Musumeci a Pontida trasforma i fischi in applausi «Senza Sud, il Nord non andrà da nessuna parte»

La prima volta di un presidente della Regione siciliana sul palco di
Pontida scatta poco dopo le 11.30. L’arruolamento di Nello Musumeci nella Lega di Matteo Salvini si sublima in una domenica di luglio. E si realizza con un intervento coraggioso – che trasforma i fischi in applausi – nella festa che fino a pochi anni fa era l’esaltazione dell’orgoglio padano, e indirizzava al Sud la stessa considerazione e gli stessi insulti che oggi si concentrano sui migranti e sull’Europa. «Nord e Sud abbiamo vocazioni diverse, interessi diversi – scandisce dal palco Musumeci – ma senza il Nord, il Sud sarà sempre più isolato, e senza il Sud, il Nord non andrà da nessuna parte». In termini di consenso del «popolo di Pontida» è il punto più basso del discorso del presidente siciliano: piovono fischi. Un boccone troppo indigesto per chi è rimasto al «prima la Padania» piuttosto che alla nuova formula «prima gli italiani». 

Ma Musumeci non si ferma, a differenza di quanto aveva fatto poco prima di lui il suo collega del Molise, pure lui bersagliato dai fischi. «È il sistema Italia che deve andare avanti, e
mentre noi ci dividiamo tra Nord e Sud i padrini dell’Europa si dividono il continente». Applausi. Il riferimento a Bruxelles è tema caldo, e rientra ormai nel pantheon dei nuovi nemici della Lega. Al punto che, qualche decina di minuti prima del governatore, la delegazione al Parlamento europeo tuonava contro «i massoni di Bruxelles» e contro «l’Unione sovietica europea». 

Toni lontani dal climax ascendente del presidente siciliano che impasta di
richiami alla patria unita la parte finale del suo discorso. «È questa grande diversità tra Nord e Sud che fa dell’Italia una grande nazione, un grande valore, il mio impegno è che il Sud va riscattato, perché serve anche al Nord». Per poi raccontare della sua visita al sacrario dei caduti della prima guerra mondiale, dove, dice, «ho trovato tanti nomi meridionali – Salvatore, Nicolò, Gennaro – che cento anni fa spegnevano la giovinezza sulle aspre alture del Carso, o sulle sponde insanguinate del Piave e dell’Isonzo. Non si chiedevano se stessero difendendo i confini della Padania, per loro quello era territorio sacro al quale offrivano la loro vita». Lo spirito nazionalista e la proverbiale retorica di Musumeci sembrano fare breccia anche tra la gente di Pontida. Si sentono solo applausi. 

Sul palco, insieme a lui, il drappello siciliano è formato da
Fabio Cantarella, assessore al Comune di Catania, i parlamentari Alessandro Pagano e Carmelo Lo Monte, insieme al siciliano d’adozione Stefano Candiani, il senatore veneto inviato come commissario del partito in Sicilia. Spicca l’assenza di Angelo Attaguile, primo coordinatore di Noi con Salvini in Sicilia.

È la prima volta che un presidente siciliano parla a Pontida,
lo speaker lo chiama «l’amico Musumeci». Lui ricambia. «Sono legittimamente onorato di esserci – dice il governatore – non soltanto perché conosco il galateo e quando si riceve un invito si ha il dovere di accettare, ma ci sono anche per piacere oltre che per dovere. La Lega è uno dei soggetti protagonisti del centrodestra in Italia da 25 anni, uno dei soci fondatori, ed è stato tra i primi partiti a sostenere la mia candidatura, prima che lo decidessero gli altri. Sono contento davvero di avere la Lega nella coalizione di governo in Sicilia – aggiunge – sono convinto che in politica l’alleanza è sempre un valore per chi ci crede, per chi non ci crede l’alleanza è un male necessario».

Ci sono quasi tutti i presidenti delle regioni dove governa il centrodestra: dalla Valle d’Aosta al Molise. Ma in Sicilia non ci sono assessori leghisti, l’unico deputato regionale è il palermitano dal  lungo curriculum politico Tony Rizzotto. Nell’Isola, in realtà, in questo momento il rappresentante più autorevole di Noi con Salvini sembra proprio Musumeci, che porta avanti il progetto di trasformare il suo movimento,
DiventeràBellissima, in un alleato stabile della Lega. Primo obiettivo: candidare suoi uomini nelle fila del Carroccio alle elezioni europee del prossimo anno.

Non tarda ad arrivare l’attacco dei Cinque stelle:  «Musumeci – attacca la capogruppo all’Ars Valentina Zafarana – dica chiaramente ai suoi elettori da che parte vuole stare, invece di sostare nel limbo dell’ambiguità. Sta con Forza Italia? Con la Lega? O con due piedi in una scarpa, visto che l’accozzaglia travestita da coalizione di Governo, con cui ha vinto le elezioni in Sicilia, si è sfaldata da tempo e non esiste più?». Mentre Giancarlo Cancelleri fa notare che «coerenza vorrebbe che Forza Italia uscisse dal governo della Regione, ma ormai è fin troppo evidente che Micciché e soci preferiscono fare i raccattapalle di Musumeci».


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