Una battaglia a suon di note ufficiali che si contraddicono l’un l’altra. Con un solo punto fermo: l’udienza dell’8 luglio davanti al Cga. A tenere banco in questi giorni è ancora una polemica che riguarda il Muos di Niscemi. L’impianto militare Usa che è stato installato in provincia di Caltanissetta e che il Tar, con un pronunciamento datato 13 febbraio, ha bloccato. Il ministero della Difesa, però, attraverso l‘avvocatura dello Stato, chiede l’annullamento della sentenza del tribunale amministrativo regionale. Tra i documenti agli atti del processo ci sono anche delle rilevazioni effettuate dall’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Ed è proprio questa perizia il nocciolo di una questione che ha al centro la loro assenza. In altri termini: l’Arpa avrebbe inviato i risultati delle sue analisi a tutte le parti in causa nel procedimento. Ma il Comune di Niscemi e i suoi consulenti sostengono di non averli mai ricevuti.
«La questione è rimasta aperta», spiega Massimo Coraddu, fisico e membro del pool di tecnici ingaggiati dal Comune di Niscemi per analizzare l’impatto delle antenne Muos sull’area in cui sono installate. «Il 15 aprile c’era un’udienza. L’avvocatura di Stato ha depositato i rilievi effettuati da Arpa Sicilia l’11 aprile. I nostri avvocati sono venuti a saperlo il 12 e noi siamo entrati in possesso delle perizie il 14. Abbiamo avuto un giorno per fare le nostre analisi e rispondere in aula», racconta l’esperto. La risposta, però, nonostante quella che viene definita una «evidente violazione dei diritti di difesa», è arrivata: «I test dell’ArpaS sono stati effettuati in condizioni difformi da quanto previsto dalla normativa», si legge in una nota diffusa dai consulenti.
Gli esami dell’agenzia regionale sarebbero stati condotti «in assenza del necessario modello previsionale delle emissioni, esplicitamente richiesto dalla normativa, che non è mai stato fornito dalla US Navy». «Questo significa – puntualizza Massimo Coraddu – che i tecnici Arpa Sicilia non avevano strumenti per verificare che i punti scelti per fare le misurazioni fossero quelli giusti. Un certo tipo di esami non lo puoi fare solo basandoti sull’esperienza». A questo elemento, Coraddu ne aggiunge altri due: «Hanno fatto i test basandosi su una potenza massima di 200 watt, ma la potenza massima prevista per il Muos è di 1600 watt. Senza considerare che hanno fatto i conti considerando un’inclinazione molto più alta rispetto all’orizzonte di quella che avranno le antenne in funzione». «In ogni caso – dice Coraddu – È assurdo e scandaloso che noi di questi esami siamo stati tenuti all’oscuro. Da chiunque sia arrivata l’omissione, se dal Comune o dall’Arpa, è un dato inaccettabile».
Il Comune di Niscemi, però, respinge ogni accusa: «Abbiamo accertato che mai nessuna posta certificata ci è stata inviata quest’anno dall’Arpa Sicilia riguardante le misurazioni dei campi elettromagnetici in prossimità della base della Marina militare americana», afferma l’assessore all’Ambiente, il niscemese Massimiliano Ficicchia. Che annuncia una diffida nei confronti dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. La replica dell’Arpa non si fa attendere: «Non è vero che noi non abbiamo mandato nessun dato», risponde il direttore generale regionale, Francesco Licata Di Baucina. «Abbiamo le notifiche dell’avvenuto invio tramite pec del messaggio. Questa storia dell’assenza di comunicazione è palesemente una falsità», arringa.
E sul merito delle rilevazioni continua: «I nostri test sono stati effettuati nei luoghi che sono stati identificati come i più sensibili. Inoltre, anche a voler triplicare i valori del campo elettromagnetico che abbiamo misurato, quelli sarebbero comunque rimasti all’interno dei limiti consentiti dalla legge». «Ma per arrivare da 200 watt a 1600 watt non bisogna triplicare, bisogna moltiplicare per otto», risponde Coraddu. Intanto, comunque, la questione rimane aperta. E a Niscemi continuano gli esami degli esperti chiamati dal Comune per valutare l’impatto dell’elettromagnetismo sull’ambiente. «Stiamo conducendo un esperimento di biologia per verificare gli effetti delle emissioni – conclude il fisico sardo – Vengono coltivate delle cellule umane in zone in cui c’è irraggiamento e in zone in cui l’irraggiamento non c’è. Con le stesse identiche condizioni di base, vogliamo verificare se ci sono conseguenze». I risultati di questo ulteriore test dovrebbero arrivare entro i primi mesi del 2016.
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