Muos, oggi il lancio del terzo satellite Usa Gli attivisti: «Noi fermi, in attesa del Tar»

Il lancio è previsto alle 19.44 da Cape Canaveral, in Florida, con un razzo Atlas V della multinazionale americana degli armamenti Lockheed Martin. All’interno il terzo satellite dell’impianto globale di comunicazione dell’esercito degli Stati Uniti, chiamato Muos-3, come la missione stessa. La messa in orbita renderà potenzialmente operative le tre grandi antenne paraboliche installate a Niscemi. Dove il fronte No Muos attende da mesi l’esito delle numerose vicende giudiziarie avviate con le denunce degli attivisti. Si tratta di cinque ricorsi al tribunale amministrativo regionale che contestano la legittimità delle autorizzazioni per la costruzione del Muos, di due denunce per abuso edilizio alla procure di Caltagirone fatte dall’associazione Rita Atria e, sempre avviate dall’associazione antimafia, di una querela per falso in atto pubblico nei confronti del dirigente della Regione siciliana Gaetano Gullo alla procura di Palermo, e di una analoga nei confronti del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano a Roma. Un ultimo ricorso, infine, è stato presentato alla Commissione europea per via della modifica dell’area della riserva Sughereta dove sorge la base militare Usa, che è un Sic, sito naturalistico di importanza comunitaria. 

«Ancora in attesa di giudizio continuano i lavori per far funzionare il Muos, come se i tribunali non contassero nulla. Speriamo che l’attesa porti a notizie positive», afferma Fabio D’Alessandro del comitato No Muos di Niscemi. La decisione del Tar, in patticolare, «la vediamo come a una possibile legittimazione le nostre azioni di portesta, perché questo ti fa spiegare meglio tutto alle persone. L’azione, dal salire sull’antenna al fare manifestazioni, al momento forse non verrebbe compresa. L’ultima manifestazione è stata quella della Befana No Muos il 6 gennaio, ma per ora siamo fermi in attesa», spiega l’attivista.

«Le antenne del Muos sorgono in un’area con habitat di interesse prioritario, ovvero la più importante dell’intera riserva Sughereta, dove sorgevano piante rare», spiega Alfonso Albanelli, niscemese che lavora per la Regione Emilia Romagna come funzionario dell’assessorato all’Ambiente. «Mi occupo di inquinamento acustico ed elettromagnetico, e ho raccolto materiale per più di un anno. La mia relazione è stata consegnata ad ottobre, ma vista la complessità delle 60 pagine inviate attendere quattro o cinque mesi può essere normale», conclude Albanelli.

«Tutto fermo, siamo in attesa che il giudice si pronunci su una nuova richiesta di archiviazione della querela nei confronti di Gullo a Palermo. Una richiesta della procura che è stata già rigettata una volta dal Gip», spiega Goffredo D’Antona, avvocato dell’associazione antimafie Rita Atria, i cui altri procedimenti avviati – le due denunce per abuso edilizio a Caltagirone e la querela per abuso di ufficio nei confronti del sottosegretario Alfano -, sono ancora fermi alle fasi preliminari di indagine. Per Nello Papandrea, l’avvocato che segue per i comitati i cinque ricorsi avviati al Tar di Palermo invece «l’attesa non ha nessun significato particolare, né positivo né negativo. Anche se l’attesa, dal 25 novembre, comincia a farsi snervante», spiega il legale. I ricorsi si basano tutti sulla constatazione di «un utilizzo distorto della norma sull’ordinamento militare si possono realizzare in aree protette senza autorizzazioni del Parlamento solo opere del ministero non solo quelle del governo americano. Il Parlamento stesso ha discusso della questione – prosegue Papandrea -, ma non si è pronunciato sulla incostituzionalità. Questo dimostra come non ci sia volontà politica rispetto a questa cosa, e puntare sulla tutela ambientale è l’unica strada».

Una strada che sembra comunque tracciata verso un esito positivo: a dare ragione alle motivazioni dei ricorrenti No Muos vi è infatti la relazione di un tecnico nominato dal Tar, Marcello D’Amore dell’Università di Roma La Sapienza. «D’Amore fino all’ultimo ha continuato a dire che gli studi fatti dal principio non erano attendibili, e che anche l’Istituto superiore di sanità mancava di alcuni dati che erano necessari per dare risposte verificabili. Dall’altro lato – prosegue Papandrea – anche lui aveva portato nuovi elementi di preoccupazione andandosi ad aggiungere una fonte di inquinamento a una zona già compromessa a causa del petrolchimico di Gela. Questo senza considerare che l’Iss non è in condizione di verificare gli effetti delle onde elettromagnetiche sugli apparecchi elettromedicali come i pacemaker, come emerso da una inchiesta della trasmissione Report. A questo si aggiunge che l’Enav, l’ente per l’aviazione civile, non si è mai pronunciato preventivamente sulle interferenze su eventuali voli di elicotteri e altri mezzi, limitandosi a dire che ci sono potenziali problemi di intereferenza con 12 voli di linea», spiega Papandrea. Che introduce, infine, anche un altro potenziale problema. «Come osservato sempre da D’Amore, senza conoscere ulteriori dati sul funzionamento del Muos non sarà possibile probabilmente nemmeno fare delle rilevazioni attendibili sul campo elettromagnetico», conclude. 


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