Il Tribunale ha accolto la richiesta di alcuni imprenditori imputati nel processo sulla realizzazione dell'impianto satellitare Usa. Secondo l'accusa sarebbe stato costruito senza le dovute autorizzazioni e in una zona di inedificabilità assoluta
Muos, quattro saranno giudicati con rito abbreviato Sentenza sull’abusivismo del sito attesa a febbraio
Quattro imputati verranno giudicati con il rito abbreviato, gli altri tre continueranno col rito ordinario. È la novità di oggi del processo penale, in corso a Caltagirone da un anno e mezzo, sulla realizzazione del Muos di Niscemi, il sistema militare di telecomunicazione satellitare degli Stati Uniti, lungamente contestato da migliaia di attivisti e cittadini negli scorsi anni.
La richiesta di quattro imputati al Tribunale monocratico è stata quindi accolta. Saranno giudicati con l’abbreviato l’ex dirigente dell’assessorato regionale Territorio e ambiente Giovanni Arnone, che ha firmato le due autorizzazioni del giugno del 2011 che hanno dato il via alla realizzazione dell’impianto satellitare statunitense; Mauro Gemmo, il presidente della Gemmo Spa, società vincitrice dell’appalto; e i titolari di due imprese che hanno lavorato in subappalto: Concetta Valenti della Calcestruzzi Piazza Srl, e Carmelo Puglisi, della Pb Costruzioni.
Proseguiranno col rito ordinario, ma davanti a un altro giudice, Adriana Parisi, responsabile della Lageco, società che, insieme alla Gemmo, ha costituito l’Associazione temporanea di impresa Team Muos Niscemi; il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi e l’imprenditrice Maria Rita Condorello della Cr Impianti srl. La prossima udienza è stata fissata, per entrambi i procedimenti, per il 7 febbraio 2018. La sentenza è attesa per il 23 febbraio.
Dal procedimento, per decisione del Tribunale monocratico di Caltagirone, è uscita la Regione Siciliana che era stata citata come responsabile civile da una una delle 11 parti civili, il Comune di Niscemi. Dal fascicolo è stata stralciata la posizione di un cittadino statunitense, non un militare, ma un civile, Mark Gelsinger, nei confronti del quale procede l’autorità giudiziaria statunitense.
Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore capo Giuseppe Verzera l’impianto sarebbe stato realizzato «senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa» e i lavori per il Muoso sono stati effettuati «in zona di inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario». La vicenda del Muos, prima di approdare nelle aule della giustizia ordinaria, è passata al vaglio di quella amministrativa: infatti, il Tar prima e il Cga dopo – con una sentenza che ha ribaltato quella di primo grado – si sono pronunciati sulla legittimità delle autorizzazioni che avevano consentito il montaggio delle tre antenne satellitare. Giudizio, quello del Consiglio di giustizia amministrativa, che è stato ampiamente criticato dai legali del movimento No Muos, specialmente per quanto riguarda la valenza data alle misurazioni delle emissioni dell’impianto. Test che sarebbero stati effettuati basandosi su dati progettuali forniti dall’ambasciata statunitense e senza un adeguato grado di controllo da parte di terzi.