 in città). Il suo nome circola tra quelli dei possibili candidati alla Presidenza della Regione per il post-Lombardo. Nel 2006, in effetti, era già sceso in campo, ma quelli erano i tempi in cui la Sicilia sceglieva Cuffaro e la sua armata. Musumeci, comunque, su una sua possibile candidatura,  tira il freno.

E’ vero che sta facendo un pensierino a Palazzo d’Orleans?

Cominciamo col dire che disapprovo le auto-candidature, da qualunque parte arrivino. Ho rispetto per i nomi che circolano in questo momento, ma non è questo il modo di fare politica.  La gente è stanca di tatticismi e auto-celebrazioni. Quello che serve è discontinuità. Che non è un fatto di nomi, ma di metodo. E, al momento, davvero, siamo in alto mare. Per quanto riguarda le voci su una mia possibile candidatura, le dico subito che le ho lette sulla stampa. La verità è che me lo hanno chiesto tantissime persone e la cosa non può che farmi piacere. Ma non c’è nulla di concreto. Nel senso che, sarei disposto a ragionare su un progetto che abbia una sua logica politica, una logica di coalizione, basato su un serio progetto di rilancio dell’Autonomia e della Sicilia. Invece, il problema è che vedo solo confusione intorno a me.

Insomma il centrodestra siciliano è allo sfacelo. Pensa che questo schieramento possa ricompattarsi?

Dai tempi in cui era una vera e propria coalizione, è passata un’era geologica e, nulla potrà più essere come prima. Quello che serve oggi è ridare ordine alla geografia politica. La gente è disorientata, non si capisce più cosa rappresentino i partiti e di quali valori si fanno portavoce.

Ci faccia un eesmpio di questa confusione nella geografia politica…

Sono saltati tutti gli schemi: Pd e Fli insieme al governo, ad esempio. Cosa hanno  in comune questi due partiti? Cosa li ha portati a stare insieme se non la brama di potere? Il risultato di queste avventure è che la gente si allontana sempre più dalla politica. Per inciso, le persone sono stanche della ‘mala-politica’, non di quella vera di cui rivendico il valore etico e morale.

Cosa farebbe lei per dipanare questa matassa?

Bisognerebbe sedersi intorno ad un tavolo e parlare di progetti, programmi e dei valori a cui ispirarsi. Bisognerebbe, come ho detto, tornare a fare della buona politica. Invece sta succedendo il contrario.  Il centrodestra siciliano sta facendo di tutto per perdere le prossime regionali. Bisogna dargliene atto. Sta facendo di tutto per favorire il centrosinistra.

In che senso?

A pochi mesi dalla presentazione delle liste per le regionali non c’è un tavolo comune dei partiti di centrodestra. Si recita a soggetto. Non si sa se si faranno le primarie, se saranno di coalizione, quando si celebreranno e chi dovrà scrivere le regole. Tutto in aria. Un atteggiamento da folli. Mentre mi risulta , ad esempio, che Rosario Crocetta, sia già in giro per la Sicilia per lanciare la sua candidatura. Continuando così si prepara un’altra batosta.

Come quella delle amministrative a Palermo?

Come quella o peggio.

Qual è stato l’errore della coalizione (Pdl, Grande Sud, Udc, la Destra) alle comunali del capoluogo siciliano?

Tra l’inaffidabilità dei partiti e la credibilità di una persona come Leoluca Orlando, la gente ha scelto quest’ultima. Il centrodestra deve capire che è tempo di cambiare metodo, il Pdl in primis e, forse si potrà tornare a ragionare.

Che ci dice dell’Udc? Pensa che davvero finirà tra le braccia del Pd?

Non vedo quali vantaggi possa trarre l’Udc da una alleanza col Pd. Penso che i centristi non la faranno. Probabilmente, il loro è solo tatticismo: fingono di avvicinarsi ad una parte per alzare il prezzo con l’altra.

Invece di Fli si dice che potrebbe avere problemi a superare lo soglia di sbarramento del 5% alle prossime regionali…

Non mi occupo dei problemi di casa altrui. Si facciano un’esame di coscienza, loro come gli altri.

Come giudica l’esperienza del governo Lombardo?

Era partito con una buona spinta riformista che ha perso per strada. Lo stesso vale per le battaglie per l’Autonomia. Le speranze si sono infrante fragorosamente.

Lei pensa che il governatore si dimetterà veramente a fine luglio?

Penso di si. Lombardo è troppo intelligente per non capire che l’accanimento sarebbe deleterio per lui e per tutta la Sicilia, che già è messa male.  Il suo errore è stato quello di non dimettersi prima e mi riferisco alle vicende politiche:  doveva ridare la parola agli elettori quando ha portato al governo i  partiti che avevano perso le elezioni. Solo così poteva dare forza all’operazione trasformista che ha messo in atto.

Da Palermo a Roma: come vede il governo Monti?

Monti? Prima se ne va e meglio sarà per tutti. Ma questo governo non è altro che la prova dell’incapacità della politica di gestire i meccanismi dell’economia e di governare il Paese. La foglia di fico che copre i peccati di una classe politica di farisei. Da mandare a casa per sempre, a Roma come a Palermo. Per questo, ribadisco, è necessario un ritorno alla politica vera, quella fatta di progetti, programmi e valori. A Roma e in Sicilia. Questo vale innanzitutto per il centrodestra che dovrebbe immediatamente sedersi intorno ad un tavolo, dire addio ai vecchi metodi, al tatticismo logoro, ai personalismi. Se no dicano chiaramente che si vuole consegnare la Regione alla sinistra.

 


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