Muos, un eco-mostro americano a Niscemi «Pericolo di morte fino a 140 chilometri»

Tre mega antenne dal diametro di 18 metri l’una, talmente potenti da essere virtualmente letali in un raggio di 140 chilometri, sono in corso di costruzione da parte dell’esercito degli Stati Uniti in una riserva naturale a Niscemi. Faranno parte, insieme a due torri radio alte 149 metri del Muos – Mobile User Objective System, nuovo sistema di comunicazione che consentirà ai militari a stelle e strisce di trasferire informazioni in tempi dieci volte più rapidi degli attuali, in tutto il mondo. A denunciare il pericolo Antonio Mazzeo, giornalista ed attivista antimilitarista, che dal 2005 ha raccolto in un dossier le informazioni sull’opera Usa. Ora il dossier è diventato un libro dal titolo Un eco Muostro a Niscemi, presentato venerdì 1 giugno agli studenti della facoltà di Scienze politiche di Catania. Nel volume si ricostruiscono le tappe che porteranno all’attivazione del Muos all’interno della riserva naturale Sugherata, zona indicata dalla regione Sicilia nel 2009 pur trattandosi di un sito d’importanza comunitaria (Sic) e si mette nero su bianco una sconcertante previsione: «L’esposizione alle emissioni elettromagnetiche del Muos può uccidere in meno di sei minuti. Pensate se queste antenne venissero puntate per errore verso le città vicine», dice Mazzeo a CTzen, riferendosi a uno studio dell’americana Analytical graphics, Inc.

Per la realizzazione del Muos gli Usa hanno già pagato oltre sei miliardi di dollari alla multinazionale Lockheed Martin, ma nella cittadina in provincia di Caltanissetta ci sarà solo il pericolo per la salute, e nessun vantaggio economico: «I dieci milioni di euro di opere pubbliche da realizzare con i soldi degli Usa sono andati a una ditta a cui è stato revocato il certificato antimafia, la Calcestruzzi Piazza Srl. Oltre al danno, la beffa», sostiene Mazzeo.

Anche grazie al suo lavoro di informazione sono sorti fin dal 2009 comitati No-Muos in tutta la Sicilia orientale, un movimento di protesta che cresce sempre più, soprattutto sul web. A marzo un esposto con l’ipotesi di disastro ambientale è stato presentato alla procura della repubblica di Caltanissetta dal comune di Niscemi, dall’associazione Italia Nostra e dai cittadini dei comitati, chiedendo il sequestro dell’opera, già in una fase molto avanzata di costruzione. «Per fortuna l’attivazione del Muos non è prevista prima del 2015 – spiega Antonio Mazzeo – anche perché in quel territorio c’è una base Usa costruita nel 1991, che è già fonte di emissioni elettromagnetiche superiori ai limiti di legge, come rilevato dal Politecnico di Torino». Con il Muos, impianto globale che si compone di cinque satelliti e quattro stazioni terrestri – oltre a Niscemi, le altre tre si trovano in zone poco abitate di Hawaii, Virginia e Australia – «la situazione peggiorerà enormemente, ponendoci anche in grave pericolo dal punto di vista militare», ragiona Mazzeo.

Oltre alla pericolosità delle onde, lo studio dell’ Analytical graphics, Inc. consultato da Mazzeo per il suo dossier rileva la totale incompatibilità dell’opera con una zona abitata e i «gravi pericoli al traffico aereo, fortemente disturbato dalle emissioni», una circostanza che ha pesato nel 2007 sull’individuazione di un sito alternativo alla base di Sigonella, inizialmente indicata come sede del Muos, e che oggi ospita il sistema Nato di sorveglianza della superficie terrestre (Ags) che comanda i cosiddetti droni , aerei armati senza pilota. Sigonella che, insieme all’aeroporto di Catania Fontanarossa, si trova comunque all’interno dei 140 chilometri di raggio di influenza delle antenne del Muos. «Ma ancora più grave è che nei pressi di Niscemi c’è l’aeroporto civile di Comiso. Il governo di Raffaele Lombardo ha avuto la possibilità di negare all’esercito americano l’autorizzazione alla costruzione dell’opera, che avverrà senza nessuna ratifica di trattati internazionali, come prevederebbe invece l’articolo 80 della Costituzione», spiega Mazzeo.

Il Muos è infatti un sistema di comunicazione di esclusiva proprietà dell’esercito degli Stati uniti, al di fuori dei trattati Nato, e per Mazzeo «probabilmente viola anche l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra come mezzo di offesa: servirà all’esercito Usa nelle guerre in tutto il mondo, non solo negli interventi stabiliti dalla Nato». I comitati No-Muos intanto vanno avanti nella propria opera di sensibilizzazione, che avrà una importante tappa oggi, 4 giugno, con il passaggio della Carovana antimafie di Libera proprio nel territorio di Niscemi. «Quella della carovana antimafia è un importante segnale di attenzione sul problema del Muos – afferma Mazzeo – Purtroppo non c’è più spazio per ricorsi amministrativi alla sua realizzazione, si deve solo portare il tema davanti all’opinione pubblica, in modo che se ne discuta in Parlamento». Un compito, quello della comunicazione sui pericoli per la salute del Muos, che subisce però anche i primi tentativi di delegittimazione. Racconta Mazzeo: «A Niscemi il figlio di Vincenzo Piazza, il proprietario della ditta a cui sono affidati i lavori di urbanizzazione per l’opera che – secondo quanto scritto dal giornalista Giovanni Tizian – avrebbe rapporti diretti con il boss Giancarlo Giugno, caso di cui si sta occupando la Dda di Caltanissetta  ha minacciato di bruciarsi vivo in piazza proprio il giorno delle elezioni. Sostenendo che “la campagna antimafia gli ha tolto le commesse”. E adesso l’opinione pubblica tentenna, perché s’è presentato come un onesto imprenditore in difficoltà». Ma le manifestazioni continuano numerose, come quella di 50 giovani coppie che hanno dichiarato di rifiutare di sposarsi se il Muos non verrà bloccato. «Si tratta di una dichiarazione solo apparentemente simbolica, ma che ha il valore della protesta contro i missili nucleari a Comiso degli anni ’80: con un pericolo come quello del Muos costruire una famiglia, fare dei figli a Niscemi potrebbe davvero diventare impossibile» conclude Mazzeo.

 

[Foto di Marion Doss]

Leandro Perrotta

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