Vive ad Acireale ed è nato e cresciuto in una famiglia di musicisti e cantanti. Ma è quando in casa sua entra una delle prime fotocamere in commercio che scopre un'altra sua grande passione: la fotografia. «Volevo fare una cosa diversa per i giovani», racconta. E oggi va in onda la seconda puntata
Muscolino, il boss dei prediciottesimi che va in tv «Brutta idea di Catania? La danno i film di mafia»
Tra un rimbalzo e l’altro di cinguettii di complimenti e critiche che ha fatto guadagnare al programma il terzo posto sul podio di Twitter e l’1,4 per cento di ascolti, si può dire che Il boss dei prediciottesimi abbia fatto il botto. Il format, in onda su La5, racconta l’usanza più o meno recente dei giovani catanesi che, in procinto di varcare la soglia della maggiore età, vogliono immortalare la fresca giovinezza. Vedersi in televisione – stasera la seconda puntata – per il fotografo Gianni Muscolino non è stata una novità, cresciuto tra videocamere e monitor sparsi per casa. Certo, il logo Mediaset ha esercitato comunque un fascino e un’emozione nel 39enne catanese che non si aspettava questa improvvisa popolarità e che ancora la vive come un’esperienza astratta, che non ha ancora «fatto sua».
Ma chi è il personaggio catanese del momento? Muscolino vive ad Acireale e ha un diploma al liceo scientifico. Cresciuto in una famiglia di musicisti e cantanti, entra ben presto nel mondo dei matrimoni e dei compleanni, lavorando come showman, musicista, animatore, presentatore. «In una sola persona racchiudo una marea di cose – racconta lui, intervistato da MeridioNews – ci vorrebbe troppo tempo per spiegarle tutte». Quando Gianni aveva circa sette anni il padre decide di acquistare una delle prime fotocamere in commercio, da cui il figlio resta subito affascinato. «La prendevo di nascosto per filmare i gattini e la casa, rischiavo anche qualche sculacciata, ma ne valeva la pena». Ed è questa la passione che ha continuato a portare avanti, pur non credendo nei corsi di fotografia: «Sono uno spreco di soldi e di tempo, perché su internet ormai c’è tutto quello che serve per approcciarsi a un nuovo interesse, si può attingere a informazioni da tutto il mondo».
Avvicinandosi sempre di più al mondo dei matrimoni il 39enne ha notato quanto fossero spropositate le cifre che i fotografi chiedevano per un servizio. «Ho cominciato a paparazzare gli invitati mentre ballavano e mangiavano e proiettavo le loro foto sui monitor. Si divertivano un sacco per questa novità, di cui invece si infastidivano i fotografi ufficiali, che mi invitavano a cambiare mestiere, a volte anche in modo minaccioso». Ma questo lo ha spinto ancora di più ad accettare la sfida e nasce così l’idea del prediciottesimo. «Volevo fare qualcosa in più, un servizio che mi desse l’opportunità di creare una cosa diversa». Come far trascorrere ai quasi maggiorenni una giornata speciale, a base di risate e set fotografici. E così ha conquistato definitivamente i suoi giovani clienti. «Ho venduto la persona prima ancora che il prodotto. Avevo già la loro fiducia e ho proposto qualcosa che potesse rendere il loro giorno diverso da tutti gli altri».
Un’idea che lo ha portato dritto nella squadra de Il boss dei prediciottesimi. «Tutto è cominciato nell’aprile del 2013, quando ho pubblicato sulla mia pagina il video di Arianna. In una notte ha scatenato un caos assurdo, c’erano critiche, commenti, attacchi, difese. Ho pensato di avere preso un virus nel pc». Ma al fotografo catanese dispiaceva per la ragazza, tanto da trascorrere la notte sul web a rispondere a ogni commento. «Conosco il mondo di internet – dice – e so che dietro ci sono un sacco di frustrati, mi dispiaceva per la ragazzina di appena 18 anni attaccata in quel modo». Quel video è come una bomba lanciata nel mondo mediatico, ne parlano subito telegiornali e trasmissioni tv. Gianni viene perfino invitato a parlarne a La vita in diretta, nel salotto televisivo di Mara Venier. «A luglio mi hanno chiamato anche Le Iene e di questo intervento si è parlato parecchio. In due giorni mi sono arrivate telefonate, mail, inviti alla tv e in radio».
A novembre 2014, dopo altre apparizioni in tv, si è materializzata l’idea di farne il programma che, a una settimana dalla messa in onda della prima puntata, ha avuto tanti commenti e critiche. C’è chi definisce il prediciottesimo «una zaurdata che regala una delle immagini peggiori della città». Ma lui si difende: «L’immagine peggiore di Catania per me la danno Squadra antimafia e tutti quei film sull’argomento girati in Sicilia. Il programma è confezionato in modo tale da far passare immagini positive della città e delle cose più belle che abbiamo». Quando la prima puntata è stata trasmessa in tv Gianni era in aereo e ha potuto vederla solo online. Era solo davanti al computer. Ma è stato sommerso subito da una pioggia di messaggi, chiamate e richieste di amicizia sui social. «Dal programma qualcosa è cambiato, sabato e domenica la gente mi ha fermato chiedendomi foto e facendomi domande e complimenti, anche se il fatto che il fenomeno sia continuamente sotto attacco mi fa sentire diffidente dai commenti pseudo-positivi di chi sorride in modo poco convincente».
Al programma hanno partecipato sei ragazzi con storie diverse. «I protagonisti delle puntate sono di estrazione sociale e cultura diverse, dalla famiglia più popolare alla ragazza che ha tutti nove in pagella, per far capire che Catania è una città ricca di gente, dove non ti stanchi». Gianni avverte, «ci sarà da divertirsi», ma non mancheranno romanticismo e qualche lacrima. Le richieste di lavoro, comunque, restano in equilibrio tra chi teme di chiedere un preventivo – i prezzi, chiarisce, «sono più accessibili di quello che si pensi» – e chi si lascia andare ad ogni desiderio. «La maggior parte dei clienti li conquisto soprattutto con i miei spettacoli, la tv non ha influito fino ad oggi, poi chi lo sa». «Sto raggiungendo i 40 anni e non avrò per sempre le energie che ho oggi, per questo vorrei trasmettere la mia passione a ragazzi più giovani», annuncia il boss. Gli aspiranti fotografi potranno contattarlo sulla sua pagina Facebook. «Ormai siamo tutti collegati, è quello l’ufficio virtuale migliore dove incontrarmi».