L'associazione Rita Atria fa il punto sul procedimento che parte il 20 maggio e che vede imputate sette persone per reati ambientali. Accusa che non viene intaccata dalla recente sentenza del Cga. Mentre la vicepresidente precisa: «Forse qualcuno ci crede troppo istituzionali, ma noi seguiamo la nostra via»
Muos, tra una settimana inizia il processo penale Furnari: «Una parte del movimento era scettica»
Venerdì prossimo, 20 maggio, è una data importante per il futuro del Muos. Davanti al giudice monocratico di Caltagirone si apre il processo che vede imputate sette persone accusate di reati ambientali per la costruzione dell’impianto satellitare degli Usa. A portarli in tribunale è stata la Procura guidata da Giuseppe Verzera, anche su input delle denunce dell’associazione antimafie Rita Atria.
Le parabole della base statunitense di Niscemi ricadono in parte all’interno della Sughereta, sito d’interesse comunitario, in particolare nella zona A, dove vige il divieto di inedificabilità assoluta. È questa la tesi che porta avanti la Procura e che stamattina a Catania in conferenza stampa hanno spiegato la vicepresidente dell’associazione, Nadia Furnari, e il legale Goffredo D’Antona. Un incontro con la stampa per chiarire su cosa verterà il processo penale e come si è arrivati a questa importante tappa.
«La Cassazione, confermando il sequestro del Muos – ha spiegato l’avvocato – ha detto che c’è stato un macroscopico errore nel dare il via libera al progetto, proprio perché nella Sughereta non si può costruire». Un assunto che, secondo il legale dell’associazione riconosciuta come parte offesa, reggerà nonostante la recente sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che ha sostanzialmente affermato la legittimità delle concessioni date dalla Regione Sicilia per realizzare l’impianto. «Sono due cose diverse – continua D’Antona – un atto può essere legittimo dal punto di vista amministrativo, ma non lecito penalmente. In ogni caso abbiamo anche depositato memorie per la disapplicazione dell’atto amministrativo».
L’associazione ha presentato anche la lista dei testi da sentire e tra questi compaiono gli ultimi due presidenti della Regione: Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta. Se il giudice darà l’ok, i politici dovranno presentarsi in aula. «Dovranno spiegare come mai hanno rilasciato queste autorizzazioni», precisa il legale.
La battaglia nelle aule di giustizia dell’associazione Rita Atria va avanti ormai da due anni. «Per noi – spiega Nadia Furnari – è normale, anche se una parte del movimento No Muos era scettica. C’è chi non crede nelle istituzioni e pensa che questo tipo di lotta non porta da nessuna parte. Forse ci credono troppo istituzionali, ma noi seguiamo la nostra via e vedo che qualcuno si sta convincendo. Bisogna essere uniti nel metodo e noi siamo a supporto del movimento, non per forza dobbiamo volerci bene. Il Muos – aggiunge – non riguarda solo Niscemi ma il mondo intero».
Una nota polemica da cui però ripartire per allargare lo sguardo. «Non vogliamo fermarci alle parabole – sottolinea la vicepresidente dell’associazione – stiamo valutando nel complesso tutto quello che sta avvenendo in merito alla militarizzazione della Sicilia. Certi problemi non si possono solo gridare e non si può restare superficiali. Stiamo studiando – conclude – per poi rendere conto nelle sedi opportune, politiche e istituzionali, a cominciare dal Parlamento, di determinate decisioni».
Intanto domenica a Niscemi è in programma il corteo di protesta organizzato dal coordinamento regionale dei comitati No Muos.