Oggi la Corte ha chiesto l'integrazione di un documento e si è riservata di decidere. Novità potrebbero arrivare a partire da oggi, comunque entro la fine dell'estate. A febbraio il tribunale amministrativo si era pronunciato negativamente. Una scelta su cui si basò anche il sequestro penale
Muos, sentenza del Cga entro settembre Il Tar aveva dichiarato i lavori abusivi
Entro settembre il Consiglio di giustizia amministrativa deciderà sul Muos. Oggi l’udienza a Palermo è stata solo una tappa non definitiva. Il 13 febbraio il Tar, accogliendo i ricorsi del Movimento No Muos e di Legambiente, ha dichiarato abusivi i lavori per la costruzione dell’impianto militare di telecomunicazioni nella base Usa di Niscemi. Circa un mese dopo il ministero della Difesa italiano ha presentato ricorso, ricordando, oltre a motivi di carattere tecnico, come, nel caso in cui la sentenza diventasse esecutiva, sarebbe la Regione Sicilia a pagare il conto.
Stamattina attivisti da Niscemi e da altri comitati sono arrivati a Palermo in autobus, in attesa della decisione del Cga. Ma non hanno potuto prendere parte all’udienza, tenuti fuori dalla Digos perché troppo numerosi per accedere. Hanno presenziato invece i legali del movimento. «La corte ha solo chiesto l’integrazione di un documento che non riusciva a trovare – spiega l’avvocato Nello Papandrea – che riguardava il procedimento per la Vinca, la valutazione d’incidenza». Quindi i giudici si sono ritirati per decidere. La sentenza potrebbe essere depositata entro settembre, a partire da oggi.
La decisione in primo grado del Tar ha segnato un momento storico nella lunga vicenda della contrapposizione al Muos. Nelle sedici pagine della sentenza, vengono smontati i presupposti su cui si è basata la realizzazione dell’impianto satellitare. Lavori dichiarati «abusivi» perché privi delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche e «viziati da difetto di istruttoria». Quindi sono analizzate le revoche delle autorizzazioni decise dal governo Crocetta nel marzo del 2013. Secondo il Tar questi provvedimenti non potevano essere considerati una revoca, bensì annullamenti d’ufficio. Una differenza sostanziale, perché la revoca non ha effetto retroattivo e «lascia fermi gli effetti già prodotti, evitando che se ne producano di ulteriori», mentre l’annullamento fa decadere tutti gli atti fino a quel momento emanati, con conseguente nuovo inizio dell’iter autorizzativo. I giudici amministrativi indirettamente parlano anche dei rischi per la salute a causa delle onde elettromagnetiche. Affermano – sulla base delle relazioni del perito Marcello D’Amore, ingegnere e docente all’università La Sapienza di Roma – che «lo studio dell’Istituto superiore di sanità si è basato su procedure di calcolo semplificate che non forniscono accettabili indicazioni nell’ottica del caso peggiore». Di conseguenza, il provvedimento della Regione Sicilia – la cosiddetta revoca delle revoche basata proprio sulla relazione dell’Iss – che ha sostanzialmente dato il via libera all’ultimazione del Muos, «è contrassegnata da contraddittorietà fra atti, erroneità dei presupposti e difetto di motivazione».
Il ministero della Difesa, oltre ad appellarsi nel merito, ha chiesto di sospendere immediatamente le conseguenze della sentenza che, se venisse confermata anche dal Cga, potrebbe portare anche alla distruzione delle parabole. Ma il Cga, il 17 aprile, ha bocciato questa richiesta. Ricordando che il Muos è attualmente sotto sequestro. La procura di Caltagirone ha infatti chiesto e ottenuto di apporre i sigilli all’impianto. Dove i lavori continuano a essere bloccati.