Stamane in contrada Ulmo, gli attivisti del comitato contro la mega antenna satellitare hanno bloccato un camion che, accompagnato da soldati americani e polizia, era diretto alla base americana. «Probabilmente conteneva materiale per l'impianto», racconta Fabio D'Alessandro. Intanto a Niscemi cresce la preoccupazione, dopo la notizia del mancato ricevimento da parte del governo Usa di un messo delle Regione, incaricato di notificare l'avviso di revoca dei permessi per la costruzione, disposta da Crocetta il 5 febbraio
Muos, fermati operai scortati da militari Usa Sale la tensione: «Forzatura inaccettabile»
Tensione alle stelle stamani al presidio No Muos in contrada Ulmo a Niscemi. Dopo la notizia di ieri della mancata consegna a Sigonella dell’avviso di revoca delle autorizzazioni regionali per i lavori di costruzione dell’impianto satellitare statunitense, intorno alle 9 di stamattina un camion, accompagnato da mezzi militari, ha tentato di accedere alla base dal cancello principale. «Non sappiamo cosa trasportava, ma riteniamo si tratti di materiale per la costruzione delle antenne. Anche se non possiamo esserne sicuri», spiega l’attivista Fabio D’Alessandro, avvisato dai compagni presenti ai blocchi.
«Al presidio è arrivata notizia che da Niscemi fossero passati due camion, ma alla fine ne è arrivato solo uno». Gli attivisti ai blocchi sono riusciti a far tornare indietro il convoglio, nonostante il successivo arrivo sul posto della polizia, che è intervenuta per scortare l’ingresso dei mezzi alla base. «Gli agenti pretendevano di farli passare perché con il camion c’erano anche i militari americani», spiega D’Alessandro. Una «forzatura inaccettabile» per il comitato dei No Muos, che si è più volte espresso spiegando che avrebbe permesso l’accesso in contrada Sughereta «solo ai militari per il cambio turno, ma mai ai lavoratori, quindi abbiamo deciso di non far passare nessuno». «Non cediamo a questi mezzucci», garantiscono gli attivisti.
Fermati ai blocchi No Muos, i mezzi sono tornati indietro e «non hanno tentato di entrare alla base neppure dagli altri due cancelli aperti», presidiati da alcuni attivisti. «Adesso la situazione è tranquilla», racconta D’Alessandro, ma al presidio permanente «la tensione è risalita». A causa di quello che il comitato definisce un «tentativo di forzatura» legato, secondo loro, ad una vicenda che sta prendendo sempre più i contorni di un incidente diplomatico tra Regione siciliana e il governo degli Stati Uniti. Ieri, infatti, Pasquale Calamia, collaboratore dellassessorato regionale alla Salute, su disposizione dellassessore Mariella Lo Bello, avrebbe dovuto recapitare l’avviso di revoca delle autorizzazione ai rappresentanti Usa, che hanno un distaccamento allinterno della base di Sigonella. Ma il messo è rimasto fuori e non è stato ricevuto. «Prima rifiutano la notifica, poi tentano di forzare i blocchi. Stanno provando a far cedere i nostri nervi», attacca D’Alessandro.
Intanto, in contrada Ulmo, cresce la tensione per l’evolversi della vicenda. Ieri sera, fonti di agenzia rendevano noto che alcuni collaboratori del console generale Usa Donald L. Moore avrebbero contattato telefonicamente Rosario Crocetta, che il 5 febbraio ha disposto l’inizio dell’iter per lo stop ai lavori. «Siamo molto preoccupati per l’incontro tra il console e il presidente della Regione – afferma D’Alessandro – conosciamo i metodi di persuasione americani e Wikileaks ci ha già spiegato come hanno fatto cambiare idea all’ex governatore Raffaele Lombardo. Aspettiamo di capire se da Palazzo D’Orleans riusciranno a fare pervenire la notifica anche con altri mezzi».
[Foto di No Muos su Facebook]