Musica in mezzo al mare

Pensare, operare, creare lontani dalla terraferma, fortemente influenzati dal contesto geografico nel quale si vive: gli isolani e le tematiche legate alla loro condizione sociale e culturale hanno suscitato la curiosità di un cantautore e ricercatore musicale, Carlo Muratori, che ha pensato di approfondire l’argomento, curando la rassegna.

“Da tempo volevo indagare l’insularità – ci dice Carlo Muratori – ossia il modo di pensare, di scrivere, di fare musica proprio di chi vive in mezzo al mare. Esplorare le emozioni di chi a volte si pone con un atteggiamento di chiusura, di isolamento ma che sa anche dimostrarsi accogliente a disponibile.”

Nelle vesti di direttore artistico ha coinvolto tre grandi isole del Mediterraneo: La sua Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Già in passato aveva collaborato con musicisti sardi (e spagnoli) durante le Orestiadi di Gibellina per rappresentare la Pasqua con canti popolari. Assai più rara, invece la collaborazione con i “colleghi” corsi.

“Ho scelto di iniziare con queste tre isole – continua Carlo Muratori – perché presentano tre situazioni famose dal punto di vista musicale e quindi facilmente riconoscibili anche da chi si è avvicinato a questo genere da poco”.

Le isole in questione sono figlie di culture e tradizioni diverse ma tutte accomunate da un sentimento di spigolosità, di passionalità che si riflette anche nella musica.

Il repertorio di “Insulae” si muove su due versanti: uno “al singolare”, di natura intima e nostalgica che ha come tema la sfera privata dell’uomo: il lavoro, la famiglia, gli affetti (in gergo questi canti vengono chiamati “dalla culla alla bara” perché raccontano le tappe più significative della vita di un uomo). L’ altro versante è quello “al plurale”, quello delle canzoni che la gente canta durante le feste (a Carnevale, ad esempio), nelle quali si evince l’aspetto autoironico degli isolani perché spesso ridono delle difficoltà che attraversano. In entrambi i casi si tratta di canti che “scavano l’anima”.

I musicisti sardi, siciliani e corsi propongono un genere musicale popolare ma al tempo stesso d’autore e soprattutto, ci tiene a sottolineare il direttore artistico, contemporaneo.

Dal punto di vista vocale la Corsica e la Sardegna vantano una tradizione polifonica (la tecnica di mettere insieme più voci con lo stesso accordo) mentre la Sicilia privilegia il canto ad una voce.

Per ciò che riguarda le sonorità i musicisti siciliani adoperano maggiormente il fischietto a il tamburo, facendo dell’esperienza percussiva il loro pezzo forte. I Sardi trovano nella uneddas, una sorta di zampogna molto particolare e nell’organetto, il “nonno” della fisarmonica, la musicalità che li contraddistingue. Per gli artisti corsi non c’è strumento più efficace della voce per esprimere in musica le proprie emozioni.

Dopo il concerto di ieri di Matilde Politi, artista siciliana, di Palermo, che porta avanti una ricerca sulla musica tradizionale del Mediterraneo, e l’esibizione dei Cjami Aghjales, complesso di musica tradizionale polifonica corsa con all’attivo ben 9 album stasera alle 21.30 sarà la volta proprio di Carlo Muratori, cantautore siracusano e studioso di tradizioni popolari. La sua ricerca si muove su due fronti: il riarrangiamento di musica popolare e la composizione di nuova musica d’autore. Infine chiude la rassegna alle 22.30 l’esibizione di Franca Masu, artista sarda, di Alghero, l’esponente internazionale più famosa della cultura e della tradizione catalana. In un mix di falk, jazz e nuevo tango la Masu vuole sottolineare la sua doppia identità: quella italiana da un lato, quella catalana dall’altro.

Il direttore artistico, dopo aver incontrato la fiducia delle istituzioni si augura di ottenere un buon riscontro da parte del pubblico: “L ‘Amministrazione del Comune di Gravina si è dimostrata sensibile a questa realtà e c’è la possibilità che ogni anno venga riproposta questa rassegna con l’obiettivo di approfondire non solo l’aspetto musicale, ma anche poetico, architettonico, culturale in genere, di un’isola.


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